Cinquanta milioni di euro per il rilancio industriale di Torino
La scadenza dei bandi per “l’area di crisi complessa” è fissata al 20 settembre. I comuni interessati sono 112, ma si teme il flop per le Pmi.
Dopo tre anni di attese e polemiche, sono stati finalmente sbloccati i 50 milioni di euro previsti ad aprile 2019 dal primo governo Conte per il piano di rilancio dell’area di crisi industriale del territorio di Torino che comprende 112 comuni.
Dal 25 luglio al 20 settembre 2022 le imprese potranno presentare richiesta di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per realizzare investimenti produttivi e per la tutela ambientale. L’intervento, che rientra nell’ambito dell’Accordo di programma approvato lo scorso anno dal Mise, punta a sostenere gli investimenti produttivi nella filiera dell’automotive e dell’aerospazio, ma anche quelli legati alla trasformazione digitale e green della componentistica.
“L’area di Torino – ha dichiarato il ministro Giancarlo Giorgetti, annunciando l’avvio dei bandi – è uno dei motori principali della crescita economica del Paese, per questo merita un programma di investimenti strutturato e ben definito nelle azioni di politica industriale che dovrà essere la base per sviluppare nuove opportunità di rilancio per un tessuto produttivo con una storica vocazione manifatturiera ma che deve essere supportato in questa fase di profonda trasformazione digitale ed ecologica”.
L’avvio dei bandi è stato accolto positivamente dalle parti sociali che lamentano però un forte ritardo nella erogazione dei fondi. “Salutiamo con favore lo sblocco dei fondi – ha sottolineato il segretario generale Cisl Torino-Canavese, Domenico Lo Bianco – perché rappresentano una grande occasione di sviluppo per il nostro territorio e le imprese che vogliono realizzare investimenti produttivi. L’apertura dei bandi legati all’area di crisi complessa di Torino segna certamente una svolta, ma non possiamo più permetterci tempi così lunghi (oltre tre anni da quando si è iniziato a delineare il percorso) per mettere a terra le risorse che servono al rilancio del nostro territorio”.
Le aziende avranno un paio di mesi – forse pochi visto il lungo iter di gestazione – per presentare i progetti e poter accedere ai fondi. E con queste risorse potrà essere finanziata anche la formazione. Il rischio, che istituzioni e parti sociali mirano a scongiurare, è che i soldi non vengano tutti assegnati. La procedura prevede infatti che possano partecipare ai bandi le aziende disposte ad investire almeno 1 milione di euro. Una soglia non propria bassa soprattutto per le imprese più piccole che hanno però la possibilità di unire le forze e fare rete (da un minimo di tre a un massimo di sei aziende) purché abbiano “una collaborazione effettiva, stabile e coerente con le attività previste e finalizzate alla realizzazione del progetto”.
I contributi pubblici, che saranno concessi a condizione che i livelli occupazionali siano in crescita o a incremento zero, oscillano da un minimo del 15% a un massimo del 75%. Ai finanziamenti potranno accedere pmi, ma anche grandi aziende come Stellantis e Leonardo. Quest’ultima, che è compresa nell’area di crisi complessa per la sua presenza in corso Marche a Torino, non potrà però accedere a finanziamenti più consistenti (quelli a finalità regionali come lo stabilimento di Mirafiori). Proprio per venire incontro alle difficoltà, soprattutto delle piccole e medie aziende, la Camera di Commercio di Torino ha aperto uno sportello informativo per aiutare le imprese a rispettare i criteri e i requisiti richiesti dai bandi. “I tempi per la presentazione dei progetti sono stretti – ha detto il presidente della Camera di Commercio, Dario Gallina – e per questo vogliamo fornire un primo orientamento agli imprenditori”. (Da Conquiste del Lavoro del 25 agosto 2022)
Rocco Zagaria
Categoria: Attualità