Bilancio comune di Torino, l’appello al dialogo di monsignor Nosiglia
Di seguito l’appello al dialogo dell’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, all’amministrazione comunale e alle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil.
All’amministrazione comunale e alle organizzazioni sindacali CGIL, CISL E UIL della nostra città e territorio,
Vivo con apprensione e preoccupazione la caduta di dialogo che si è venuta a creare tra l’amministrazione comunale, i sindacati e anche una parte importante del mondo cattolico, attorno alle scelte di bilancio della Città di Torino. La mancanza di confronto costruttivo sui temi sociali ha conseguenze gravi e importanti su coloro che hanno bisogno di risposte concrete da chi è a servizio del bene comune. Inoltre il nostro territorio sta pagando prezzi molto alti alla crisi economica e sociale che accentua sempre più il divario tra le due città – tema a cui spesso ho fatto riferimento.
Lavoratori, famiglie e giovani, poveri e immigrati soffrono maggiormente di questa situazione: ma è la città intera a veder compromesso il proprio futuro, se manca quel necessario e doveroso equilibrio fra i cittadini.
Il dialogo è il sale della democrazia; il confronto, anche tra posizioni divergenti, è sempre utile perché porta arricchisce il dibattito pubblico di punti di vista, opinioni, esigenze specifiche che hanno il diritto di essere ascoltate. Pertanto auspico che l’amministrazione comunale e i sindacati che hanno promosso la petizione popolare per il cambiamento del bilancio comunale (CGIL, CISL e UIL) si incontrino al più presto.
La Chiesa di Torino, preoccupata anch’essa del bene comune, si rende disponibile a favorire ogni iniziativa di confronto, attraverso l’azione congiunta dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, della Caritas, di Migrantes. Lo spirito che ci anima è quello che Papa
Francesco richiama nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium: «di fronte al conflitto, alcuni semplicemente lo guardano e vanno avanti come se nulla fosse, se ne lavano le mani per poter continuare con la loro vita. Altri entrano nel conflitto in modo tale che ne rimangono prigionieri, perdono l’orizzonte, proiettano sulle istituzioni le proprie confusioni e insoddisfazioni e così l’unità diventa impossibile. Vi è però un terzo modo, il più adeguato, di porsi di fronte al conflitto. È accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo. ‘Beati gli operatori di pace’ (Mt 5,9).
Papa Francesco (EG, 227)
Ritengo che questo nodo critico possa quindi diventare un’opportunità per il nostro territorio se tutti saremmo in grado di rimettere al centro delle attenzioni i soggetti più deboli e sapremo orientarci verso il bene comune con scelte concrete e coraggiose.
+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo
Torino 30.05.2017
Categoria: Attualità