I segretari generali di Cisl Piemonte e Torino, Alessio Ferraris e Domenico Lo Bianco, e il segretario generale Fim Torino-Canavese, Davide Provenzano, lanciano l’allarme sull’affidabilità di taluni imprenditori e sul rischio che il Piemonte possa rimanere al palo su futuri investimenti industriali.
“In questo momento – affermano i tre segretari Cisl – è importante operare affinché il Piemonte vinca le sfide future e in particolare quelle tecnologiche legate all’automotive e al suo indotto. Stellantis farà le batterie in Molise e l’Hub del riciclo a Mirafiori non potrà certo garantire, sia sul piano quantitativo che qualitativo, livelli occupazionali sufficienti”.
Cisl Piemonte e Torino e Fim Torino chiedono alle istituzioni locali “come pensano di gestire eventuali criticità sul territorio se non si riesce ad attrarre investimenti rilevanti? La notizia dello spostamento di Italvolt in Sicilia sorprende solo in parte. L’investimento, annunciato nel febbraio del 2021, non ha mai visto alcun passo in avanti. Si è intuito che la promessa fatta da Italvolt e annunciata dalla politica locale di 4mila nuovi posti di lavoro era una chimera. Mancavano contratti con le case automobilistiche e non si capiva come tutte quelle batterie potessero essere collocate sul mercato. Tuttavia si potrebbe pensare che l’investimento, rimanendo in Italia, possa essere accolto con favore, peccato che continuiamo ad essere perplessi sulla serietà dell’imprenditore e segnaliamo il fallimento di Britishvolt in Inghilterra”.
Ferraris, Lo Bianco e Provenzano concludono: “Abbiamo bisogno di rafforzare il settore dell’auto che deve restare centrale nelle politiche di sviluppo della regione e ricercare alternative industriali perché il solo comparto dell’Aerospazio torinese non può bastare. Il Piemonte rischia di essere schiacciato dentro una morsa, tra il sud Italia che gode di fondi europei dedicati e il nord est che può vantare infrastrutture e competenze maggiori delle nostre. Pertanto, dove ci collochiamo in questa geografia industriale e di sviluppo?
Il rischio, che non vogliamo correre, in particolar modo nel settore industriale, è di essere non primi e neppure ultimi tra le regioni italiane, ma irrilevanti”.