Il segretario nazionale Fai Onofrio Rota: “Un fronte della responsabilità per rilanciare l’agroalimentare e l’ambiente”.
“C’è un fronte della responsabilità da definire, serve una nuova alleanza per il lavoro agroalimentare e ambientale che parli il linguaggio della concretezza e sciolga nodi di sistema che frenano da troppi anni enormi potenzialità inespresse”.
Così il segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota nel suo intervento all’iniziativa “Fai Bella L’Italia”, che si è svolto ieri a Napoli, con la partecipazione della segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan e rappresentanti di imprese e istituzioni.
“Penso all’urgenza di riqualificare l’azione pubblica – ha aggiunto Rota – nella gestione protettiva e produttiva del nostro patrimonio idrico, forestale e paesaggistico per farne strumento di crescita e modernità, fonte di valore economico e di valori etici, mezzo di contrasto al dissesto idrogeologico, alla speculazione, alla desertificazione, all’abbandono delle terre e dei borghi”.
Per il segretario generale Fai: “Ci sono contratti nazionali di assoluto rilievo, scaduti da tanto, troppo tempo, come quello degli allevatori oppure quello degli operai idraulico-forestali, negato da 6 anni, che richiede con urgenza di individuare una controparte pubblica per sbloccare al più presto i negoziati. Sono circa sessanta mila i lavoratori di questo comparto e a loro dobbiamo restituire il diritto di negoziare le proprie condizioni di lavoro, non possiamo ricordarcene soltanto davanti a tragedie che evidenziano quanto sia miope non prendersi cura dei boschi, delle risorse idriche, delle aree rurali e di quelle urbane, della loro messa sicurezza”.
“Per troppi anni – ha sottolineato Rota – è stato promosso un modello di crescita che ha depredato e deturpato il suolo, e oggi manca ancora un serio piano nazionale contro il dissesto che punti su programmazione e prevenzione”.
Il leader della Fai Cisl ha anche affrontato la questione dei consorzi di bonifica: “Guardiamo a quello che sta avvenendo in tante realtà di questo comparto, che vede impegnati tanti lavoratori per garantire opere fondamentali di tutela dell’ambiente, di messa in sicurezza dei bacini e delle acque, di gestione di risorse primarie: è inconcepibile che tra un rimpallo di responsabilità e l’altro, tra amministrazioni locali e regionali, si sia arrivati a situazioni di mancati stipendi anche oltre i dieci mesi. Sono persone in carne ed ossa che meritano risposte, e non nuove promesse. La politica deve capire che gli stipendi pagati non sono semplici spese, ma investimenti per la sicurezza del territorio e la produzione di nuova ricchezza”.