Miroglio chiude anche la Divisone Tessuti

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Miroglio chiude anche la Divisone Tessuti

Annunciati 84 esuberi, le segreterie nazionali di Filtcem-Cgil Femca Cisl UItec chiedono un incontro al Mes per verificare la situazione del Gruppo

Dopo la messa in liquidazione della stamperia di Govone, avvenuta a luglio, con 150 lavoratori in esubero, poi diventati un centinaio grazie ad accompagnamenti alla pensione e ricollocazioni, il gruppo Miroglio ha annunciato nei giorni scorsi la chiusura della divisone Tessuti. Si tratta del marchio storico dell’azienda, quello con cui è nata l’azienda nel lontano 1947.  Nell’incontro con i sindacati i vertici aziendali hanno comunicato che dopo il tentativo, andato a vuoto, di vendere il ramo d’azienda di Miroglio Textile perché non si è fatto avanti nessun acquirente, è stata presa la decisione di chiudere la divisione.

La businees unit della Miroglio Textile occupa tra tecnici, impiegati amministrativi e figure professionali specifiche, 84 persone. Di queste, 67 lavorano nel Centro direzionale di via Santa Margherita, ad Alba, su un totale di 120 addetti, e altre 7 nella vicina sede Miroglio Fashion di via Santa Barbara, sempre nella città delle Langhe. La chiusura della divisone, in parte temuta dopo lo stop dell’attività di stampaggio nello stabilimento di Govone, potrebbe arrivare entro la fine dell’anno, una volta evasi gli ordini ed esaurite le scorte nei tre spacci aziendali di Alba, Cuneo e Osasco, nel Pinerolese, dove lavorano altre 8 persone.

“Una scelta sofferta ma inevitabile – ha spiegato l’amministratore delegato del gruppo, Alberto Racca, ai rappresentanti sindacali territoriali Maria Grazia Lusetti (Filtcem-Cgil), Angelo Vero (Femca Cisl) e Vito Montanaro (Uiltec Uil) – perché la controllata Miroglio Textile ha visto una forte riduzione di fatturato negli ultimi anni e le previsioni di mercato disegnano uno scenario di medio termine molto critico”. Il peso di questo ramo di azienda si è ridotto negli anni al 10% del fatturato del gruppo che nel 2019 ha superato i 550 milioni di euro, provenienti in gran parte dal settore abbigliamento.

L’azienda ha richiesto la cassa integrazione Covid per tutto il mese di novembre. Mentre a dicembre dovrebbe scattare la cassa integrazione straordinaria per cessione dell’attività.

“Insieme alle segreterie nazionali del settore tessile – osserva Angelo Vero della Femca Cisl Cuneo – abbiamo chiesto un incontro per verificare la situazione e il piano industriale del Gruppo Miroglio che in Italia occupa circa 4mila dipendenti. C’è grande preoccupazione per una ulteriore riduzione di personale negli stabilimenti albesi, a partire dalla logistica. E c’è il timore anche per le produzioni del settore fashion che non se la passano molto bene a causa delle chiusure dei punti vendita  imposte dalla pandemia”.         

Secondo fonti sindacali, gli 84 esuberi della businees unit potrebbero scendere a 65-67 in virtù di 7 possibili prepensionamenti e 10-12 ricollocazioni interne.

Anche il segretario generale della Cisl di Cuneo Enrico Solavagione è preoccupato della situazione occupazionale della Granda. “Quella di Miroglio è l’ennesima crisi che colpisce il cuneese. La scorsa settimana abbiamo incontrato il presidente della provincia e sindaco di Cuneo, Federico  Borgna, per esprimere tutta la nostra preoccupazione per un tessuto economico e sociale che si sta sfaldando. Bisogna mettere in campo, ognuno per le proprie competenze, energie, idee e provvedimenti per salvare aziende e lavoratori”.

Rocco Zagaria

(Da Conquiste del Lavoro del 21/11/2020)         

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