Expoelette 2018: Se cambiare si può, tentare si deve

Industria
Il Tavolo di lavoro a Expoelette Expoelette 2018: Se cambiare si può, tentare si deve

Per il terzo anno consecutivo, nella splendida cornice del castello di San Giorgio Canavese si è tenuto il Forum internazionale delle Donne al Governo della Politica e dell’Economia, organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale Expoelette.
Il tema scelto per questa edizione è quello del cambiamento: “Se cambiare si può, tentare si deve”. A volte ci vuole coraggio per cambiare la situazione esistente, come sostiene la Presidente di Expoelette Valeria Siliquini: “Siamo refrattari ai cambiamenti, quello che non capiamo ci spaventa e quello che ci spaventa lo evitiamo, cercando una zona confortevole che non metta in dubbio le abitudini, i gesti ripetitivi che pensiamo ci possano dare l’immunità dall’incertezza”.

Da giovedì 21 giugno a sabato 23 si sono alternati più di ottanta autorevoli relatori e relatrici, dando vita a un nutrito programma di incontri, approfondimenti e tavole rotonde, senza tralasciare alcuni momenti conviviali: per avere maggiori informazioni, si può fare riferimento al sito www.expoelette.net.
La CISL Piemonte era presente ad uno dei seminari, rappresentata da Monica Cat Genova (Coordinatrice Regionale delle Politiche di Genere). Molto interessante la domanda di partenza del tavolo, a cui i partecipanti hanno cercato di rispondere: come cambia la rappresentanza nel lavoro e nell’imprenditoria? Si rileva infatti che la rappresentanza in ambito occupazionale e dell’impresa sia un campo in cui si è costruita la crescita economica e sociale del paese: sono necessari dei cambiamenti perché questo continui a verificarsi? Quale contributo possono dare le donne?

CGIL, CISL e UIL erano naturalmente presenti, per spiegare i cambiamenti avvenuti nella rappresentanza sindacale. Stefania Palchetti (UIL) ha ricordato come all’interno dei sindacati serva un maggiore confronto tra le donne, con la consapevolezza dell’importanza del dialogo: nel lavoro, ma anche in tutti gli altri aspetti della vita. Barbara Tibaldi (FIOM) ha ammesso che la rappresentanza viva un periodo di crisi, anche per colpa di una classe politica che negli ultimi anni ha sostenuto la via della disintermediazione.
Monica Cat Genova ha voluto partire dai dati sull’occupazione, inconfutabili quanto ingiusti: soltanto il 48% delle donne lavora, contro il 65% degli uomini. Una donna su cinque non riesce a conciliare i tempi del lavoro e quelli della famiglia, trovandosi costretta ad abbandonare il proprio posto di lavoro dopo la prima gravidanza. Il 40% delle donne che riescono a mantenere la propria occupazione lamenta comunque delle difficoltà di conciliazione. Secondo la coordinatrice, cosa si può fare per invertire la rotta?
“La strada tracciata dalla CISL è quella della contrattazione aziendale, finalizzata alla diffusione del welfare. I bonus e le misure una tantum non bastano più: servono investimenti strutturali affinché espressioni come smart working, gestione solidale delle ferie o flessibilità degli orari non rimangano confinate nei libri di diritto del lavoro. Certo, non deve mancare la consapevolezza che il tessuto industriale del nostro paese è fatto perlopiù da piccole e medie imprese: non sempre queste hanno la possibilità di sostenere i costi del welfare. Proprio per questo bisogna far sì che contrattazione aziendale, territoriale e sociale convergano verso obiettivi comuni, per non penalizzare lavoratori e lavoratrici che operano nelle aziende più piccole”.

Anche Claudia Porchietto, deputata, ha valorizzato il ruolo del confronto e del dialogo, senza escludere nemmeno chi ha idee diametralmente opposte alle proprie. Ha inoltre sottolineato l’importanza di politiche che ribadiscano la centralità della famiglia. Il professore di economia dell’Università di Torino Valter Cantino ha voluto regalare un contributo improntato all’ottimismo (“Non possiamo più permetterci di essere pessimisti”), ribadendo l’importanza in ogni impresa di un punto di vista femminile.

Molte risposte sono giunte anche dalle varie associazioni datoriali e imprenditoriali presenti al tavolo, coordinato da Silvana Neri (Fondazione CRT). Partendo da Marina Cima (Federmanager), che nel sostenere l’obiettivo delle pari opportunità nel mondo del lavoro ha rimarcato come i paesi più inclusivi, sostenibili ed equi siano anche i più produttivi; passando per Marisa Delgrosso (AIDDA), compiaciuta dei risultati ottenuti grazie alle quote rosa previste per legge nei Consigli di Amministrazione; arrivando a Silvia Ramasso (APID), in cerca di risposte all’individualismo esasperato dei nostri tempi che finisce per mandare in crisi la rappresentanza.
Particolarmente efficace la metafora usata da Barbara Falcomer (Valore D): lo scarso apporto delle donne al mercato del lavoro, in particolare relativamente alle posizioni di vertice, ha effetti simili a quelli di un tubo che perde acqua. Infatti, considerato che la maggior parte delle laureate sono donne, il fatto che solo il 7% degli Amministratori Delegati delle aziende siano di genere femminile indica una perdita di competenze che le aziende italiane non possono più permettersi. L’inversione di marcia parte dall’educazione: negli ultimi tempi è stato attivato il progetto “Inspiring Girls”, che ha portato diverse donne lavoratrici a testimoniare le loro esperienze nell’ambito di incontri organizzati nelle scuole medie.
Proprio l’associazione Valore D ha firmato insieme alla Confindustria Canavese, rappresentata dalla direttrice Cristina Ghiringhello, un “Manifesto per l’occupazione femminile” volto alla diffusione di buone pratiche.

In conclusione, si può dire che il dibattito abbia offerto contributi di grande interesse, diffondendo molte buone pratiche a cui la CISL cercherà di dare gambe e voce con la sua attività negoziale.

 

Paolo Arnolfo

Categoria: , ,