Formazione, prevenzione ed ‘antenne’ più forti per combattere le discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro

Attualità
Rete Pari Opportunità Cisl Piemonte sala Formazione, prevenzione ed ‘antenne’ più forti per combattere le discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro

Da sei anni lavoro per una azienda, per cinque anni ho avuto contratti di collaborazione, fino a quando ho avuto un contratto con il Jobs Act con agevolazioni per l’azienda. I miei rapporti con i titolari sono sempre stati ottimi, non ho mai avuto problemi ed ero una risorsa fondamentale. Capii come è fatto l’inferno quando comunicai la mia gravidanza. Da quel momento tutti i giorni,  insulti, minacce,  gravi attacchi di panico e stipendi non pagati. Sono assistita da un legale, ma, anche non rientrassi in azienda, so benissimo che sarò licenziata non appena terminato il periodo di maternità. Tutto questo per aver avuto il legittimo desiderio di avere un figlio, per aver commesso il ‘reato’ di voler diventare mamma”.

housing Giulia Torino giardino

L’incontro è stato ospitato dalla struttura torinese “Housing Giulia”

Parole che pesano come macigni, vicende che, in Paese civile come il nostro, non dovrebbero verificarsi, ed invece sono all’ordine del giorno. Anche per non dover più ascoltare queste storie è necessario diventare “antenne” all’interno dei luoghi di lavoro, per intercettare segnali e prevenire il peggio, affinchè si possa parlare di un Paese civile, degno di questo nome.
E’ questa la direzione emersa con chiarezza dall’incontro del 22 giugno promosso dalle responsabili Pari Opportunità della Cisl Piemonte insieme a Cgil e Uil, dal titolo “Una rete di prevenzione contro le discriminazioni di genere in ambito lavorativo”, un momento operativo a cui hanno preso parte numerose sindacaliste, delegate e operatrici arrivate da tutto il Piemonte per analizzare il problema e condividere idee ed esperienze; il tutto all’interno della struttura Housing Giulia“, luogo d’incontro per eccellenza in quanto residenza temporanea aperta a persone in difficoltà, a studenti e turisti.

I punti su cui lavorare sono ben chiari ed messi in evidenza dal sottotitolo dell’iniziativa, ovvero eliminare le differenze salariali, combattere le molestie sui luoghi di lavoro e garantire salute e sicurezza, non da soli, ma INSIEME, donne e uomini, perché non si tratta di problemi confinabili all’interno di un “recinto” avendo pesanti ripercussioni sulle nostre famiglie e su tutta la società. Lo spiega Bruna Tomasi Cont, componente della Segreteria Cisl Piemonte: “La giornata di oggi è un punto di inizio molto importante, poiché ci consente di gettare le basi di un percorso che vogliamo intraprendere coinvolgendo tutti i soggetti del mondo del lavoro, ad ogni livello, puntando a valorizzare competenze e sensibilità diverse. Quando parliamo di ostacoli che limitano l’accesso alle opportunità, perché dipendono dal fatto di essere donna o uomo,  di avere o meno una disabilità, essere italiano o straniero, oppure quando la violenza, fisica e psicologica, limita la libertà dell’altro distruggendone la dignità, diciamo che gli strumenti sanzionatori ci sono, ma non sono sufficienti, dobbiamo intervenire a monte“.

Bruna Tomasi Cont Cisl Piemonte Intervista

Bruna Tomasi Cont, Segretaria Cisl Piemonte, ai microfoni del Tg Rai regionale

“Ecco perché – precisa la sindacalista- ci piace parlare di ‘antenne’ nei luoghi di lavoro, rappresentate dalla nostra fitta rete di delegate, delegati ed attivisti che intendiamo supportare attraverso percorsi formativi finalizzati ad acquisire nuove competenze ed una maggiore sensibilità su queste tematiche. Non abbiamo certo la presunzione di stravolgere le cose in breve tempo, ma provando a fare piccoli passi, giorno dopo giorno, per andare a scardinare determinati atteggiamenti culturali che stanno alla base di molti dei nostri problemi”.

Un punto di partenza c’è già, il recentissimo Accordo regionale sottoscritto il 19 giugno 2017 da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria a contrasto delle molestie e violenze sui luoghi di lavoro, documento che recepisce la direttiva europea su queste materie, e che si vorrebbe sottoscrivere ed estendere a cascata anche a livello territoriale, in tutte le province piemontesi; tra i punti principali dell’accordo va segnalato l’impegno per avviare azioni di monitoraggio sull’attuazione dello stesso all’interno delle aziende. C’è poi tutta la partita del secondo livello di contrattazione, quella aziendale o territoriale, dov’è possibile andare ad incidere su questi aspetti attraverso l’introduzione di regole ad hoc.

