“Scusa Italia”: il docufilm di Giovanni Panozzo prodotto da Fai Cisl al Consiglio generale della federazione di Cuneo

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“Scusa Italia”: il docufilm di Giovanni Panozzo prodotto da Fai Cisl al Consiglio generale della federazione di Cuneo

Al Castahotel di Castagnito (Cuneo) si è svolto giovedì 28 il Consiglio generale della Fai Cisl Cuneo, alla presenza dei segretari territoriale, regionale e nazionale Fai Cisl, Antonio Bastardi, Franco Ferria, Onofrio Rota, dei segretari territoriale e regionale Cisl, Enrico Solavagione e Luca Caretti, il segretario generale Fnp, Matteo Galleano e il presidente di Terra Viva e vicepresidente Cnel, Claudio Risso. Durante i lavori è stato tramesso il docufilm “Scusa Italia” di Giovanni Panozzo, presente in sala e autore anche delle musiche. Prodotto da Fai-Cisl, Agrilavoro e Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche, il film dura 62 minuti e racconta in cinque episodi diverse storie di lavoro come riscatto sociale, rigenerazione urbana e ambientale, affermazione della legalità.

“Il film – ha raccontato il regista Giovanni Panozzo  – nasce da un viaggio tra due estremi del Paese, Palermo e Lecco, che ha portato una potatura dell’ulivo in memoria di Paolo Borsellino da Via d’Amelio fino a una scuola di Lecco, dove è stata piantata. Il viaggio rappresenta l’occasione per incontrare persone e comunità che vogliono migliorare il nostro Paese attraverso relazioni generative, con il loro impegno contro la mentalità mafiosa, con il pentimento da una vita di malaffari, oppure cercando di riemergere dal baratro della schiavitù, come quella in cui sono caduti alcuni migranti incontrati nei ghetti del foggiano. Persone – ha spiegato Panozzo – che nel rivelare il loro contributo al tanto celebrato made in Italy, nel chiederci aiuto per migliorare la loro situazione di invisibili, antepongono sempre la frase: ‘scusa Italia’. Questa frase, detta da chi è costretto ad una vita invisibile e calpestata, provoca in noi interrogativi ancora più profondi, ed è stata l’idea del titolo, perché esprime il concetto che la responsabilità civile parte sempre da un riconoscimento dei propri limiti. Ma il sorriso e la gratitudine che traspaiono comunque da queste storie – conclude – sono un grande segno di speranza per tutti noi”.

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