Otto marzo, l’assemblea pubblica delle lavoratrici che operano negli appalti
Nella giornata dell’Otto marzo si è svolta a Torino l’assemblea pubblica delle lavoratrici che operano negli appalti. Slogan della manifestazione: “I diritti non sono in appalto”. La realtà dei dati dimostra ancora una volta che la condizione delle donne è peggiorata. Cresce la disoccupazione femminile, aumentano le disparità salariali e pensionistiche tra donne e uomini e sale il numero delle donne con lavori precari e poco retribuiti, soprattutto negli appalti. Per discutere delle condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori operanti nei diversi appalti della Città Metropolitana di Torino, Cgil, Cisl Uil hanno indetto un’assemblea pubblica, in piazza Palazzo di Città. I sindacati confederali hanno voluto richiamare l’attenzione sulla difficile situazione in diversi appalti e concessioni del Comune che determina precarietà occupazionale, discontinuità e bassi salari, con possibili ricadute sulla qualità dei servizi.
“Negli appalti e subappalti – spiega Cristina Terrenati della segreteria Cisl Torino-Canavese – lavorano prevalentemente le donne (70%). Per queste ragioni abbiamo scelto la data dell’8 marzo per manifestare pubblicamente le condizioni di lavoro di tante donne nel nostro territorio. Non avere un lavoro o avere un reddito da lavoro o pensione che non consente di autodeterminare la propria vita, rende ancora più difficile per le donne la possibilità concreta di sfuggire alla violenza psicologica e fisica”.
Cgil Cisl Uil Torino hanno inviato, dopo l’assemblea all’aperto, una lettera alla sindaca Appendino chiedendo un “impegno politico di tutta la giunta” a tutela dei lavoratori degli appalti comunali e un incontro con sindaca e assessori per discutere la situazione degli appalti dell’amministrazione, in particolare per quel che riguarda mense scolastiche, alcuni musei e asili nido esternalizzati. Nella lettera si fa riferimento anche all’accordo siglato a giugno fra organizzazioni sindacali e Città del quale si chiede la piena applicazione. Fra le richieste: “la contrattazione preventiva per verificare e discutere quali siano gli appalti di servizi continuativi e ripetitivi con relative scadenze nel biennio 2017/18 e possibili proroghe, gli importi degli appalti in corso, i contratti applicati e il numero di dipendenti coinvolti e, inoltre, l’applicazione della clausola sociale e della responsabilità solidale”.
Intervenendo all’assemblea Tiziana Tripodi, operatrice sindacale nel settore cooperative della Cisl Funzione Pubblica, ha detto che “La precarietà negli appalti assume i tratti di sistema ed è difficile da contrastare, anche perché spesso i lavoratori sono dispersi nel territorio, sono sottoposti a ricatto occupazionale e difficilmente hanno una consapevolezza dei propri diritti. Molti lavoratori sono migranti e hanno una maggiore difficoltà nel riuscire a informarsi e a partecipare all’azione sindacale, oltre all’urgenza di avere un lavoro. Negli ultimi anni siamo riusciti a creare una rete e a mettere in comunicazione tra loro questi lavoratori, rendendoli meno soli e ricattabili”. Con 4 milioni di operatori, il terzo settore rappresenta il contenitore sociale più grande d’Italia e tra i più qualificati – con il 60% di donne, il 72% di laureati e una età media di 40 anni – e che opera ogni giorno per offrire servizi alla collettività.
Rocco Zagaria
Categoria: Attualità, Territorio