Te Connectivity di Collegno, accordo per salvare i 220 lavoratori
Cassa integrazione, incentivi, formazione e politiche attive per tutti i lavoratori, in attesa della reindustrializzazione del sito di Collegno (To) di Te Connectivity che chiuderà i battenti entro ottobre 2025
Ormai è certo: la Te Connectivity, che produce connettori per elettrodomestici, lascerà Collegno, comune alle porte di Torino, ad ottobre 2025 per trasferire la produzione in Cina e Stati Uniti. Nei giorni scorsi, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a Roma, è stato sottoscritto l’accordo sul piano di gestione e riduzione degli impatti sociali per i 220 lavoratori del sito torinese. L’intesa – firmata da azienda, Regione Piemonte, Città di Collegno, Fim Cisl, Fiom Cgil e Rsu aziendali – prevede la cassa integrazione fino all’estate 2025, incentivi alle uscite, eventuali ricollocazioni, ma anche formazione e politiche attive per il personale in esubero nella speranza che, nel frattempo, un nuovo investitore si faccia avanti per rilevare l’attività.
Al momento si parla di uno scouting di diverse centinaia di aziende, ma alla fine sarebbero non più di tre o quattro quelle concretamente interessate. “Se da una parte rimane il dispiacere per quanto vissuto dai lavoratori di Te Connectivity – ha dichiarato l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino – siamo soddisfatti di aver favorito il raggiungimento di questo risultato che vede un accordo tra le parti e ci permette di accompagnare i lavoratori e di continuare a seguirli passo dopo passo in questa vertenza, perché non considero finito qui il nostro compito. L’obiettivo è che la reindustrializzazione vada a buon fine: la Regione c’è e non lascia indietro nessuno”. Il piano si dispiegherà per un anno e mezzo attraverso tavoli condivisi con la Regione Piemonte, i sindacati e tutte le istituzioni coinvolte, tra cui il Comune di Collegno. Il percorso vedrà impegnati tutti i soggetti coinvolti nella ricerca di una soluzione produttiva e nei percorsi formativi, di reindustrializzazione, di ricollocazione e di incentivi agli esodi volontari.
“La vertenza Te Connectivity di Collegno – hanno detto Marco Barbieri e Rocco Cutrì, rispettivamente operatore e segretario generale della Fim Cisl Torino-Canavese, che seguono la vicenda da quando è iniziata (il 21 novembre 2023) – ha evidenziato i limiti della legge n.234 del 2021, che di fatto non pone vincoli adeguati a queste scelte aziendali. Per questo, ai parlamentari regionali, nazionali ed europei, abbiamo chiesto una revisione di tale normativa e l’approvazione della proposta di legge di iniziativa popolare Cisl sulla partecipazione dei lavoratori. Con gli accordi faticosamente raggiunti con l’azienda e con la Regione Piemonte, grazie alla mobilitazione dei lavoratori, che ha visto il sostegno delle istituzioni locali e della chiesa, abbiamo ottenuto tutte le misure di previste dalla normativa vigente per limitare le ricadute occupazionali ed economiche, con un piano che si svilupperà in 17 mesi”.
Il caso della Te Connectivity ripropone in modo drammatico il tema delle delocalizzazioni industriali. Per Fim e Fiom Torino: “L’attuale normativa è assolutamente inadeguata per affrontare scelte aziendali di tale portata, ed è per questo che, tra le varie iniziative sindacali, negli scorsi giorni ci siamo anche recati a Bruxelles presso il Parlamento Europeo per discutere con alcuni eurodeputati della Te Connectivity e più in generale dell’urgenza di avere leggi davvero tutelanti e una politica industriale italiana ed europea. Sappiamo che è stata approvata una proposta di riforma dei trattati europei che dovrebbe portare a una normativa europea stringente e maggiormente tutelante in materia di delocalizzazioni, ma questa dovrà essere approvata dai singoli Stati e non c’è più tempo da perdere. Il tessuto manifatturiero torinese si sta sgretolando da tempo e abbiamo il dovere di invertire la rotta”. (Da Conquiste del Lavoro di martedì 26 febbraio 2024)
Rocco Zagaria
Categoria: Focus