In piazza ad Alba contro il caporalato

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In piazza ad Alba contro il caporalato

Manifestazione dei sindacati nelle Langhe per dire no allo sfruttamento e alle nuove forme di schiavitù dopo gli ultimi gravi episodi

Centinaia di lavoratori e lavoratrice del comparto agricolo sono scesi in piazza ad Alba, sotto un sole cocente, per dire no al caporalato e allo sfruttamento del lavoro nelle Langhe e nel Roero. Alla manifestazione dal titolo ‘La terra deve dare buoni frutti per tutti’ hanno partecipato, insieme ai segretari provinciali e regionali dei sindacati di categoria e confederali, il sindaco e il vescovo di Alba, Alberto Gatto e Marco Brunetti, parecchi sindaci del territorio e alcuni imprenditori, guidati dalla presidente di Confindustria Cuneo, Giuliano Cirio. “È importante essere qui – ha detto dal palco di piazza Risorgimento, ad Alba, il segretario generale della Cisl Piemonte Luca Caretti – per segnalare che c’è un’Italia diversa. Questo tema riusciamo ad affrontarlo se le parti sane si siedono intorno a un tavolo e provano a costruire un sistema che tiene fuori le mele marce. Serve più contrattazione, più partecipazione e più bilateralità tra soggetti sani per fare emergere quello che non va bene. Bisogna fare come nella Resistenza quando si sono messi insieme tutti, laici, cattolici, comunisti, liberali e monarchici per respingere il nazifascismo, una posizione intollerabile per il sistema democratico. Facciamolo ancora oggi”.
Le nuove forme di schiavitù in agricoltura non risparmiano quindi nemmeno uno dei territori più floridi della regione, le Langhe, terra di vini pregiati. Anche questo angolo del Piemonte che si credeva immune dal fenomeno si scopre invece vulnerabili come altre zone del Paese. Dopo la morte di Satnam Singh che ha scosso le coscienze di tutti e riacceso i riflettori su questa piaga sociale, anche nelle Langhe il fenomeno è emerso in tutta la sua gravità grazie a tre diverse indagini, in seguito alle segnalazioni raccolte da sindacati e associazioni e che hanno portato nei giorni scorsi agli arresti domiciliari due caporali, uno di nazionalità marocchina e l’altro macedone e l’iscrizione nel registro degli indagati di un’altra persona di origini albanese. L’operazione ‘Iron Rod’, coordinata dalla Procura di Asti e condotta dalla Squadra mobile di Cuneo, prende il nome proprio da un arnese, un bastone di ferro, utilizzato per picchiare un bracciante tra i filari, a Neive (Cuneo), come documenta un video diventato virale sui social.
Prima di Caretti è intervenuto dal palco di Alba il segretario della Fai Cisl Cuneo, Antonio Bastardi, che ha ricordato come “le baraccopoli made in Italy, presenti ovunque, dal Sud al Nord, nelle campagne e nei sobborghi urbani, continuano a crescere offrendo a tanti disperati una parvenza di normalità che in realtà si nutre di sfruttamento e violenza. Si tratta soprattutto di immigrati, regolari e irregolari, che lavorano anche come operai agricoli, raccogliendo il cibo che ogni giorno finisce sulle tavole di tutti noi”.
L’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Bongioanni, intervenuto alla manifestazione di Alba ha lanciato la proposta di un “Protocollo Piemonte” per l’accoglienza dei lavoratori stagionali in agricoltura, sul modello del “Protocollo Saluzzo”, attivo dal 2020 e che ha dato vita a una esperienza virtuosa, riunendo intorno allo stesso tavolo Regione, Prefettura, Comuni, associazioni imprenditoriali e sindacali per garantire ai lavoratori impiegati in agricoltura diritti, contratti, integrazione, esigenze abitative e di trasporto.
“Serve una regia regionale – ha evidenziato Il segretario regionale della Fai Cisl, Emilio Capacchione – per una gestione sociale del territorio, con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti. Non si tratta solo di garantire condizioni lavorative adeguate, ma di eleminare del tutto lo sfruttamento e le nuove forme di schiavitù che purtroppo esistono anche nella nostra regione”. (Da Conquiste del Lavoro del 18 luglio 2024)
Rocco Zagaria

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