I lavoratori delle Rsa: i nuovi “sfruttati” della sanità privata, con mille euro al mese, a rischio contagio e nessun riconoscimento professionale
“Rompiamo il muro del silenzio, diamo voce agli invisibili”. Con questo slogan e con la fascia nera da lutto al braccio, i lavoratori piemontesi del settore sociosanitario assistenziale ed educativo, che aderiscono alle sigle sindacali Fp Cgil, Fisascat e Fp Cisl, Uil Fpl e Uiltucs Uil, danno vita oggi a Torino alla prima manifestazione di piazza della fase 2. Un doppio presidio – il primo dalle ore 10,30 alle ore 11,30, davanti all’ospedale di Settimo Torinese, con la partecipazione di un centinaio di persone; il secondo nella centrale piazza Castello, sotto il Palazzo della Regione, a Torino, dalle 13.30 alle 14.30 – per onorare le vittime delle Rsa piemontesi e per denunciare le condizioni di lavoro del personale. “In prima linea – denunciano in una nota unitaria i sindacati – ci sono loro, gli invisibili. Si parla giustamente di premi per gli operatori della sanità pubblica, ma gli operatori delle strutture socio sanitarie e socio assistenziali private ancora una volta vengono considerati professionisti di serie B, che stando a quanto preannunciato da molte cooperative sociali, non vedranno nemmeno riconosciuto il rinnovo del contratto nazionale, che prevedrebbe questo mese un aumento”.
Per il segretario generale della Fisascat Cisl Piemonte, Cristiano Montagnini: “La nostra voce e quella dei lavoratori che rappresentiamo e che prestano servizio nelle strutture con dedizione per poco più di 1000 euro al mese, sottoposti a continui ricatti, è rimasta inascoltata! I risultati, purtroppo, sono stati la diffusione del contagio e il triste bilancio in termini di perdite di vite umane”. Nelle 750 strutture per anziani del Piemonte sono ospitate 40mila persone e lavorano circa 15mila operatori. Secondo gli ultimi dati della regione, fermi al 20 aprile 2020 e non più aggiornati, in 588 residenze sanitarie assistenziali piemontesi (l’80% del totale) sono stati eseguiti 20.642 tamponi. Dai dati ricevuti dalle singole Rsa, è risultato positivo al Coronavirus il 35% degli ospiti e il 23% del personale. I decessi, sempre al 15 aprile, risultavano 660 in più rispetto all’analogo periodo del 2019.
“Si parla molto dei professionisti che operano negli ospedali – spiega la responsabile del terzo settore della Cisl Fp Piemonte, Tiziana Tripodi –, gli eroi di questa emergenza, ma noi, che da sempre con pari professionalità eroghiamo servizi essenziali alle persone fragili, continuiamo a rimanere nell’oblio. Con questa iniziativa vogliamo onorare, da un lato, le tante vittime delle Rsa, anche loro invisibili, dall’altro, richiamare l’attenzione sulle drammatiche condizioni di lavoro degli operatori del settore di fronte a una gestione dell’emergenza che, invece di individuare gli errori commessi, per provare a salvare delle vite, ha pensato solo a come e su chi scaricare le colpe”. È dal mese di marzo che i sindacati denunciano le criticità che hanno reso drammatica la situazione nelle Rsa piemontesi. Per i lavoratori di questo settore non è arrivato nessun premio né dalle istituzioni né dai datori di lavoro. Secondo i sindacati, l’emergenza nelle strutture non è assolutamente finita. Occorre terminare con urgenza il monitoraggio diagnostico di tutti gli operatori e di tutti i degenti, fornire adeguati Dpi al personale, adibire strutture dedicate per i pazienti Covid, riconoscere l’infortunio per coloro che hanno contratto il virus e un premio economico al pari dei colleghi del pubblico impiego. Rompere il muro del silenzio: si può e si deve fare.
Rocco Zagaria