Te Connectivity conferma la chiusura del sito di Collegno
In sede ministeriale, l’azienda ribadisce la volontà di chiudere lo stabilimento torinese dove lavorano 220 operai. Nuovo incontro nazionale il 22 febbraio
Si complica la vicenda della Te Connectivity (Ex Tyco) di Collegno, alle porte di Torino, dove lavorano circa 220 operai. Sono passati più di due mesi dall’annuncio (era il 21 novembre 2023) della multinazionale svizzera-statunitense, che produce connettori per elettrodomestici e auto, di voler cessare le attività nello stabilimento torinese per trasferirle in Cina e negli Stati Uniti, e nulla è cambiato. Nell’incontro, che si è svolto da remoto, convocato dal Ministero del Lavoro al quale hanno preso parte il Mimit, le Organizzazioni sindacali, l’Amma, la Regione Piemonte e il comune di Collegno, l’azienda ha ribadito la volontà di delocalizzare le produzioni e di chiudere l’attività dello stabilimento di Collegno a settembre 2025, affidando la gestione di un’ipotesi di reindustrializzazione ad una società specializzata.
Una doccia fredda per i 220 lavoratori della fabbrica torinese che vedono così allontanarsi la possibilità di un ripensamento da parte della multinazionale e avvicinarsi sempre di più lo spettro della disoccupazione.
“Abbiamo ribadito – fanno sapere in una nota le segreterie torinesi di Fim e Fiom – che la prima azienda candidata al mantenimento dello stabilimento deve essere proprio Te Connectivity che dispone di competenze, disponibilità economiche e capacità industriali per elaborare un progetto industriale in più direzioni, a partire dai componenti di microelettronica dai più svariati impieghi, dal medicale alle telecomunicazioni, dall’avionico al ferroviario, per i quali sono previsti importanti stanziamenti europei e nazionali”.
I funzionari del Mimit hanno richiesto all’azienda di presentare un piano maggiormente dettagliato e, una volta elaborato, di trasmetterlo, oltre ai ministeri competenti, alle istituzioni locali coinvolte e alle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici per consentire, come prevedono le norme, un approfondimento ampio anche su ciò che oggi l’azienda ritiene irrevocabile. Il giorno successivo all’incontro nazionale, Fim e Fiom Torino hanno incontrato gli assessorati al lavoro e alle attività produttive della Regione Piemonte e il Comune di Collegno per avviare una prima analisi di merito sulla vertenza. In concomitanza con il vertice in Regione, i lavoratori di Te Connectivity hanno scioperato per 4 ore, riunendosi in presidio sotto il grattacielo della Regione.
“Abbiamo presentato le nostre istanze – hanno detto Rocco Cutrì e Marco Barbieri, rispettivamente segretario generale e operatore della Fim Cisl Torino-Canavese – a partire dalla ricerca di soluzioni industriali che consentano il mantenimento del sito produttivo e dell’occupazione. La Regione ha dato la sua disponibilità ad esercitare il proprio ruolo di mediatore, di concerto anche con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, mettendo a disposizione tutte le risorse previste. Nel confermare il mantenimento dello stato di agitazione permanente, riteniamo di essere soltanto all’inizio di un confronto che, nonostante i tempi ristretti della procedura, dovrà affrontare ed approfondire ogni soluzione possibile per il mantenimento del sito industriale e dell’occupazione”.
Il 22 febbraio prossimo ci sarà il secondo incontro nazionale con i ministeri competenti e le parti coinvolte. Intanto è cominciato il conto alla rovescia per i 220 lavoratori dello stabilimento di Collegno che si augurano di non rivivere lo stesso finale di un film già visto: quello della ex Embraco di Riva di Chieri. (Da Conquiste del Lavoro del 30 gennaio 2023)
Rocco Zagaria
Categoria: Focus