Il Piemonte ha ripreso a girare

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Il Piemonte ha ripreso a girare

Il rapporto annuale dell’Ires 2024 delinea un quadro economico e occupazionale generalmente positivo per la regione, con previsioni moderatamente ottimistiche per gli anni a venire

Un 2023 che mostra un quadro economico e occupazionale generalmente positivo per il Piemonte quello che emerge dai dati, presentati, a Torino, dall’Istituto di Ricerche Economiche e Sociale del Piemonte (Ires).

La crescita economica della regione risulta superiore alla media nazionale, grazie alle performance del settore delle costruzioni, delle imprese manifatturiere e del terziario più qualificato.

Bene le export che segnano +7,1% così come in aumento risultano anche gli investimenti. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione si è ridotto a 6,1% e sono aumentati i contratti a tempo indeterminato anche per i giovani. Le aspettative di crescita per il 2024 indicano un Pil a +0,7% e una disoccupazione prevista al 5,5% con una proiezione al 2027 che mostra un Piemonte con il tasso di occupazione che sfiora al 70%. C’è tuttavia una criticità: la questione demografica.

“La demografia è un freno a mano tirato che incide sull’economia”, sostengono i ricercatori. Basti pensare che la popolazione in età da lavoro nei prox 20 anni diminuirà del 20% e va detto che si tratta di una situazione che ha radici lontane. Nel 2023 c’è tuttavia un dato positivo, o almeno lo si può leggere parzialmente come tale: la popolazione per la prima volta dopo 10 anni si è mostrata stabile, anzi è aumentata leggermente seppur in presenza di un trend decrescente, con sole 25mila nascite all’anno. La tendenza alla denatalità che dura da anni significa un ulteriore problema: ci sono sempre meno persone in età da essere genitori. Da qui, osserva l’Ires, la necessità di puntare anche su altre risorse. La prima sono le migrazioni. Da considerare che, poiché un trend demografico decrescente non è una peculiarità solo italiana, è possibile pensare che in futuro si scateni una sorta di competizione per “accaparrarsi” una migrazione “di qualità”. La seconda risorsa da tenere presente sono gli anziani che risultano essere sempre più arzilli: stanno meglio, vivono in salute, hanno titoli di studio più elevati rispetto ad anni fa e sono diventati abili ad usare le nuove tecnologie che solo dieci anni fa era appannaggio del 20% degli anziani mentre ora sfiora il 70%. Fondamentale in questo quadro l’abbondanza di risorse destinate al Piemonte. La stima complessiva è di circa 12,2 miliardi di euro, due terzi delle quali apportate dal Pnrr e dal Piano Nazionale Complementare (Pnc). Le stime riportano una ripartizione per aree tematiche di intervento che mostrano il 40,2% dei fondi destinati alla transizione verde (energia, ambiente, risorse naturali, trasporti e mobilità), il 36,2% destinate alla sfera sociale (lavoro, occupazione, salute, inclusione sociale, istruzione, formazione), il 17,1% destinati alle aree relative alla ricerca e all’innovazione e infine il 6% destinato alla riqualificazione urbana e territoriale. Ingenti risorse che possono consentire grandi cambiamenti ma che a volte mettono in luce dei vuoti di governance. Il ruolo della Regione è quindi cruciale nell’organizzare una policy che renda coerente le linee di intervento agli obiettivi stabiliti.

“La fotografia della nostra regione scattata dall’Ires – afferma il segretario generale Cisl Piemonte, Luca Caretti – è meno mossa e sfuocata di altri anni, con un miglioramento di tutti i principali indici economici, che ci hanno fatto recuperare importanti posizioni rispetto ad altre regioni del nord. Restano i problemi strutturali legati all’andamento demografico che vanno affrontati con nuove politiche di inclusione e di integrazione degli immigrati che vivono e lavorano nella nostra regione, contribuendo in modo determinante al suo sviluppo economico”. (Da Conquiste del Lavoro del 30 agosto)

Rocco Zagaria   

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