A parità di lavoro, parità di salario #somministratimobilitati

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A parità di lavoro, parità di salario #somministratimobilitati

Non hanno diritto alle “quote di riserva” nei concorsi pubblici, né ai premi di risultato distribuiti periodicamente nella sanità pubblica e privata, e sono stati persino esclusi dalle indennità Covid erogate agli operatori sanitari dal Decreto Rilancio. E’ per questo che oggi i 12 mila lavoratori sanitari in somministrazione sono scesi in piazza: a Roma, davanti al ministero della Salute, ma anche a Milano, Torino, Bologna e Pordenone, davanti alle sedi delle Regioni nelle quali opera la maggior parte di questi operatori, figli di un dio minore. E’ lo sciopero generale organizzato da FeLSA Cisl, con NidiL Cigl e UilTemp, a cui però il 50% non ha potuto partecipare per la chiamata in servizio. Si tratta di lavoratori essenziali quindi, ma non riconosciuti come tali.

A Torino la mobilitazione si è svolta davanti a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte. Alessandro Lotti (FeLSA Cisl Piemonte) spiega le motivazioni: “Stiamo parlando di infermieri, assistenti sanitari, autisti di ambulanze, impiegati amministrativi, assunti con il contratto di somministrazione per aggirare i vincoli di bilancio previsti dal patto per la sanità che però non annulla le esigenze di integrare gli organici spesso ridottti all’osso delle strutture sanitarie pubbliche. Una situazione che è da sempre connotata da una aperta discriminazione, la soluzione ci sarebbe e consiste nel rispetto del principio della parità di trattamento fra lavoratori che svolgono le stesse attività presso le aziende ospedaliere o le aziende sanitarie locali. Proprio per non dar luogo a irragionevoli discriminazioni, oramai superate dai tempi e dalla legge stessa, chiediamo che la Regione ascolti la voce di questi lavoratori somministrati.”

Nel video la dichiarazione di Giacomo Manni (FeLSA Cisl Piemonte).

 

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