Nel Consiglio Generale Cisl Piemonte, allargato a delegati e operatori (circa 300 le presenze registrate), che si è svolto alla GAM di Torino stamattina, Angelo Marinelli del Dipartimento Democrazia Economica e Previdenza della Cisl nazionale ha presentato, insieme ai segretari regionali Cisl Alessio Ferraris e Gianni Baratta e al segretario confederale Maurizio Petriccioli, le novità riguardanti l’anticipo pensionistico (Ape) sociale e i lavoratori precoci.
Abbiamo intervistato il “tecnico” Angelo Marinelli per cercare di capire come funzionano le nuove norme.
Marinelli, che cosa cambia in campo previdenziale con questa novità?
Questa normativa reintroduce un minimo di flessibilità per quanto riguarda l’uscita dal lavoro, si tratta infatti di un’uscita anticipata rispetto a quanto prevedono le regole per la pensione anticipata e quella di vecchiaia. Sono moltissime, infatti, le persone che dopo la riforma previdenziale Monti-Fornero, con l’introduzione dell’aspettativa di vita in costante aumento, continuano a rincorrere i requisiti per il pensionamento. Un altro aspetto contenuto nell’accordo firmato da Governo e Sindacati, che non viene abbastanza sottolineato, è l’abolizione delle penalizzazioni per coloro che accedono alla pensione anticipata. Dopo il blocco che c’era stato per questi due anni, era infatti previsto che venissero ripristinate dal 2018, ma questo non avverrà perché le penalizzazioni sono state cancellate.
Domani i decreti attuativi per Ape sociale e lavoratori precoci dovrebbero essere pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Cosa succederà dopo?
La palla passerà all’Inps che deve diramare le sue circolari per definire procedura e modulistica delle richieste. Due sono le domande da inoltrare all’Istituto Previdenziale: la prima è finalizzata al riconoscimento dei benefici, ovvero l’Inps deve certificare che il soggetto in questione abbia i requisiti necessari ad usufruire dell’agevolazione, la seconda è la vera è propria domanda per accedere alla prestazione. I tempi sono molto stretti: per chi ritiene di maturare i requisiti necessari entro il 2017, la domanda va presentata entro il 15 luglio e l’Inps confermerà entro il 15 ottobre il diritto al beneficio. Chi invece raggiungerà i requisiti nel 2018, dovrà fare la richiesta entro il 31 marzo 2018, data che viene anticipata al 1° marzo 2018 per quanto riguarda i lavoratori precoci. Mi preme sottolineare che, grazie all’azione del sindacato, abbiamo ottenuto che anche chi presentasse domanda dopo la scadenza del 15 luglio, ma comunque entro il 30 novembre 2017, e fosse in possesso dei requisiti possa accedere all’Ape sociale con decorrenza dal 1° maggio.
Vediamo allora quali sono i requisiti necessari per avere diritto all’Ape sociale.
Il requisito fondamentale per accedere a questa indennità ponte è rappresentato dai 63 anni di età con una contribuzione minima di 30 anni. Bisogna poi rientrare in una delle seguenti condizioni: essere disoccupato e aver terminato l’ammortizzatore sociale da almeno 3 mesi, oppure assistere un “parente diretto” portatore di handicap grave, usufruendo quindi della legge 104 per la sua assistenza, oppure avere un’invalidità civile pari o superiore al 74%. Il requisito contributivo sale, invece, a 36 anni per i cosiddetti lavori “gravosi social” (che devono essere svolti da almeno 6 anni continuativi), ovvero coloro che rientrano nelle 11 categorie comprese nell’elenco allegato al decreto (operai edili e dell’industria estrattiva, conciatori, conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante, conduttori di mezzi pesanti, infermieri professionali e ostetriche che lavorano su turni, operatori sanitari che si occupano di paziento non autosufficienti, insegnanti di scuole dell’infanzia e asili nido, facchini e addetti a carico e scarico, operatori ecologici e dei servizi di pulizia).
Quali invece per essere riconosciuti lavoratori precoci?
Il canale di uscita a 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, è aperto per i soggetti che hanno lavorato prima dei 19 anni, per almeno 12 mesi in modo effettivo, anche non continuativo, e che risultino in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 (cioè sono nel cd. sistema misto). L’agevolazione è concessa in favore di lavoratori e lavoratrici dipendenti sia del settore privato che del pubblico impiego nonché ai lavoratori e alle lavoratrici iscritte presso le gestioni speciali dei lavoratori autonomi, che rientrino in una delle condizioni viste sopra per l’Ape sociale.
A quanto ammonta l’assegno?
L’ammontare dell’assegno dell’anticipo pensionistico varia a seconda del caso specifico. Sarà pari alla pensione spettante ma con un tetto: non potrà superare i 1.500 euro. Chi avrà una pensione che supera i 1.500 euro al mese dovrà quindi «accontentarsi» di un ammontare più basso. L’indennità è corrisposta fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia.
A che punto siamo, Marinelli, invece con l’Ape volontaria?
Per quanto riguarda l’Ape volontaria siamo in alto mare: c’è un forte e preoccupante ritardo, dovuto al fatto che in questo caso l’operazione non è a carico dello Stato tramite l’Inps, ma intervengono gli istituti creditizi. Si tratta infatti di un vero è proprio prestito pensionistico che dovrà essere rimborsato al raggiungimento dei requisiti per la pensione nei 20 anni successivi. L’Ape volontaria potrà essere richiesta per un minimo di 6 mesi fino a un massimo di 3 anni, lo sbarramento iniziale è quindi un’età minima di 63 anni e 5 mesi. Vi è poi l’Ape aziendale, che altro non è che una variante di quella volontaria, con la differenza che i costi vengono caricati sulle aziende e non sui lavoratori.
Stefania Uberti