Un ballo in corsia d’emergenza
Io lavoro …
Lavoro come esattore ad un casello della tangenziale di una grande città del Nord Italia. Un mio collega, Giuseppe, che lavora come ausiliare della viabilità mi racconta un fatto accadutogli qualche giorno prima.
Era un venerdì sera e pioveva. Verso l’una di notte una ragazza venticinquenne, Alice, dopo una serata passata a ballare con le amiche, si sta recando verso casa con la propria auto. Durante il tragitto di ritorno lungo la tangenziale della città, la ragazza perde il controllo del veicolo andando a sbandare fino a finire fuori strada. Esce dal veicolo illesa e chiama i soccorsi, tra cui la polizia stradale.
Quella chiamata genera una procedura protocollata che allerta la centrale operativa della tangenziale di riferimento, allerta il 118, i pompieri e il carro attrezzi. Tuttavia il primo ad arrivare sul posto è proprio il mio collega, ed essendo solo può solamente segnalare alle vetture che transitano la presenza dell’incidente come da disposizioni aziendali. Infatti nella nostra azienda è previsto che un lavoratore operi da solo, ma questo, come vedremo, porta dei rischi per la salute e la sicurezza sia degli operatori che degli utenti.
In attesa dell’arrivo di un altro collega e degli altri soccorsi, Giuseppe predispone la segnaletica di emergenza, preoccupato di far rallentare chi sopraggiunge, non può occuparsi delle condizioni di Alice, trovandosi lontano dalla vettura incidentata.
A un certo punto …
Intanto Alice nell’attesa dei soccorsi e chiaramente spaventata decide di condividere l’evento con la madre e le amiche lasciate in discoteca.
“Mamma” dice Alice in lacrime “tornando a casa, non so cosa sia successo, non sono più riuscita a controllare la macchina perché per terra era bagnato e sono finita fuori strada. Ho distrutto la macchina ma non mi sono fatta nulla, vieni subito”; e la madre preoccupata: “arrivo subito dimmi dove sei, sei sicura che non ti sei fatta male?”. “mamma sono al km 20 sulla tangenziale, ti aspetto!”.
Una volta terminata la chiamata Alice avverte anche le tre amiche con le quali aveva trascorso la serata: “Ragazze ho avuto un incidente mentre tornavo a casa, sono sulla tangenziale al km 20, sta arrivando mia mamma” e le amiche spaventate “arriviamo subito anche noi, non ti preoccupare”. Quindi da lì a poco, raggiungono immediatamente il luogo dell’incidente prima la madre e subito dopo le amiche. Una volta arrivate sostano in corsia di emergenza e incuranti della loro incolumità si mettono a commentare l’accaduto rassicurando Alice in attesa dei soccorsi.
I motivi di questo incidente …
Per nostra esperienza, la corsia di emergenza è uno dei posti più pericolosi delle autostrade perché sovente le vetture in sosta vengono tamponate dai mezzi in transito; la percezione delle persone è invece quella di essere in sicurezza. Giuseppe, che conosce bene il suo lavoro, si rende conto del pericolo che si sta concretizzando, ma trovandosi da solo ed impegnato a fare altro non può comunicare con le persone ferme a causa della distanza che li divide.
Mentre Giuseppe è impegnato a segnalare l’incidente, un guidatore in stato di ebrezza, non percepisce la presenza del pericolo e sbanda, carambolando su sé stesso e investendo tutti i presenti sul posto. Alice, la mamma e le amiche vengono travolte da quest’auto fuori controllo e rimangono ferite, per fortuna senza gravi traumi, come ci comunicherà più tardi il 118.
Giuseppe ha comunicato l’intero fatto ai colleghi RLS per segnalare l’anomalia di operare da soli e delle conseguenze di questa condizione. Successivamente, purtroppo, non so per quale motivo, non sono stati svolti gli incontri dell’RLS con l’azienda, per la valutazione del fatto.
Probabilmente, non essendo coinvolti dei propri dipendenti, l’azienda ha ritenuto di non essere parte in causa.
Nonostante tutti i protocolli aziendali, questo incidente dimostra che, come sosteniamo noi RLS ed organizzazioni sindacali a tutti i livelli, un lavoratore che interviene in strada, in soccorso di utenti in situazioni critiche, non può intervenire da solo. I protocolli aziendali prevedono però la sola segnalazione su strada dell’evento in attesa di altri soccorritori.
La nostra sensibilità, soprattutto di fronte ad incidenti gravi, spesso ci spinge a “violare” il protocollo aziendale, soccorrendo innanzi tutto le persone bisognose di aiuto e segnalando l’incidente.
Il problema è che anche i protocolli ministeriali, assecondano le mere logiche aziendali, che mirano al profitto ed al risparmio, e prevedono la possibilità di operare da solo. In due si potrebbe intervenire immediatamente senza attendere la pattuglia di sostegno.
In alcune aziende del settore, nonostante un primo periodo di conflittualità, si sono invece raggiunti rapporti di buona collaborazione che prevede l’intervento di una squadra composta da due operatori.
CONSIGLI AD UN VOSTRO COLLEGA
- VERBALIZZARE L’ACCADUTO E TRASMETTERE ALLA DIREZIONE DELL’AZIENDA
- ATTENZIONE ALLE REGOLE E VERIFICARE SE CI SONO SPAZI DI MIGLIORAMENTO.
- TRASFERIRE LA DISCUSSIONE AI VARI LIVELLI DI CONTRATTAZIONE PER METTERE IN TURNO DUE PERSONE
- PROBLEMA: INCONGRUENZE FRA INDICAZIONI MINISTERIALI/AZIENDALI E COMPORTAMENTO DI “BUON SENSO” DEGLI OPERATORI (METTERSI A SEGNALARE PRIMA DELL’INCIDENTE DAL LATO DELL’INCIDENTE)
- ESEMPIO DI UN TACITO ACCORDO LA’ DOVE NON SI E’ APPLICATO IL “MONO EQUIPAGGIO”: SI PUO’ FARE ….
- SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SUI COMPORTAMENTI DA MANTENERE SU STRADA IN CASI DI EMERGENZA (ARTICOLO SUL GIORNALE)
- SEGNALARE COMUNQUE OGNI TIPO DI ACCADIMENTO DI QUESTO GENERE: DOPO VARIE SEGNALAZIONI ANCHE L’AZIENDA NON PUO’ NON TENERNE CONTO
- COME RLS SOTTOSCRIVERE ACCORDI, CHE SIANO IN LINEA CON LA SICUREZZA
- PROPOSTA AL SINDACATO: RINFORZARE NELLA CONTRATTAZIONE NAZIONALE GLI ASPETTI LEGATI ALLA SICUREZZA
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