Contrasto alla povertà, Reddito di Inclusione “punto di inizio positivo per sostenere le famiglie in difficolta’”. E’ allarme per i più giovani

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Sostegni ai lavoratori Contrasto alla povertà, Reddito di Inclusione “punto di inizio positivo per sostenere le famiglie in difficolta’”. E’ allarme per i più giovani

“Il Reddito di inclusione rappresenta l’avvio positivo di una strategia di contrasto alla povertà non certo il punto di arrivo, che ha bisogno di essere sostenuta e rafforzata investendo nei prossimi anni risorse adeguate e governando i processi di attuazione, in accordo tra tutti i livelli istituzionali ed insieme alle parti sociali“. E’ quanto sottolinea la Segretaria Confederale della Cisl, Giovanna Ventura, responsabile delle politiche sociali commentando le audizioni, tra cui quella delle Confederazioni sindacali, che si sono svolte ieri davanti alle Commissioni riunite Lavoro e Affari Sociali della Camera.

La povertà, specie quella assoluta, colpisce sempre più duramente le famiglie italiane  soprattutto quelle numerose, con minori e di disoccupati. In questo senso  è un bene che soprattutto quelle degli anziani grazie alla protezione pensionistica  risultino non escluse ma almeno un po’ più tutelate dal rischio dell’indigenza”, aggiunge la sindacalista della Cisl.

Del resto gli ultimissimi dati resi noti dall’Istat non lasciano dubbi: lo scorso anno, in Italia, più di 1 milione e 600 mila famiglie ha vissuto in condizioni di povertà assoluta, tenendo come riferimento il valore della spesa minima mensile necessaria per l’acquisto di un paniere di beni e di servizi considerati essenziali, variabile a seconda dell’area geografica. Si tratta di un dato rimasto stabile rispetto all’anno scorso, l’elemento che preoccupa, però, è che l’incidenza della povertà assoluta cresce tra i più giovani, e tra le famiglie con almeno tre figli minori.

Per tutte le classi di età l’ultimo decennio ha visto un aumento dell’incidenza della povertà assoluta, tranne che la categoria degli  “over 65”, pensionati, che dal 2012 ad oggi, hanno visto ridursi la percentuale di coloro che vivono in povertà; gli incrementi più significativi hanno riguardato i nuclei in cui il capofamiglia ha tra i 35 ed i 54 anni.

I numeri dell’Istat, insomma, ci consegnano la fotografia di un Paese in cui la povertà è più diffusa tra i giovani, problema evidentemente legato al tema dell’ingresso nel mondo del lavoro e della precarietà.
Per questo è importante che si superi il welfare dei bonus, degli interventi sperimentali, una tantum o solo assistenziali adottati fino ad oggi, introducendo  una misura organica di livello nazionale  rivolta a tutte le famiglie in povertà assoluta, per costruire attorno ad essa un sistema di interventi che non si limiti a mantenerle in una condizione di dipendenza dai trasferimenti economici, ma promuova percorsi di inclusione sociale e di autonomia lavorativa“. Per la Ventura, “già a partire dalla prossima Legge di Stabilità servono, come proposto anche dall’Alleanza contro la povertà, ulteriori finanziamenti per giungere gradualmente a coprire per intero la platea dei potenziali beneficiari ed incrementare gli importi economici, ma soprattutto va definito il Piano nazionale per infrastrutturare il sistema dei servizi sociali territoriali garantendo, a partire dalla povertà, i livelli essenziali delle prestazioni sociali. Un aspetto questo troppo spesso trascurato rispetto all’erogazione monetaria, ma che rappresenta lo snodo nevralgico su cui puntare per costruire quella rete di prossimità ed opportunità concrete, che potenzia l’efficacia delle misure interrompendo la catena dell’isolamento e quindi dell’esclusione”.

Per saperne di più:

-> Reis (Reddito di Inclusione Sociale): cos’è, chi sono i promotori, chi può beneficiarne

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