Il convegno interregionale sulla sanità promosso da Cisl e Fnp Cisl Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta oggi all’hotel Majestic di Torino
Oltre cento persone hanno partecipato questa mattina al Convegno interregionale organizzato da Cisl e Fnp Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta per i 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale. “Scopo dell’evento era ragionare sull’evoluzione delle riforme che si sono succedute dal 1978 ad oggi, focalizzando l’attenzione sulle differenze tra i modelli sanitari, con particolare riferimento alle nostre tre regioni, ed evidenziare i punti di forza e di criticità. Il convegno è stata anche l’occasione per ragionare sulle priorità che, come sindacato, vogliamo portare avanti nel confronto con il Governo e le Amminsitrazioni regionali”: così Alessio Ferraris, segretario generale Cisl Piemonte e Rosina Partelli, segretaria generale Fnp Cisl Piemonte, hanno introdotto i lavori della giornata.
Nella prima parte della mattinata sono intervenuti Paolo Arnolfo, che ha svolto la relazione introduttiva, a nome del gruppo tecnico della Fnp, il segretario regionale Cisl Liguria, Gian Franco Girardi, il segretario Fnp valle d’Aosta, Vincenzo Albanese e Mauro Giulattini (Fp Piemonte) che ha parlato a nome di Funzione Pubblica e Cisl Medici.
Dall’analisi dei modelli sanitari delle tre regioni sono emersi alcuni dati degni di nota, a partire dalle risorse investite nel settore della salute. La spesa pro capite nel 2016 è stata di 2063€ in Liguria, 1913€ in Piemonte e 2107€ in Valle d’Aosta. Cifre superiori alla media nazionale e in linea con la media del nord Italia, ma che hanno subito un forte rallentamento negli ultimi anni: se fra il 2000 e il 2010 il tasso di crescita era superiore al 3%, tra il 2010 e il 2016 la spesa è rimasta sostanzialmente invariata.
Una possibile spiegazione la si può trovare nella linee guida nazionali che prevedono di spostare risorse dagli ospedali al territorio. Nuove tecniche di cura e nuovi strumenti consentono infatti ricoveri sempre più brevi per molte patologie, permettendo alla Regioni un forte risparmio di risorse. In effetti, la contrazione del numero di posti letto negli ultimi 15 anni è stata notevole: contestualmente, però, si sarebbe dovuto porre l’accento sulle cure territoriali. Non sempre, però, questo è avvenuto.
Dal 2013 in Liguria e dal 2016 in Piemonte ampia attenzione è stata riservata alle “Case della Salute”, che dovrebbero rivitalizzare il rapporto tra i territori e i cittadini in ambito sanitario. In Piemonte più di trenta progetti sono stati avviati, altrettanti dovrebbero esserlo nei prossimi mesi: ci vorrà del tempo per valutarne l’impatto effettivo.
Uno dei maggiori problemi a cui si vorrebbe fare fronte è quello dei tempi di attesa, tema al centro dell’agenda mediatica e politica degli ultimi mesi. Nel convegno si sono riportati alcuni esempi: dai 66 giorni necessari per svolgere una visita cardiologica in alcune ASL liguri, passando per le attese superiori ai 200 giorni per le visite oculistiche in Piemonte, arrivando ai 100 giorni di attesa per una colonscopia in Valle d’Aosta. Una difficoltà particolarmente sentita dalla popolazione, che a fronte di queste interminabili attese si trova spesso costretta a ricorrere alla sanità privata, pagando di tasca propria per avere dei servizi che dovrebbero essere garantiti dal SSN. La spesa sanitaria privata in Italia è mediamente di 560€ pro capite all’anno: una cifra superata da Liguria (591€), Piemonte (635€) e Valle d’Aosta (859€, primo posto in Italia di questa inquietante classifica).
La necessità di ricorrere al settore privato acuisce le differenze sociali, creando un solco tra chi può permettersi cure più costose e chi invece è costretto ad aspettare i tempi del SSN.
Un altro tema interessante è quello della mobilità tra Regioni: molte persone scelgono di curarsi in una Regione diversa da quella in cui risiedono. Il recente conguaglio relativo agli anni dal 2013 al 2016 ci dice che all’interno del territorio nazionale si sono movimentati 4,6 miliardi di euro.
Molte, troppe le risorse che dal Sud Italia migrano verso Nord, contribuendo a impoverire il meridione. Ma è particolare anche la posizione di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, uniche regioni del nord ad avere un saldo ampiamente negativo.
Da queste sollecitazioni ha preso spunto la tavola rotonda moderata da, Lorenza Castagneri, del Corriere della Sera edizioneTorino, alla quale hanno partecipato Ignazio Ganga, segretario confederale Cisl nazionale, Loreno Coli, segretario generale aggiunto Fnp nazionale e Antonio Saitta, assessore regionale e presidente Commissione Salute della Conferenza delle Regioni.
Il segretario Cisl Ganga ha posto l’accento sui tagli per il risanamento dei conti pubblici che negli ultimi anni hanno causato un forte disinvestimento nella sanità, con conseguenze negative sia per il servizio ai cittadini sia per i lavoratori impiegati nel settore. “Tra pubblico e privato – ha sottolineato il segretario Cisl Ganga – sono 633 mila i lavoratori del settore. Su un totale di 110 mila medici, ben 8 mila hanno però un contratto a termine. Per la Cisl il tema del socio-sanitario è prioritario, come quello del lavoro e dell’istruzione. La grande sfida è su due fronti: da un lato la presa in carico dell’utenza, in particolare dei pazienti cronici, attraverso il potenziamento della territorialità, e dall’altro la tutela dei lavoratori. Non bisogna dimenticare, infatti, il blocco del turnover del personale sanitario, il problema del numero chiuso alle Facoltà di Medicina (rischiamo di non avere abbastanza medici nel prossimo futuro) e il rapporto tra infermieri e pazienti cronici che in Italia e di 6 ogni mille, mentre negli altri Paesi europei è di 13 ogni mille”.
Il segretario nazionale della Fnp Loreno Coli, rifacendosi al titolo dell’iniziativa, ha ribadito come davanti alla prospettiva di una popolazione sempre più anziana parlare di “diritti alla salute” non vuol dire soltanto parlare di cura, ma fare ancheun discorso serio sui temi della prevenzione.
L’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta ha ricordato “che il sistema sanitario è la più grande conquista sociale italiana, poiché garantisce tutela a tutti i cittadini, con una funzionalità progressiva in base alla situazione economica individuale. Perchè il diritto universale alla salute sia garantito è necessario che vi sia un forte coordinamento a livello nazionale, visto il divario tra i diversi modelli, ma soprattutto occorre riportare la sanità al centro del dibattito politico”.
Stefania Uberti