Cassa integrazione in deroga, Lo Bianco (Cisl): “C’è un buco di oltre due mesi da colmare per evitare la perdita di migliaia di posti di lavoro”
“Basta fare un piccolo calcolo per capire che se non si stanziano risorse aggiuntive per la cassa integrazione in deroga, rischiamo di perdere per strada migliaia di lavoratori che non avranno né un posto di lavoro né un sostegno economico. L’ultimo decreto, denominato “Rilancio”, ha individuato un numero di 5 settimane aggiuntive da effettuarsi entro il 31 agosto. Questo determina un ‘buco’ nel periodo giugno-agosto che potrebbe comportare la perdita di migliaia di posti di lavoro o meglio un rischio ‘sospensioni’ per il divieto di licenziamento fino allo stesso periodo. Un limbo inaccettabile che bisogna assolutamente evitare, modificando la norma e salvaguardando i lavoratori”. Lo dichiara il segretario generale della Cisl Torino-Canavese, Domenico Lo Bianco, commentando gli ultimi dati sulla cassa integrazione in deroga, aggiornati al 24 maggio 2020, resi noti dall’Assessorato al Lavoro della Regione Piemonte.
In provincia di Torino sono state presentate 32.695 domande di cassa integrazione in deroga su 60.198 a livello piemontese. Si tratta del 55,3% del totale regionale, con 48.478 lavoratori coinvolti su 88.554 unità complessive. I settori maggiormente colpiti sono il commercio, la ristorazione e bar ovvero settori in cui è alta la percentuale di femminile. Infatti, la cassa integrazione in deroga interessa circa il 50% di donne.
“Il 30% della cassa in deroga – conclude Lo Bianco – riguarda lavoratori con contratti ‘precari’. Stiamo parlando di contratti che, alla scadenza, probabilmente non verranno rinnovati. In questo caso, infatti, non vale il divieto di licenziamento perché è già prevista una naturale scadenza. Se si considera che stiamo parlando della sola cassa in deroga, senza considerare chi è occupato in settori coperti da altri ammortizzatori sociali (Fis o Cassa ordinaria), il quadro dei posti di lavoro in provincia è a forte rischio. Servono ammortizzatori sociali che diano continuità in una fase di emergenza, ma non è più rinviabile la programmazione delle politiche di sviluppo del Paese e del territorio”.
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