In data 27 marzo le categorie regionali di FP CGIL, CISL FP, FISASCAT CISL, UILFPL, UILTuCS, si sono incontrate, a seguito della nostra comunicazione del 25 marzo, con l’Assessore alla Sanità Icardi, il dott.Aimar, il Dott. Tesio ed il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 in Piemonte dott. Coccolo, per denunciare, in particolare, le inadeguate condizioni di sicurezza in cui operano le lavoratrici e i lavoratori in servizio presso le Strutture Socio Sanitarie e socio Assistenziali Piemontesi, e per confrontarci nel merito delle ultime Delibere Regionali emanate sulle RSA e sul personale che vi opera.
Abbiamo rappresentato le nostre perplessità scaturite dalla scelta della Regione Piemonte, come da DGR 14_1150 del 20 marzo, di disporre dell’utilizzo di posti letto all’interno delle RSA, allo scopo di ridurre la pressione sulle strutture pubbliche, per inserire tra gli altri, anche pazienti positivi al COVID 19. A tal proposito abbiamo chiarito e convenuto quanto segue:
- per la presa in carico in RSA di pazienti provenienti dagli ospedali, occorre che essi vengano sottoposti a test diagnostici che accertino la negatività al contagio da COVID 19
- la presa in carico di pazienti COVID positivi, con sintomatologia lieve può avvenire esclusivamente in strutture ad essi dedicate (strutture di nuova costruzione presenti sul territorio piemontese e non ancora utilizzate) e con operatori sanitari specifici.
Abbiamo evidenziato alla Regione che l’aumento esponenziale dei contagi e dei decessi che avvengono nelle RSA, nonostante i provvedimenti adottati dalle stesse di chiusura alle visite esterne già dal 5 Marzo, possono in parte essere ricondotti a positivi asintomatici che sono all’interno delle strutture stesse, per questa ragione abbiamo chiesto con forza che vengano effettuati test diagnostici a tappeto sia sui pazienti che sugli operatori sanitari, al fine di adottare le più opportune misure per limitare i contagi.
Su questo la Regione ci ha comunicato di avere pronti circa 200 test sierologici, da abbinare a tamponi, e di avere intenzione di avviare gli esami a partire dai prossimi giorni, prevedendo di poter aumentare considerevolmente i numeri già dalla prossima settimana (circa 3500 test a settimana)
In merito alla problematica di inserimento di personale in assenza di qualifica all’interno delle RSA, a fronte di un possibile esodo verso la sanità pubblica da parte di OSS, o per carenze dovute a malattia o quarantena o isolamento domiciliare, abbiamo espresso l’esigenza di trovare, pur nell’emergenza, soluzioni che siano in grado di garantire le maggiori capacità assistenziali possibili ( assistenti domiciliari, personale frequentante corsi da oss, personale qualificato attualmente in quiescenza).
Il confronto ci ha visto convergere su soluzioni che il più possibile rispondano ai criteri da noi elencati.
Rimangono ancora distanze invece, sulla nostra forte contrarietà alla riduzione dei minutaggi assistenziali a favore di quelli infermieristici.
Abbiamo rilevato con forza che i casi di patologia derivante da COVID19 o postacuzie, sono per loro natura di carattere sanitario e per tanto devono essere a carico della sanità, non si può in alcun modo ridurre minutaggi di assistenza a favore di un utenza che paga una retta per aver riconosciuto uno standard assistenziale di livello. Questa è una operazione che non può essere a costo zero per la sanità.
Abbiamo affrontato il tema dei DPI chiedendo che, anche nel terzo settore la disponibilità e l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuali sia in linea con quello a disposizione negli ospedali, soprattutto nella gestione dei casi di contagio. Abbiamo riferito che ancora oggi, nelle RSA, spesso non si seguono i protocolli sanitari previsti in caso di presenza di positivi, come isolamento e messa in quarantena, e che ancora oggi in alcune strutture si viola ai decreti nazionali sull’impossibilità di ingresso di figure estranee alla stessa struttura.
In taluni casi la Regione ci invita a fare le denunce direttamente al SISP delle ASL territorialmente competenti, che hanno il compito di profilare il rischio. Abbiamo inoltre chiesto la possibilità di prorogare alle scadenze gli appalti i sia pubblici che privati, sino alla fine dell’emergenza Covid 19. Le criticità che potrebbero emergere in termini di eventuali esuberi e di possibili licenziamenti e relativi contenziosi sarebbe difficile da gestire in un’emergenza come quella che stiamo vivendo.
Su questo aspetto, ci hanno risposto che le norme lo prevedono, e di attivarci con le stazioni appaltanti. Ci siamo lasciati con l’impegno di proseguire il confronto al fine di uno scambio più celere delle informazioni e della ricerca di soluzioni il più possibile condivise.
FP CGIL CISL FP CISL FISASCAT UIL FPL UIL TUCS
PALUMBO TRIPODI MONTAGNINI CONCONI GAMBALE