ll documento finale approvato oggi dal Comitato Esecutivo della Cisl
Davanti alle sfide che attendono il Paese e alle difficoltà di una crisi appesantita da guerra, caro-energia e pandemia, il Comitato Esecutivo esprime un giudizio articolato sui contenuti della Manovra di Bilancio 2023. Il DDL integra misure importanti nella risposta emergenziale, dove concentra i 2/3 delle risorse, garantendo fino a marzo 2023 sostegno a lavoratori, famiglie e sistema produttivo. Tuttavia risulta debole e incompleto sul versante espansivo, negli investimenti rivolti a occupazione, infrastrutture, strategie industriali ed energetiche, nel rilancio della sanità e dei servizi pubblici, nella capacità di progettare una nuova politica dei redditi e di mettere in campo riforme strutturali.
Apprezzabile è la risposta su alcuni capitoli dell’Agenda sociale, sollecitati in questi mesi dalla Cisl: il potenziamento dell’assegno unico per le famiglie numerose, l’innalzamento della soglia Isee a 15mila euro per gli sconti in bolletta, il miglioramento dei congedi parentali, il sostegno ai redditi bassi per l’acquisto di beni essenziali. Significativa, anche se da rafforzare, la conferma dell’alleggerimento sul cuneo concentrato sul lato lavoro, come pure la detassazione degli accordi di produttività e le provvidenze riconosciute alle imprese che assumono e stabilizzano donne e giovani.
Il Comitato Esecutivo ritiene poi fondamentale aver disinnescato lo scalone della Legge Fornero, a patto di far partire subito il tavolo per una riforma complessiva nel segno della flessibilità, della sostenibilità e dell’inclusione di giovani e donne. Anche il fronte dell’intervento d’urgenza va tuttavia rafforzato abbattendo l’Iva sui beni di largo consumo per le famiglie fragili, azzerando del tutto la tassazione sugli accordi di produttività e consolidando l’alleggerimento sul cuneo fiscale.
L’intervento più critico riguarda l’operazione fatta sulla rivalutazione delle pensioni. Aver ridotto la perequazione a partire da quattro volte il trattamento minimo, penalizza gravemente assegni di fascia media, ex lavoratori che percepiscono redditi netti da 1600 euro. La rimodulazione va rivista per ridare un profilo di equità alla distribuzione delle risorse pubbliche.
Si ritengono iniqui e penalizzanti anche i vincoli introdotti in opzione donna, come pure l’innalzamento e un’eventuale estensione dell’applicabilità dei voucher nel terziario e nel comparto agricolo.
Si ribadisce inoltre radicale contrarietà alla flat tax, che dispone una rimodulazione fiscale penalizzante per i ceti deboli e non risponde ai principi di equità e progressività.
Va avviata una nuova politica dei redditi che, attraverso un incontro triangolare fra Governo, sindacato e mondo delle imprese, rilanci il valore reale di salari e pensioni valorizzando la contrattazione e le relazioni industriali, operando sulla leva fiscale, rinnovando e innovando i contratti pubblici e privati, elevando e redistribuendo la produttività, vigilando su speculazione, prezzi e tariffe, rilanciando investimenti, inclusione e servizi pubblici.
Occorre rafforzare la colonna del sostegno di emergenza e collegarla a una visione di sviluppo qualificata nelle infrastrutture materiali, digitali e sociali, nella crescita, nella ripartenza qualitativa e quantitativa dell’occupazione produttiva. Per questo è fondamentale avviare adeguati investimenti e riforme strutturali, che però restano frenati dalla limitatezza delle risorse a disposizione. Dotazioni che vengono ulteriormente ridotte dai tagli occulti dell’inflazione e del carovita, drenaggio che incide in modo pesante su Sanità, Scuola, Servizi sociali, non autosufficienza.
Bisogna integrare queste risorse anche prendendo in considerazione un nuovo scostamento, pescando dai fondi inutilizzati nazionali ed europei, incrementando e rendendo esigibile il prelievo sulla speculazione e sugli extraprofitti, che va esteso anche ai giganti della logistica e dell’economia digitale.
Per la sanità in particolare il Comitato Esecutivo chiede di tornare a valutare l’utilizzo del Mes sanitario, reso ancora più vantaggioso dopo l’innalzamento dei tassi di interesse della BCE. Resta essenziale stringere le maglie della lotta all’evasione.
Alla luce di questi elementi, il Comitato Esecutivo ritiene di grande importanza la convocazione a Palazzo Chigi del 7 dicembre. Un risultato che premia il pressing di questi giorni della Cisl sulla necessità di rinsaldare il confronto. Dà inoltre mandato alla Segreteria Confederale di portare al tavolo le istanze qui rappresentate per sanare le criticità e le debolezze del DDL migliorandolo durante l’iter parlamentare. Rafforzando la dimensione del dialogo e del confronto vanno cercati punti di mediazione per dare solidità alla Manovra ma anche avviati i tavoli delle riforme strutturali, a partire da pensioni, fisco, politiche attive, strategie industriali ed energetiche, salute e sicurezza, politiche sociali e sostegno alle fragilità.
Va aperto uno spazio stabile di confronto per costruire insieme le basi della ripartenza e della rigenerazione del Paese. Impostazione che richiede responsabilità e concordia e non ammette fughe in una demagogia e in un populismo che non solo non risolvono i problemi, ma contribuiscono a peggiorarli.
È la ragione per cui il Comitato Esecutivo, in questa fase, considera sbagliato ricorrere allo sciopero: forma ultima di conflitto che nelle condizioni date danneggerebbe i lavoratori, logorerebbe il sistema produttivo, infiammerebbe i rapporti sociali e industriali, senza che tutto ciò abbia attinenza con le finalità di una mobilitazione tesa a migliorare la qualità dell’azione politica del Governo e del Parlamento.
Il Comitato Esecutivo dà mandato alla Segreteria Confederale a mettere in campo e promuovere iniziative, assemblee nei luoghi di lavoro e sui territori, relazioni, campagne nazionali e territoriali di confronto e ascolto sui contenuti della Manovra con lavoratori e pensionati per accompagnare il percorso parlamentare con l’obiettivo di conquistare miglioramenti concreti, esercitando il proprio ruolo di rappresentanza in ogni sede opportuna per rilanciare il protagonismo sociale e gli affidamenti essenziali alla costruzione del bene comune.
Approvato all’unanimità.