Con 47 voti su 48, Antonio Sansone è stato rieletto al vertice della Fim Piemonte, al termine del decimo congresso che si è tenuto nei giorni 6 e 7 aprile, nella sala convegni dell’Engim Artigianelli, in corso Palestro, a Torino. Sansone sarà affiancato in segreteria regionale da Vito Bianchino della federazione Fim di Torino-Canavese e Tino Camerano di quella di Alessandria-Asti. A scandire l’assise congressuale della Fim piemontese lo slogan “Tracce di futuro: lavoro, sviluppo, welfare nella società 4.0”. Ad ascoltare la relazione del segretario generale uscente, Antonio Sansone, erano presenti in sala il segretario generale Cisl Piemonte, Alessio Ferraris, che ha chiuso con il suo intervento i lavori della prima giornata di congresso e i quattro segretari generali delle Cisl territoriali Domenico Lo Bianco, Luca Caretti, Sergio Didier e Massimiliano Campana. Oltre a tutti i segretari territoriali delle Fim hanno partecipato, tra gli altri, i segretari regionali Cisl, Marcello Maggio, Bruna Tomasi Cont, Gianni Baratta e Sergio Melis, e vecchie conoscenze fimmine e cisline come Tom Dealessandri e Gianfranco Zabaldano. Per la segreteria nazionale era presente Ferdinando Uliano.
Nella sua relazione multimediale e interattiva, con il contributo video e dal vivo di esperti, il segretario regionale Fim ha toccato i principali aspetti delle innovazioni industriali presenti e future, con particolare riferimento alle eccellenze della manifattura piemontese e alle nuove competenze dei lavoratori. “In industria 4.0 – ha detto Sansone che guida una federazione di 18.300 iscritti – occorre analizzare con impegno quali competenze nuove si formano, quali si arricchiscono e quali rischiano di scomparire, con sperimentazioni aziendali da portare nel prossimo contratto nazionale. A questo scopo occorre attrezzare la Commissione politiche del lavoro: per raccogliere e analizzare i dati riguardanti le competenze richieste sul territorio e favorire in tal modo la coerenza dei percorsi di riqualificazione professionale e le politiche attive”.
Per Sansone: “La crisi è finita, bisogna ripartire; allargando la torta del lavoro, dello sviluppo e del welfare e creando la figura del Sindacalista aumentato, in grado di partecipare alla costruzione della torta di lavoro, sviluppo e welfare e poi alla sua ripartizione. Ognuno riparta dal posto in cui è collocato per costruire reti che aumentino l’efficacia della nostra azione”. Secondo il segretario della Fim regionale per essere “attrattiva” la confederalità – che contempla le tre parole chiave tutela, solidarietà e responsabilità – “va praticata anche in categoria, provando a dare corpo al valore e alla dimensione associativa, fondativa della Cisl. Una pratica che, entrando in relazione con il mondo delle associazioni, consente di vivere e migliorare la vocazione associativa, offrendo valore e interesse a chi si avvicina alla Fim”. Sansone ha ribadito, infine che “tutti i vantaggi collegati al processo di industria 4.0, in termini di miglioramento della produttività, di aumento della capacità competitiva di miglioramento dei risultati economici, rischiano di essere vanificati se non sono parte di un ecosistema che realizza la società 4.0. Una realtà nella quale industria, pubblica amministrazione, sistema dell’istruzione e della ricerca, infrastrutture e burocrazia, facciano la loro parte”.
Per il segretario generale della Cisl Piemonte, Alessio Ferraris: “Il mondo del lavoro non è, come ci dicono, parte della società, è la società. Non contribuiamo a costruire il Prodotto interno lordo, lo facciamo noi lavorando. I lavoratori non sono parte di una nazione, sono la nazione. Credo che l’azione confederale serva a far rinascere ‘questa coscienza di classe’ che vogliono cancellare, questa consapevolezza della forza che avremmo se fossimo tutti più informati. Lasciatemi sfatare anche qualche mito. Il sindacato, e in particolare la Cisl, è tutto meno che morto! L’anno scorso abbiamo iscritto alla nostra organizzazione più di 800mila nuove persone, di cui 50mila in Piemonte. E nella Cisl ci sono anche i giovani. Lo dicono i dati associativi. Non dobbiamo mollare, quindi, la presa sulle questioni etiche e organizzative. E se vogliamo dare forza al territorio, anche sul tema delle risorse, dobbiamo fare una lotta politica interna per farle arrivare davvero dove servono. Finché resta un po’ di emozione e le nostre opere sono conseguenti alle parole che esprimiamo, io penso che ci sia un po’ più di speranza e dì fiducia in quello che facciamo e, in generale, nel futuro”.
Ha concluso i lavori del congresso della Fim Piemonte il segretario nazionale Fim, Ferdinando Uliano: “Siamo di fronte a un cambiamento epocale del sistema industriale – ha sottolineato Uliano – e la Fim da un paio d’anni sta ponendo al centro del dibattito politico e anche nel confronto con le imprese il tema della quarta rivoluzione industriale. Un argomento che ci interroga rispetto agli strumenti che dobbiamo mettere in campo per difendere e tutelare meglio i lavoratori. Nel contratto nazionale un pezzo di questo percorso lo abbiamo fatto. Non è un caso che abbiamo tradotto il diritto alla formazione di ogni lavoratore, non è un caso che abbiamo introdotto per la prima volta in un contratto nazionale il tema della partecipazione nelle aziende con più di 1.500 dipendenti perché questa sarà l’industria che noi dovremo ridisegnare. Un’industria che dovrà vedere al centro i lavoratori e il sindacato. Un processo difficile perché abbiamo un quadro imprenditoriale molto attardato e un sistema politico e istituzionale che non stanno mettendo in campo strumenti di aiuto soprattutto alle piccole imprese per entrare in questa nuova dimensione che sconvolgerà inevitabilmente i processi e i prodotti e il sistema complessivo del modo di lavorare. Però, è una sfida che noi dobbiamo cogliere fino in fondo, perché ne va del futuro dell’occupazione e dell’industria. Se non si affronta questa sfida, traducendola anche in nuovi diritti e nuove tutele per i lavoratori, il rischio è di raccogliere solo i cocci. E come conseguenze avremo una nuova crisi, una nuova ondata di disoccupazione che rischierà di tradursi in meno tutele sociali ed economiche per i nostri lavoratori e per il Paese”.
Rocco Zagaria