Sono tante le aziende che in tutto il Piemonte stanno interrompendo la loro attività per garantire la tutela della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro ed evitare così il contagio da coronavirus. “Nella sola area metropolitana torinese – spiega il segretario generale della Cisl Torino-Canavese, Domenico Lo Bianco – sono più di 70 le aziende che hanno sospeso la produzione, con circa 37mila lavoratori coinvolti, dei quali 30mila metalmeccanici e 7mila dei settori gomma plastica, chimico, grafica e cartotecnica. Vigileremo con la massima attenzione che siano garantite a tutti i lavoratori le necessarie condizioni di salute e sicurezza”. Nella logistica, nell’e-commerce e nei servizi di pubblica utilità, la situazione presenta parecchie criticità, soprattutto per la mancata dotazione degli strumenti di protezione. Anche nelle aziende più piccole, dove la presenza del sindacato è ridotta, la situazione appare difficile perché è più complicato vigilare sul rispetto delle regole.
Per questo in tutte le province della regione Cgil Cisl Uil hanno richiesto incontri ai Prefetti, con l’obiettivo di monitorare la situazione, e scritto a tutte le associazioni datoriali, richiamandole alla rigorosa applicazione delle norme contenute nel protocollo sulla sicurezza e la salute dei lavoratori negli ambienti di lavoro. L’obiettivo è impedire la diffusione del contagio e salvaguardare la salute di tutti, anche di chi svolge attività considerate solo in parte essenziali come banche, assicurazioni, poste e uffici pubblici. Intanto, si verificano sempre più spesso casi di contagio nei posti di lavoro e conseguente sospensione dell’attività, come è successo qualche giorno fa, nella sede di Comdata, a Ivrea, dove 500 lavoratori hanno dovuto abbandonare gli uffici del call center perché un dipendente è risultato positivo al test del tampone per il coronavirus. “In questa fase così inedita e difficile, i nostri delegati e i nostri operatori dei servizi – spiega il segretario generale Cisl Piemonte, Alessio Ferraris – sono in rapporto contino con i lavoratori. Tutti stanno facendo grandi sacrifici per tutelare le nostre comunità, a partire da quei lavoratori che sono impegnati in prima linea contro l’emergenza”.
Insieme alle ingenti perdite di vite umane, cominciano ad arrivare le prime stime dei danni al tessuto economico della regione. Secondo Cerved Industry Forecast, tra i principali operatori nell’analisi e nella gestione del rischio di credito, il Piemonte potrebbe perdere tra i 25,4 e i 60 miliardi di euro di fatturato nel biennio 202-2021. Tutto dipende da quando finirà l’emergenza: in questo caso a maggio o a fine anno. A pagare il prezzo più alto sarebbe il settore dell’automotive, con un calo che potrebbe attestarsi intorno al 46%. Anche il Centro Einaudi ha stimato una riduzione del Pil tra il 2,2 eil 4,2 % solo nel 2020. Intanto si moltiplicano le donazioni dei principali gruppi industriali della regione. Dopo Lavazza, che ha stanziato 10 milioni di euro a progetti di sostegno a sanità, scuola e fasce deboli della Regione Piemonte, e la famiglia Agnelli, che ha donato altri 10 milioni di euro, anche la famiglia Ferrero ha deciso di donare dieci milioni di euro alla struttura guidata dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri.
Dal fronte sanitario – dove tutti gli operatori sono impegnati instancabilmente da settimane in condizioni difficili e di grande stress – arriva la notizia dell’imminente apertura (si parla di pochi giorni) del nuovo ospedale di Verduno, nel cuneese, la cui inaugurazione era prevista a maggio, per farne il centro di riferimento regionale per l’emergenza coronavirus. L’ospedale, che ha una capienza di circa 400 posti letto, potrà ospitare centinaia di posti per trattamenti di terapia intensiva e sub-intensiva.
Rocco Zagaria