Ex Embraco, finale con beffa

venerdì 3 Dicembre 2021 / Focus

Chiesto il concordato preventivo, offerti 7mila euro a ogni lavoratore della ex Embraco per chiudere il contenzioso con l’azienda

Settemila euro lordi a testa e tanti saluti. Dopo quattro anni di promesse, impegni, speranze, rischia di finire così la lunga vertenza dei 391 lavoratori della ex Embraco di Riva di Chieri. Nei giorni scorsi, durante un incontro tra il legale della multinazionale Whirlpool, i sindacati e la curatela fallimentare di Ventures Production, è emersa la volontà dell’azienda di chiedere il concordato preventivo ovvero una forma di chiusura del fallimento tramite un accordo.
La casa madre Whirlpool è intenzionata a utilizzare il fondo Escrow (30 milioni destinati in origine alla reindustrializzazione del sito e oggi ridotti a 9) per pagare tutti i costi del fallimento. Alla fine, a ogni lavoratore spetterebbero poco più di 7mila euro.
“La proposta emersa in questi giorni per gli indennizzi ai lavoratori della ex Embraco – ha tuonato l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, da sempre a fianco degli operai della fabbrica di Chieri – mi pare, francamente, inaccettabile e vergognosa”. L’alto prelato ha annunciato anche l’intenzione di “garantire la copertura delle spese legali e di quegli esperti che, nelle varie sedi, dovranno promuovere e tutelare gli interessi dei lavoratori”.
L’accordo proposto dalla curatela fallimentare di Ventures e Whirlpool per essere valido deve essere sottoscritto da almeno il 90% dei 391 lavoratori. In caso di rifiuto, la risposta di ogni singolo operaio dovrà pervenire entro il 20 dicembre, altrimenti scatta il silenzio assenso.
Sulla vertenza ex Embraco è calato il silenzio anche al Mise e le voci di un possibile acquirente, circolate nelle scorse settimane, si sono rilevate prive di ogni fondamento. “Quella della ex Embraco – spiega con amarezza Arcangelo Montemarano che segue la vertenza dai suoi inizi – è una brutta pagina della storia industriale del nostro paese. I 391 lavoratori sono in cassa integrazione fino a fine gennaio 2022. Tra due mesi, conclusi gli ammortizzatori, scatterà il licenziamento definitivo. Dal ministero dello Sviluppo economico non ci hanno nemmeno chiamato. Potevano farlo, almeno per dirci che era finita”.
La vicenda della Ex Embraco ha tenuto banco anche al terzo congresso della Fim Torino-Canavese. Intervenendo all’assise, il segretario generale Fim, Roberto Benaglia, ha ricordato che “La ex Embraco è l’esempio di come in questo Paese non siamo capaci di fare politiche industriali, di difesa occupazionale e di reindustrializzazione. Se non si riesce a dare un destino occupazionale a 400 persone non a Reggio Calabria, ma a Torino, vuol dire che il Paese è proprio in ginocchio. Facciamo tanti convegni sulle politiche attive e poi troviamo pochi strumenti da parte del pubblico per dare risposte concrete”.
I lavoratori in questi anni le hanno tentate davvero tutte. Da più di un anno stazionano con una tenda in Piazza Castello, nel cuore di Torino, a pochi metri dal palazzo della Regione, per richiamare l’attenzione delle istituzioni, della politica e dei cittadini.
In occasione della recente visita a Torino del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, hanno scritto una lettera al capo dello stato
“Ci appelliamo a lei presidente, che è il capo dello Stato – si legge nella missiva consegnata a Mattarella dal prefetto Raffaele Ruberto – il garante della nostra Costituzione: una multinazionale non può cancellare i diritti di cittadine e cittadini in questa maniera. Chiediamo una cosa semplice: tornare a lavorare. Siamo 391 famiglie sempre più disperate, da anni sopravviviamo con le poche risorse della cassa integrazione. Molti hanno dovuto fare sacrifici impensabili come vendere casa”.
Alla fine di questa triste storia rimane forse una certezza: la dignità dei lavoratori non ha prezzo. (Da Conquiste del Lavoro del 3 dicembre 2021)
Rocco Zagaria

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