Vicenda Maxi Dì-Brendolan, Cisl: “Andremo fino in fondo”

martedì 10 Dicembre 2019 / Focus
foto presidio Maxi Dì-Brendolan
foto presidio Maxi Dì-Brendolan

Il 27 novembre scorso, su proposta di una lista civica, il Consiglio Comunale di Vercelli ha votato all’unanimità un ordine del giorno nel quale si condannava ogni “forma di razzismo” e si chiedeva l’intervento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per affrontare con Manhandwork e Maxi Dì-Brendolan il caso del mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato di 20 lavoratori extracomunitari, nei confronti dei quali erano state pronunciate frasi a sfondo razzista.

Nel ringraziare il Consiglio Comunale per la presa di posizione unanime, Cisl, Fisascat Cisl e Anolf Cisl ritengono di non doversi fermare alla sola richiesta di coinvolgimento delle istituzioni sulla vicenda e di proseguire, nelle sedi competenti, la battaglia per la salvaguardia dei diritti civili e sociali dei lavoratori coinvolti. Per questo motivo nei giorni scorsi la Fisascat Cisl ha provveduto a impugnare il mancato rinnovo dei contratti a termine scaduti.

Si tratta di una scelta di campo ben precisa. E se la vertenza non dovesse concludersi positivamente in sede sindacale, si ricorrerà in giudizio. Va anche ricordato, per completezza di informazione, che tutto è partito dalla “denuncia” di un delegato sindacale della Filcams Cgil durante l’assemblea unitaria di Filcams Cgil e Fisascat Cisl del 7 ottobre scorso. Fu proprio il delegato sindacale della Filcams Cgil a comunicare in quella sede le frasi razziste circolate all’interno del magazzino, ripetute poi, qualche giorno dopo (il 9 ottobre 2019) durante l’incontro con la stessa Manhandwork.

A differenza di chi tenta di “giustificare” il provvedimento adottato dalla Manhandwork come la conseguenza, quasi scontata, della legislazione lavoristica degli ultimi 20 anni, cercheremo di difendere, in tutte le sedi, quei lavoratori che non si sono più visti rinnovare i contratti a termine, non per una riduzione di attività, ma come conseguenza delle affermazioni circolate in quei giorni in azienda da parte di capi e/o responsabili.

È un caso che su 26 lavoratori lasciati a casa, 13 siano senegalesi? Noi vogliamo una risposta a questa domanda.

Ci siamo sempre battuti e continueranno a farlo affinché il colore della pelle non possa mai determinare chi deve lavorare e chi deve stare a casa e su questa vicenda andremo fino in fondo per tutelare i lavoratori lasciati a casa.

Cisl- Fisascat Cisl- Anolf Cisl Piemonte Orientale

 

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