Seicento edili piemontesi alla manifestazione di Bologna del 25 maggio per rivendicare il diritto alla pensione, al contratto e alla sicurezza

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Il settore dell'edilizia è in crisi da anni primo piano Seicento edili piemontesi alla manifestazione di Bologna del 25 maggio per rivendicare il diritto alla pensione, al contratto e alla sicurezza

Saranno oltre 600 i lavoratori edili che, da tutte le province del Piemonte, parteciperanno giovedì 25 maggio, a Bologna, all’iniziativa unitaria organizzata dai sindacati di categoria, per rivendicare il diritto ad accedere realmente alla pensione dopo anni passati sulle impalcature.A Bologna ci sarà una manifestazione interregionale del nord Italia, che culminerà con un presidio sotto la sede regionale dell’Inps. L’Italia, quel giorno, sarà attraversata da manifestazioni interregionali degli operai edili a Roma, Bari, Sicilia e Sardegna, per chiedere al Governo scelte forti su pensioni, lavoro, sicurezza e contratto.

La norma dell’APE agevolata – affermano Feneal Filca Fillea – ha rappresentato un passo avanti nella vertenza sulla previdenza ma, nel modo in cui è stata concepita, interesserà pochissimi operai edili, caratterizzati da anni di lavoro discontinuo. “Mandare in pensione gli operai edili over 60 non è solo un atto di giustizia – dichiarano i segretari regionali di categoria Giuseppe Manta, Piero Donnola e Massimo Cogliandroma serve anche ad evitare incidenti mortali che, negli ultimi anni, in questa fascia di età, sono sempre più numerosi. Stiamo assistendo ad una strage continua: da incidenti nei cantieri autostradali a cadute dalle impalcature, a chi rimane folgorato. Troppe aziende, con la scusa della crisi, non investono più sulla sicurezza dei propri dipendenti. Basta con gli appalti al massimo ribasso che fanno aumentare i rischi per la salute dei lavoratori, ci vuole un controllo più accurato anche nelle aggiudicazioni per offerta economica più vantaggiosa, ma non a discapito della sicurezza e legalità”.

Oltre al cordoglio di circostanza, il Governo deve intervenire con forza, perché il sistema infrastrutturale del nostro paese è al collasso: servono politiche straordinarie di manutenzione e nuove opere pubbliche, moderne ed efficienti, senza dimenticare la messa in sicurezza di interi territori e la salvaguardia del territorio. I sindacati sottolineano che ci deve essere la consapevolezza che se non parte l’edilizia, non potrà ripartire il paese, occorre “lavoro buono” che non può che discendere dalla sottoscrizione di un buon contratto e dal suo rinnovo, con un incremento dei salari, utile a far ripartire l’economia ed i consumi, il rafforzamento della previdenza e della sanità integrativa e dei fondi per l’aiuto al pensionamento anticipato.

Uffici stampa

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