“Per il settore Commercio si puo’ trovare una soluzione alternativa e condivisa da tutti (una di queste puo’ essere la turnazione proposta dal Governo) alla liberalizzazione selvaggia dell’apertura di negozi e centri commericiali che non ha sortito l’effetto sperato, né sugli aumenti di fatturato delle imprese, né sull’aumento dei posti di lavoro. La strada migliore per noi e’ quella di riaffidare questa competenza alla contrattazione territoriale tra comuni, aziende e sindacati in modo da garantire la giusta flessibilità negli orari, turnazioni regolari, una maggiore retribuzione per i lavoratori e, soprattutto, la volontarietà della prestazione domenicale e festiva, distinguendo anche tra zone turistiche e luoghi fuori dal contesto urbano”. E’ quanto sottolinea oggi sul quotidiano cattolico “Avvenire” la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, in una lettera aperta. “E’ positivo che finalmente il Governo, ed alcune forze politiche, abbiano compreso il senso della battaglia del sindacato, e della Cisl in particolare, contro la “deregulation” nelle aperture dei negozi e dei centri commerciali la domenica o nelle giornate di festa”, aggiunge la leader della Cisl.
“Ecco perché sarebbe importante che il Ministro Di Maio avviasse subito un tavolo di confronto con i sindacati di categoria maggiormente rappresentativi per valutare una soluzione condivisa, in raccordo con le amministrazioni locali”. La Furlan ricorda che “in molte realtà aziendali il lavoro domenicale si svolge gia’ da tempo con accordi sindacali che tutelano i diritti fondamentali come il rispetto della maternita’, la cura dei figli, la volontarietà di una prestazione che deve essere giustamente sempre retribuito in maniera dignitosa. Ma questo non avviene in tutte le aziende”. La Segretaria della Cisl, sottolinea anche che “come più volte hanno ammonito giustamente Papa Francesco e la Cei qui e’ in gioco il rispetto per la dignità della persona che anche la Cisl ha sempre posto al centro della sua azione sindacale. Un rispetto che passa anche attraverso la costruzione di un modello di società in cui la libertà dello shopping (che nessuno vuole mettere in discussione) non passi per una mortificazione del valore del lavoro o del ruolo fondamentale della famiglia. E’ quello che cerchiamo di conciliare in tanti accordi sindacali nazionale ed aziendali di categoria, anche nel settore del commercio. Garantire ai cittadini i servizi pubblici essenziali anche nelle giornate di festa non ha lo stesso valore di consentire di trascorrere, quasi fosse un “diritto”, tutte le domeniche, o anche il giorno di Natale o di Santo Stefano all’interno di un centro commerciale. Pensiamo che si possa fare a meno di una giornata di shopping anche come segno di rispetto per gli altri, senza per questo danneggiare l’economia. Tra l’altro queste stesse multinazionali che vogliono tenere aperti in Italia i loro centri commerciali, anche nei giorni di festa, non si sognano di farlo in Francia o in Germania. Se vogliamo aumentare i consumi bisognerebbe far crescere i salari e le pensioni, abbassare le tasse per le imprese che investono in formazione, innovazione e ricerca, offrire ai giovani le condizioni per un lavoro stabile e non precario”, conclude la Furlan.
Ufficio Stampa Cisl nazionale