Crisi, innovazione e opportunità: giornata di approfondimento per i dirigenti della Cisl territoriale
“Tra crisi, innovazione e opportunità”: questo il titolo della seconda giornata seminariale del Corso per dirigenti della Cisl Torino-Canavese che si è svolto a Villa Lascaris di Pianezza il 26 marzo.
Ancora un appuntamento rivolto al gruppo dirigente della Cisl territoriale per approfondire i temi della crisi, dell’innovazione e dello sviluppo. Nella mattinata di lunedì 26 marzo, a Villa Lascaris di Pianezza, si sono svolti i due panel di Luciano Abburrà, dirigente dell’Ires Piemonte, l’Istituto di ricerche economiche e sociali della Regione, intitolati: “Coniugare innovazione tecnologica/sociale come opportunità di sviluppo” e “Lavoro e società: giovani, competenze, scolarizzazione”. Nella sessione pomeridiana è stato invece il ricercatore e collaboratore dell’Ires, Giorgio Vernoni a trattare il tema: La domanda di lavoro dipendente per profilo professionale, i mutamenti durante la crisi. Insieme ai 24 corsisti di tutte le federazioni e allo staff formazione dell’Ust, composto da Cinzia Pietrosanto, Gaetano Quadrelli, Barbara Gai e Anna De Bella, hanno preso parte ai lavori il segretario generale della Cisl territoriale, Domenico Lo Bianco e la componente di segreteria Cristina Terrenati.
Per Luciano Abburrà, dirigente e ricercatore Ires Piemonte: “La questione numero uno è quella demografica. Il cambiamento, che vede una rilevanza sempre più consistente delle classi di età matura, con uno spazio sempre più importante nella popolazione e nell’occupazione è ormai un processo fisiologico che va considerato come una sfida da accogliere, accettare e trasformare in una opportunità di sviluppo. L’altro tema è quello della scolarizzazione dei giovani, cioè della grande crescita che c’è stata, in questi anni, della partecipazione ai corsi di studi e del conseguimento dei titoli scolastici superiori da parte dei giovani della nostra regione. Questo richiede al sistema economico di adeguarsi, nel senso di diventare capace di valorizzare queste risorse invece di considerarle un problema come la disoccupazione giovanile. Per farlo, il sistema economico deve cambiare la propria composizione settoriale e professionale in modo tale che possa offrire delle opportunità di valorizzazione a quella che è stata da sempre la risorsa principe dell’occupazione: i giovani. Oggi questi ragazzi rischiano di essere solo un fardello, un peso, invece di rappresntare una grande opportunità”.
Dell’evoluzione della domanda di lavoro per livello di qualificazione e profilo professionale tra il 2008 e il 2015 ha invece parlato il ricercatore e collaboratore dell’Ires, Giorgio Vernoni. “E’ utile evidenziare l’assenza, in questa fase di crisi, – ha spiegato Vernoni – una dinamica di upgrading, ossia di progressiva qualificazione della domanda di lavoro verso i profili più specializzati, che pure sarebbe da attendersi e auspicare in un’economia come quella piemontese. Ciò accade per una serie di fattori che manifestano i propri effetti principalmente nell’ambito dei profili ad alta qualificazione. A questi ultimi corrisponde una contrazione del 30% circa dei posti di lavoro Full Time Equivalent attivati dalle assunzioni. Fattori che invece sembrano interessare meno i profili a media e bassa qualificazione, complessivamente più stabili. Fra le più rilevanti cause di mutamento emergono gli effetti del passaggio al nuovo paradigma tecnologico cosiddetto ‘4.0’, che stimola in maniera significativa la domanda di profili ad alta intensità di conoscenza (in particolare le professioni ingegneristiche e scientifiche), ma non abbastanza da compensare la contrazione della domanda di profili impiegatizi “di concetto” che, seppur qualificati, appaiono esposti a un crescente rischio di sostituzione da parte delle macchine”. Sempre secondo il ricercatore Vernoni: “Il secondo aspetto da evidenziare è il limitato apporto, in questa fase, della domanda pubblica, con particolare riferimento al comparto sanitario, da ricondurre ai vincoli di bilancio e di spesa e che, per questa stessa ragione, potrebbe in prospettiva essere recuperato.
“La lettura complessiva di questi risultati – segnala ancora Vernoni – ci offre un quadro “in transizione” in cui gli effetti della lunga fase recessiva sembrano aver prevalso su altri fattori di cambiamento. Tuttavia, sotto a questa tendenza regressiva dal punto di vista quantitativo è possibile anche leggere dei moderati mutamenti riconducibili alla transizione tecnologica. Tali mutamenti sono rilevabili non tanto tra un livello di qualificazione e l’altro (segno, forse, di una necessità di aggiornamento delle classificazioni esistenti) ma all’interno dei singoli raggruppamenti, dove è invece possibile riconoscere degli effetti di sostituzione upgrading (la crescente domanda di ingegneri e di altri profili tecnici, il calo della domanda di conduttori di impianti) e, probabilmente, di polarizzazione, visto il forte calo della domanda di figure impiegatizie, le cui mansioni sono ormai facilmente robotizzabili”.
Concludendo la giornata, il segretario generale della Cisl Torino-Canavese, Domenico Lo Bianco ha sottolineato che i temi della scolarizzazione del crollo della natalità e della crescita vanno affrontati con una politica industriale innovativa, che oltre ad essere molto attenta agli effetti ambientali, sappia puntare alla formazione, alla digitalizzazione e al sostegno alla famiglia. Sulla scia della Germania, che ha deciso di investire su queste questioni 46 miliardi di euro nei prossimi 4 anni, e del Giappone, anche l’Italia deve affrontare queste sfide mettendo al centro dell’azione di governo il lavoro, il fisco e il welfare come propone proprio la Cisl”.
Rocco Zagaria
Categoria: Mercato del lavoro, Sanità e Assistenza, Territorio