Notte di paura a Torino. Antonio Mazzitelli, Segretario Generale Fns Cisl Torino e componente della segreteria regionale, è un vigile del fuoco. Sabato sera era tra i soccorritori che sono intervenuti in Piazza San Carlo a Torino quando tra i trentamila tifosi radunati davanti al maxischermo si è scatenato il panico. Grazie a un massaggio cardiaco durato 40 minuti ha fatto ripartire il cuore di una delle ragazze ferite più gravi, caduta con un volo di tre metri per lo sfondamento della ringhiera delle scale del parcheggio sotterraneo, che ha ceduto alla pressione di migliaia di persone in fuga. La ragazza, è ancora ricoverata in terapia intensiva all’Ospedale San Giovanni Bosco. Lo abbiamo raggiunto al telefono, durante il Congresso nazionale della sua categoria, la Fns in svolgimento in questi giorni vicino Roma, per avere la sua testimonianza di quelle ore drammatiche.
Antonio, una situazione anomala anche per chi per lavoro è abituato a gestire emergenza e paura…
Sì, noi di solito come vigili del fuoco siamo abituati ad intervenire post-evento. In questo caso ci siamo trovati ad affrontare e gestire una situazione di panico collettiva, in cui davvero le variabili erano tantissime. Io ero in servizio proprio sotto il maxi-schermo, a pochi metri dall’area dove si è scatenata la psicosi: all’improvviso la folla ha iniziato a scappare. Mi sono trovato davanti bambini rimasti soli che piangevano, genitori spaventati che avevano perso i figli nella calca. Da subito abbiamo chiesto ai feriti meno gravi di aiutarci ad accompagnare i più gravi ai punti sanitari. Passati i primi attimi di terrore c’è stata molta collaborazione.
Che cosa hai pensato in quei momenti?
Istintivamente il pensiero è andato subito a un possibile attentato. La natura del mio lavoro, però, ha prevalso sulla paura e così con i miei colleghi sono andato controcorrente tra la gente che scappava, nel tentativo di agevolare la fuga e prestare aiuto alle persone. I soccorsi non sono stati facili, la piazza era gremitissima, la rete telefonica era inutilizzabile, abbiamo cercato di gestire la situazione facendo tesoro della nostra esperienza professionale.
Cosa è successo quando è scattato il secondo allarme?
La pressione della calca ha causato il cedimento della balaustra delle scale del parcheggio sotterraneo, in quel momento è scattato il secondo allarme. Sono stato chiamato, perchè c’era una ragazza che aveva perso i sensi e non respirava. C’era già un giovane carabiniere in servizio che le stava praticando il massaggio cardiaco, ci siamo alternati e sono venuti in nostro aiuto alcuni tifosi con competenze mediche. E’arrivato poi un volontario con i primi strumenti sanitari, a quel punto mi sono allontanato e all’interno di un cortile, in cui alcune persone in fuga si erano rifugiate dopo aver divelto il portone, ho trovato un defibrillatore. Grazie a questo siamo riusciti a stabilizzare le condizioni della ragazza, che era effettivamente in arresto cardiaco, e con una barella l’abbiamo accompagnata all’ambulanza che l’ha portata all’Ospedale San Giovanni Bosco.
Hai salvato questa ragazza, come ti senti?
Non sono un eroe, ho fatto il mio lavoro e ci tengo a sottolineare che non ero solo. Il personale in servizio con la sua professionalità, ma anche tanti tifosi che erano in piazza per la partita ci hanno aiutato. In una trentina di minuti la situazione poi si è normalizzata, ma sicuramente è una notte che non potrò dimenticare.
Stefania Uberti