Ex Embraco, una luce in fondo al tunnel
Arriva la svolta per lo stabilimento di Chieri che nel nuovo piano del Mise farà parte, insieme alla bellunese Acc, di un polo nazionale per la produzione di compressori per frigoriferi.
La svolta era nell’aria da qualche settimana. A far capire che c’erano importanti novità per la ex Embraco, che ha cessato la produzione più di due anni fa, licenziando 497 lavoratori, è stato l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, dal palco di Cgil Cisl Uil di piazza Castello, durante la manifestazione sindacale di sabato scorso. Nosiglia, che in questi anni difficili non ha mai fatto mancare ai lavoratori e alle loro famiglie la sua vicinanza e quella di tutta la chiesa torinese, aveva auspicato che nella giornata di martedì 15 settembre nell’incontro in Prefettura, convocato dalla sottosegretaria allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, ci potesse essere “una svolta per la fabbrica di Chieri”. E così è stato.
Dal vertice, cui hanno partecipato, oltre a Todde, il prefetto Palomba, la sindaca Appendino, il presidente della regione Cirio, il commissario Acc Castro, e i sindacati territoriali dei metalmeccanici, è arrivata la notizia che i lavoratori aspettavano, dopo anni di lotte e delusioni, e che fa finalmente intravedere una luce in fondo al tunnel.
Il progetto del Mise, illustrato dalla sottosegretaria Todde, prevede la creazione di un polo nazionale (il terzo in Europa) per la produzione di compressori per frigoriferi che si chiamerà Italcomp, partecipato per i primi cinque anni al 70 per cento dallo Stato e al 30% da soggetti privati, con un investimento complessivo di circa 50 milioni di euro (40 a Belluno e 10 a Torino). In base al piano presentato dal commissario di Acc, Maurizio Castro, è prevista a regime la produzione di 6 milioni di pezzi all’anno entro il 2023 che permetterà di salvare 700 posti di lavoro (400 a Chieri e 300 a Mel). Nel progetto industriale, lo stabilimento di Riva di Chieri avrà il ruolo di centro di eccellenza per la produzione di motori e il sito Acc di Mel (Bl) sarà dedicato all’assemblaggio dei compressori. La stima è di arrivare a un fatturato di oltre 150 milioni di euro nel 2025, anno in cui il polo industriale deve passare sotto il controllo dei privati.
A Riva di Chieri la produzione inizierà a gennaio del 2023. Ai lavoratori sarà garantita nel frattempo la cassa integrazione e uno ‘scivolo’ per chi vorrà lasciare.
“L’obiettivo di questo piano – ha detto la sottosegretaria Todde – è dare pari dignità a entrambi gli stabilimenti. Un progetto che vedrà una compagine privata, l’intervento dello Stato e la partecipazione delle regioni Piemonte e Veneto”.
La prossima settimana ci sarà un incontro a Belluno e nella prima settimana di ottobre un tavolo congiunto. “Contro il duopolio cinese e giapponese che monopolizzano oltre il 60% del mercato – ha spiegato Maurizio Castro amministratore straordinario della Acc di Mel –, nasce un campione europeo del compressore per servire al meglio i grandi costruttori del freddo, Bosch, Electrolux, Liebherr e Whirpool. Con la pandemia è nata l’esigenza fra i grandi operatori del freddo di ricostituire piattaforme europee e catene corte”.
Per Davide Provenzano, segretario Fim di Torino, e Arcangelo Montemarano, responsabile ex Embraco per la Fim torinese: “Il progetto è ambizioso e se si realizzerà andrà a contrastare l’egemonia del mercato dei compressori detenuta dai colossi asiatici, con un terzo polo di costruttori di compressori tutto italiano. Non ci facciamo prendere da facili entusiasmi, considerata l’esperienza negativa con Ventures, che aveva un piano simile a livello di ambizioni. C’è la necessità che questa volta il piano appena presentato si realizzi in concreto e soprattutto che coinvolga tutti i 400 lavoratori”.
Rocco Zagaria
Categoria: Attualità