Iveco, l’altolà dei sindacati metalmeccanici all’acquisizione del marchio da parte dei cinesi di Faw
Nelle ultime ore il Mise ha convocato azienda e sindacati il 20 gennaio per fare il punto sulla vicenda Iveco.
“Un fulmine a ciel sereno”: così la Fim Cisl ha commentato nei giorni scorsi la notizia di una possibile acquisizione di Iveco, marchio storico italiano del Gruppo Cnh Industrial, da parte del gruppo cinese Faw, con sede a Changchun. “Siamo in un momento molto delicato per Cnh Industrial – spiega Davide Provenzano, segretario generale dei metalmeccanici Cisl di Torino – perché si sta giocando, anche con il coinvolgimento del sindacato, una partita complicata di ristrutturazione del sito di San Mauro Torinese, che sarà trasformato presto in un nuovo hub logistico. Una vendita di Iveco, se confermata, implicherebbe una cessione di quote di Fpt (Fiat powertrain technologies), rendendo la situazione potenzialmente problematica perché Fpt è il cuore della parte Industrial del gruppo ed è strategica per le forti connessioni con il mondo automotive, a partire dagli investimenti in ricerca sulle nuove propulsioni e dal progetto sul nuovo polo dei motori a idrogeno”.
Il Gruppo cinese Faw, che produce camion pesanti con il suo marchio Jefang, ha messo sul piatto 3,5 miliardi di euro per l’acquisizione di Iveco che in Italia occupa più di ottomila lavoratori: 1684 a Suzzara, vicino Mantova, dove si produce il Daily; 2259 a Brescia dove si fabbricano gli Eurocargo; 2.450 a Torino e 1700 a Foggia dove si fanno i motori di Fpt Industrial.
A preoccupare i sindacati sono sia i risvolti industriali sia le possibili conseguenze occupazionali dell’operazione. Appena si è diffusa la notizia, hanno chiesto e ottenuto un primo incontro in videoconferenza con i vertici di Cnh Industrial, i quali hanno confermato la trattativa preliminare con Faw su Iveco, anche se sono oggetto di definizione sia il perimetro sia le modalità della operazione.
“Purtroppo le aziende che fondano profonde radici nel tessuto industriale ed economico nel nostro paese e che rappresentano una eccellenza in settori strategici come la mobilità e le motorizzazioni – scrivono in una nota congiunta le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr – sono oggetto sempre più spesso di acquisizioni straniere, con potenziali rischi occupazionali e industriali. Il piano industriale oggetto di recente accordo rappresenta inoltre per noi il punto di partenza di qualsiasi confronto, ma siamo consapevoli che già solo una eventuale separazione fra Iveco e Fpt potrebbe avere ricadute negative su di esso. Di conseguenza chiediamo un confronto, anche in sede istituzionale, con i vertici della multinazionale”.
A pochi giorni dalla nascita ufficiale di Stellantis, l’auspicio, non solo dei sindacati, è che non si realizzi una vendita dei “gioielli di famiglia”, provocando di fatto un nuovo impoverimento industriale, non solo del territorio, ma di tutto il Paese. Intanto, su sollecitazione del sindacato, il Mise ha convocato le parti per il 20 gennaio prossimo per fare il punto sulla vicenda. (da Conquiste del Lavoro del 14 gennaio 2021)
Rocco Zagaria
Categoria: Attualità