Lunedì 6 novembre 2023 sciopereranno le lavoratrici e i lavoratori delle strutture piemontesi del gruppo Colisée, così come faranno i colleghi lombardi. In avvicinamento allo sciopero verranno svolte assemblee rivolte ai lavoratori ma anche agli ospiti, ai loro parenti e alla cittadinanza per spiegare bene le motivazioni e darsi poi appuntamento al presidio che verrà organizzato il giorno dello sciopero. In provincia di Torino l’assemblea si svolgerà all’esterno della Residenza Itaca, in Strada Antica di Collegno 168/8, giovedì 2 novembre dalle ore 10.00 alle ore 11.30 e a Novara presso la Residenza Gianni Rodari, via Verbano 289, venerdì 3 novembre dalle ore 15.30.
La multinazionale francese Colisée ha recentemente deciso di penalizzare le lavoratrici e lavoratori che operano in Italia (Piemonte e Lombardia) applicando il CCNL Anaste, contratto rinnovato nel 2022 grazie alla firma di sindacati che hanno peggiorato sensibilmente le condizioni economiche e normative. ll passaggio al CCNL ANASTE porta con sé un peggioramento complessivo delle condizioni di lavoro, con tutele ridotte e un gap retributivo, rispetto al settore pubblico, di oltre il 30%. Le strutture interessare da questo passaggio – con decorrenza dal 1° di novembre – sono 6 in Regione Piemonte (5 il Lombardia) ma già altre strutture, nel territorio piemontese, hanno subito la stessa sorte. In totale quindi sono 10 – collocate nelle province di Torino, Novara e Alessandria -, i lavoratori coinvolti sono circa 900 per un totale di 1.186 posti letto, buona parte dei quali accreditati con la Regione Piemonte e pagati dal sistema pubblico.
CGIL CISL UIL hanno denunciato da tempo la situazione di sfruttamento che si genera nelle strutture in cui si applicano CCNL pirata; Anaste è uno di questi. La funzione delle RSA è garantire assistenza qualificata ai nostri anziani. Le strutture per anziani sono ormai quasi completamente affidate ai privati, di proprietà di aziende profit, enti no profit, multinazionali che sull’autunno demografico investono ormai da anni generando, per molti di loro, ingenti profitti.
L’Università Bocconi, nel suo 5° Rapporto Osservatorio Long Term Care (gennaio 2023), analizzando il fatturato di grandi player del settore, riporta che in media il 91% del fatturato nel 2021 derivava da attività sociosanitaria da accreditamento o convenzionamento pubblico, media addirittura cresciuta rispetto al 2019, anno in cui la percentuale si attestava intorno all’85%. Anche la compartecipazione delle famiglie concorre in maniera importante a produrre fatturato e il servizio reso dovrebbe garantire prestazioni dignitose per gli ospiti e condizioni salariali e lavorative dignitose per ile maestranze. Ma quando le aziende decidono, per aumentare i propri margini di guadagno, di comprimere la spesa per il personale il quadro cambia radicalmente.
Le strade possibili sono due: minor numero di addetti in servizio o applicazione di contratti nazionali che, siglati da sindacati “amici”, aiutano le imprese a contenere il costo del lavoro. E quando sono le multinazionali a fare queste scelte l’allarme diventa altissimo. Le proteste sono arrivate chiare anche in Regione dove è stato sottoscritto, il 27 settembre scorso, un verbale che contiene un impegno del Presidente Cirio ad intervenire con azioni mirate e in maniera più incisiva contro le imprese che compiono tali scelte.
CGIL CISL UIL hanno anche denunciato le scelte fatte dai dirigenti italiani Colisée alla casa madre, Colisée Groupe France, chiedendo di essere fedele alla propria mission, ovvero avere particolare sensibilità verso l’impatto del proprio lavoro e delle proprie politiche e promuovere retribuzioni dignitose ed eque; tuttavia, fino ad oggi, Colisée si è dimostrata assolutamente sorda alle richieste dei lavoratori. I lavoratori non sono schiavi. Questa volta al centro dell’arena si mettono il gruppo Colisée e i suoi dirigenti. Il verdetto dei lavoratori è negativo: pollice verso! I sindacati unitariamente chiedono di rivedere le scelte per un salario giusto e per riconoscere la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi sociosanitari accreditati con il sistema pubblico, senza i quali parte dei servizi non potrebbe essere erogato.
Torino, 1° novembre 2023 UFFICI STAMPA