Non va dimenticata un’altra leva importante, specie se parliamo di sensibilizzazione ed educazione al rispetto al fine di fermare determinati atteggiamenti ancor prima di radicarsi: la scuola e, in particolare, l’alternanza scuola-lavoro che permette a ragazze e ragazzi di avvicinarsi al mondo del lavoro attraverso l’esperienza diretta in aziende, enti ed associazioni, come avviene da diverso tempo anche all’interno delle nostre strutture sindacali. “Un’occasione preziosissima, che non dobbiamo lasciarci sfuggire“, rimarcano le sindacaliste. C’è anche chi ricorda un episodio emblematico ed allarmante: “Tempo fa, in un incontro tra sindacato e scuola, una studentessa mi chiese…non capisco il motivo per cui una donna che decide di fare un figlio abbia diritto a mantenere il posto di lavoro…”.
La strada è lunga, la carne al fuoco tanta, e l’incontro è stato anche un’occasione per iniziare ad approfondire temi molto complessi e delicati, grazie al supporto di esperti.

Cosa si intende per differenze salariali? E’ possibile che uomini e donne abbiano trattamenti diversi?

E’ utile fare chiarezza su un punto spesso affrontato da molte ricerche e dai media, ma che può generare fraintendimenti.
Come prima cosa va chiarito che i livelli delle retribuzioni, a seconda dei vari settori, sono fissati dai vari Contratti Collettivi Nazionali, quindi a livello normativo e contrattuale non è tecnicamente possibile che una lavoratrice, a parità di inquadramento e mansione, abbia una paga base oraria e quindi una busta paga inferiore a quella del suo collega.
Da cosa dipende allora questa “forbice”? Dipende da una serie di altri fattori, che si intrecciano a loro volta con questioni sociali molto più ampie: sono quasi sempre le lavoratrici a ricorre al part-time, a usufruire di permessi perché il lavoro di cura di figli e genitori anziani è tutto sulle proprie spalle, il che determina questo ‘gap’ in busta paga, un vero e proprio cortocircuito che frena salari e carriere; inoltre molte donne si trovano costrette ad abbandonare il lavoro a seguito della maternità  (una sui cinque dopo la nascita del primo figlio) quando, nel peggiore dei casi, non vengono licenziate.
Nonostante la legge che tutela dalle discriminazioni di genere  fin dal 1970, le differenze salariali e soprattutto nel reddito complessivo di uomini e donne continuano ad esserci, per i motivi elencati sopra: si stima che nel nostro Paese le retribuzioni delle lavoratrici siano più basse, in media, del 7%, percentuale che aumenta notevolmente se parliamo di pensioni (le donne sono sono più soggette alla povertà anche in vecchiaia, con un tasso del 16% circa per gli uomini e del 21% per le donne).

Infografica su stipendi donne e uomini

L’infografica realizzata dal quotidiano “La Stampa”

La distanza retributiva uomo-donna schizza addirittura al 30% se facciamo riferimento a determinate figure professionali che non sono tutelate da contratti nazionali, è il caso del mondo del lavoro autonomo  in cui esiste da sempre una vera e propria “giungla” a discapito delle professioniste, dove le tutele, come la maternità, sono nettamente inferiori al lavoro dipendente. Altre criticità vengono rilevate nel mondo del lavoro atipico in cui si annidano ricatti ed un precariato che, complice la crisi, ha provocato e sta provocando pesanti squilibri.
Ogni anno sarebbero poi addirittura due i mesi di lavoro “extra” non retribuito a carico delle donne, come indica l’infografica a fianco.
Se poi aggiungiamo le reali possibilità di accesso alle opportunità di lavoro, una serie di stereotipi, la mancanza di servizi e sostegni economici a supporto delle politiche familiari, come avviene in altri Paesi europei, le cose si complicano: basta ragionare come se non ci fossero più le donne a caricarsi del lavoro non retribuito. Chi si occuperebbe di anziani, bambini, disabili? Bisognerebbe investire di più nel lavoro di cura, il che darebbe vita ad un circolo virtuoso con, da una parte, la creazione di nuovi posti di lavoro, dall’altra un’impulso alla crescita del nostro tasso di natalità che è tra i più bassi d’Europa; per dirla in breve, tutto questo si può riassumere con la parola conciliazione vita privata-lavoro.

Una battaglia che nasce da lontano, ma da noi arriva in ritardo…
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Vincenzo Cucco illustra i possibili ambiti di collaborazione con la Regione Piemonte

