Torino. “Non si deve temere ciò che non si conosce, lo si deve studiare”. In questo invito di Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, ad approfondire senza paura e pregiudizi il rapporto uomo/macchine, è racchiuso forse il giusto approccio all’evoluzione tecnologica che coinvolge a 360 gradi il mondo del lavoro. Per illustrare la velocità del cambiamento, Cingolani ha fatto alcuni esempi. “I dati prodotti negli ultimi due anni – ha detto l’esperto – sono maggiori dei dati prodotti negli ultimi 50. Si riduce sempre di più il tempo medio tra una innovazione e la successiva, provocando una accelerazione della capacità di adattamento e di riconversione. Sul rapporto lavoro/macchine intelligenti non bisogna essere né catastrofisti né entusiasti, ma realisti”. Quali saranno, allora, i lavori del futuro?
Secondo Cingolani le professionalità del futuro sono quelle del “Nuovo infermiere”, figura preparata all’uso di strumenti tecnologici di ultima generazione; del “memory manager” (servizi terza e quarta età); del “nano-medico”, “bioinformatico”, “geo-microbiologo”, degli “Architetti digitali” (cloud controller, social, siti…); “Architetti dei materiali” (3d printing, riciclo, materiali sostenibili); “Energy manager” (idrogeno, radioattivi); “Food technologist” (tracciabilita’, analisi, packaging). Questi lavori richiedono però maggiori competenze da sviluppare in tempi sempre più rapidi. “L’evoluzione tecnologica” è stata tra i temi al centro del seminario nazionale promosso dalla Cisl, a Torino, alla vigilia del G7 del lavoro, industria e scienza in programma a fine mese nella vicina Venaria Reale. “Il lavoro tra ripresa debole, accelerazione tecnologica e rischi di esclusione”: questo il titolo dell’iniziativa che si è svolta al Pacific Hotel Fortino del capoluogo regionale e che ha visto la partecipazione, fra gli altri, del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti e della leader Cisl, Annamaria Furlan.
Al convegno torinese si è parlato anche di crescita, disuguaglianze, e in particolare dell’occupazione giovanile e dell’importanza di rafforzare il legame tra formazione e mondo del lavoro, creando un ponte sociale tra nuove e vecchie generazioni. “Alla vigilia di un appuntamento internazionale di assoluta rilevanza come quello del G7 di Venaria – ha affermato il segretario generale Cisl Piemonte, Alessio Ferraris, che ha aperto l’incontro nazionale – l’iniziativa Cisl, oltre a essere una utile occasione di approfondimento e confronto su temi fondamentali della nostra agenda economica, come il lavoro e lo sviluppo, rappresenta un importante momento di elaborazione e proposta”.
Per Alessandra Del Boca, consigliere di sorveglianza Ubi Banca, Università degli Studi di Brescia c’è un equivoco di fondo quando si affronta il tema dei lavoratori giovani ed anziani. Secondo Eurostat, infatti, i tassi di disoccupazione giovanile non sono interpretati correttamente. Agli indici di disoccupazione giovanile 15-24 anni del 37,8% corrisponde invece un’incidenza reale del 10,1% dei disoccupati sulla popolazione. Il problema vero è la disoccupazione dei giovani più adulti, tra i 25 e 34 anni, il cui tasso di disoccupazione è del 17,7% e l’incidenza dei disoccupati sulla popolazione è del 12,9%. “Bisogna smentire – ha sottolineato Del Boca – alcune teorie e sfatare una sorta di “inganno generazionale” il ritiro dalla vita attiva degli anziani non riduce l’occupazione dei giovani. L’occupazione totale di una economia non è fissa: giovani e anziani non sono sostituibili tra loro sul mercato del lavoro e il totale dell’occupazione varia come la sua qualità. Inoltre, l’economia evolve per effetto della competitività e delle regole”. In aiuto all’esperta arriva anche la relazione 2017 della Banca d’Italia che non trova né a breve né a lungo correlazione negativa tra vita lavorativa degli anziani e occupazione dei giovani; piuttosto, appaiono complementari e mostrano una correlazione lievemente positiva.
Momento clou della giornata, introdotta dal segretario confederale Cisl, Gigi Petteni, che ha ribadito la “necessità di politiche di sviluppo e di inclusione sociale, ponendo al centro il lavoro stabile e dignitoso dei giovani e politiche fiscali redistributive”, il faccia a faccia – moderato dal giornalista Walter Passerini – tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti e la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Anche nella legge di bilancio – ha esordito il ministro del Lavoro Poletti – il primo investimento da sostenere è il sapere. Posso dire che in questa legge di bilancio, il tema della decontribuzione sulle assunzioni giovanili sta a fianco di molti altri, come la formazione tecnica. L’impresa 4.0 ha bisogno del lavoro 4.0 e delle sue competenze, quindi nella legge di bilancio cercheremo di introdurre uno strumento che, a partire dall’idea che il sapere è un investimento, questa scelta venga sostenuta”.
Per la leader Cisl Furlan: “Siamo davanti a un vuoto formativo che caratterizza il mercato del lavoro per questo occorre attivare un meccanismo di interfaccia tra imprese e formazione e si rende necessaria una premialità per le imprese non solo che assumono, ma che fanno anche formazione. Finalmente il governo non parla solo di industria 4.0 ma anche di impresa 4.0, lavoro 4.0 e formazione 4.0. Non a caso abbiamo detto che oltre agli ammortamenti per chi investe in muove tecnologie ci sia lo stesso per chi investe sul fattore umano. Questo crea le condizioni perché l’applicazione delle nuove tecnologie non diventi selettiva ma coinvolga tanto i giovani quanti i lavoratori già occupati” .
Rocco Zagaria