Per comprendere il presente e capire dove stiamo andando è sempre utile guardare alle nostre spalle. E’ il messaggio lanciato da Vincenzo Cucco, responsabile del Centro regionale Antidiscriminazioni: “Se parliamo di discriminazioni il mondo del lavoro è un ambito indubbiamente rilevante, ma è un tema che sconfina inevitabilmente nella società civile. Ci sono molti punti su cui Regione e Organizzazioni sindacali possono collaborare per far nascere sinergie utili”.
E invita a fare una riflessione partendo da lontano: “Le organizzazioni sindacali sono nate affinché si applicassero principi di uguaglianza negli ambienti di lavoro, indipendentemente dall’estrazione sociale e dall’educazione dei singoli. Dopo l’ondata della Rivoluzione Francese  queste battaglie si rafforzarono, anche su fronte della lotta alla razzismo e all’omofobia, ma a casa nostra il processo è stato molto lungo, avviato solo a partire dal dopoguerra”.
Parlando di lotta alle discriminazioni, violenze e mobbing viene anche ricordato il ruolo svolto dalla Consigliera di Parità regionale e provinciale, figura istituzionale che tra le varie funzioni ha anche quella di portare alla luce situazioni di squilibrio di genere in ambito occupazionale e promuovere azioni positive, volte a compensare gli svantaggi legati al genere. Che non riguardano dunque solo la sfera femminile, ma anche quella maschile: sono un esempio le difficoltà incontrate per l’estensione e l’applicazione della normativa sui congedi parentali per i lavoratori padri, oppure gli episodi di mobbing da parte di colleghi o superiori che colpiscono tutte e tutti, indistintamente.

Sul grave e delicato problema delle molestie nell’ambiente lavorativo, non è possibile tracciare un quadro chiaro, poichè non è facile per le donne denunciare e uscire allo scoperto: soggette a molestie sessuali sul lavoro, spesso sono costrette a dimettersi o obbligate a cambiare impiego, al contrario del molestatore che rimane al proprio posto; molti miniminizzano gli effetti che questo causa sulle vittime catalogandoli come “atti goliardici”.

“Leggere” e capire disuguaglianze sociali e lavorative attraverso nuove chiavi di lettura: la salute.
Relatori Incontro antidiscriminazioni genere Cisl Piemonte aula

La Dott.sa Pilutti presenta dati significativi sulla salute delle lavoratrici

E’ ormai risaputo che siamo un Paese a bassa occupazione femminile: gli ultimi dati Istat indicano che la percentuale degli uomini occupati è pari al 65,5%, mentre le donne arrivano a quota 47.2%. Di conseguenza anche il tasso di mortalità femminile collegato al lavoro è inferiore rispetto a quello degli uomini. Le donne, in generale, vivono di più rispetto agli uomini, ma molto spesso non godono di buona salute.

Il quadro è presentato da Silvia Pilutti, del Servizio di Epidemiologia ASL TO3, che ha anche ricordato la centralità del lavoro come fattore protettivo: il tasso di mortalità tra i disoccupati, infatti, è tre volte maggiore rispetto a quello degli occupati.
Altro dato significativo quello che lega la speranza di vita al tipo di ruolo o mansione: con il passare degli anni le donne che ricoprono incarichi direttivi hanno, tendenzialmente, problemi di salute maggiori, dovuti soprattutto al fumo, oppure a complicazioni legate a maternità “posticipate”, oltre che maggiore stress legato ai risultati imposti dalle aziende.

Le disuguaglianze di salute dipendono in definitiva dalla qualità di vita e dalle risorse a disposizione. C’è però un altro aspetto interessante, quello della “capacitazione”, ovvero l’esistenza delle condizioni basilari affinché una persona possa “essere e fare”, le capacità e l’agibilità.
Gli interventi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, per essere efficaci, dovrebbero considerare sia le capacità delle persone, cioè le loro reali possibilità di conseguire un obiettivo, sia l’agibilità, cioè l’esistenza delle condizioni per concretizzarle: non è sufficiente essere potenzialmente in grado di fare qualcosa, se poi non sussistono le condizioni per realizzarle.
Il che, nella pratica, si traduce in “avere le risorse ma non sapere come utilizzarle”, perché manca un servizio specifico, l’informazione e la divulgazione di quel servizio, incentivi…

Il gruppo di lavoro costituitosi al workshop ha fatto emergere tante voci, quelle di donne e sindacaliste del settore privato, pubblico, dei trasporti, delle cooperative, del commercio, mondi apparentemente distanti ma legati da un filo conduttore: l’esistenza di problematiche affrontate quotidianamente da molte lavoratrici, come la difficoltà ad ottenere il part-time o modalità di lavoro più flessibili.  Ed una consapevolezza, che questa battaglia deve riguardare tutti, non solo le donne.

E’ solo il primo passo, com’è stato ricordato, a cui ne seguiranno altri, con l’obiettivo di condividere anche le buone prassi che già oggi esistono sul territorio. L’energia e la volontà di cambiare le cose non mancano, con un pizzico di ottimismo, lanciato anche dal messaggio del celebre personaggio di “Mafalda”,  con una vignetta che ha chiuso le diapositive presentate all’incontro: “Chissà se lo sanno i tempi migliori che li sto aspettando...”

Paola Toriggia
con la collaborazione di
Alessia Di Cianni
studentessa Istituto “Saluzzo-Plana” (Alessandria) in alternanza scuola-lavoro presso la Cisl 

Per approfondire:

-> “Colmare il divario retributivo di genere nell’Unione europea” – Dati e analisi della Commissione U.E.

-> Le politiche di genere della Cisl: documentazione sul contrasto alla violenza

-> Mobbing: cosa ne sappiamo? (Patronato Inas)

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