La Cisl Piemonte Orientale scommette su progetto zone e nuovo ruolo nel territorio
Nella discoteca Phenomenon, a Fontaneto D’Agogna, sulla statale che unisce Borgomanero a Novara, sono arrivati in trecento per il Consiglio generale della Cisl Piemonte Orientale, allargato a operatori, attivisti e delegati. Un’occasione per discutere del nuovo ruolo della Cisl nel territorio e condividere i progetti sulle zone “partoriti” nel percorso formativo, concluso da poco. Ai lavori hanno partecipato i segretari territoriale, regionale e nazionale, Luca Caretti, Alessio Ferraris e Piero Ragazzini, il sociologo Bruno Manghi e l’economista Alberto Berrini. “Un’occasione straordinaria – ha sottolineato il segretario generale della Cisl Piemonte Orientale, Luca Caretti – per ‘mischiarci il sangue’. Qui oggi non c’è solo il gruppo dirigente, ma gli operatori politici, dei servizi e i delegati che sono in prima linea nei posti di lavoro e nelle nostre sedi. Un momento per rilanciare non solo la nostra azione sul territorio, ma per continuare quel processo di contaminazione e rafforzamento della nostra identità, iniziato al congresso con l’accorpamento dei 4 territori, e che deve proseguire con la responsabilità, l’impegno e la passione che ci contraddistinguono”.
Dopo gli interventi degli attuali cinque responsabili delle zone della Cisl Piemonte Orientale: Enrico Zanolini per Borgosesia, Romina Baccaglio per il Vco, Roberto Bompan per Biella e Vercelli e Riccardo Monzù per Novara, è toccato ad Alberto Berrini e Bruno Manghi mettere un po’ di pepe alla discussione, parlando del sindacato di oggi e di di domani in un contesto economico e sociale completamente mutato.
“Qualcuno dice – ha spiegato Berrini che il sindacato non serve, ma si sbaglia. Secondo il Fondo monetario internazionale, la distribuzione della ricchezza è più concentrata dove c’è un basso tasso di sindacalizzazione. Il sindacato oggi è chiamato ad affrontare due grandi questioni: la distribuzione del reddito e il suo contributo alla crescita. Abbiamo di fronte a noi una grande possibilità di cambiamento, diventando capitale, perché il futuro non è come profetizzava tanti anni fa Bruno Manghi con declinare crecendo, ma crescere cambiando. In questo momento, dobbiamo comprare tempo, capire come funziona il mondo e trovare gli strumenti necessari per ritornare ad essere protagonisti”.
L’importanza di un nuovo protagonismo sociale nel territorio è stata evidenziata anche dal segretario generale Cisl Piemonte, Alessio Ferraris, che ha posto l’accento in modo particolare sul progetto politico Cisl delle zone e sul loro ruolo nel territorio.
“Se pensiamo che le persone siano silenti, stiano zitte, sottomesse, perché non hanno nulla da dire, sbagliamo! C’è silenzio perché c’è paura. E c’è paura perché c’è consapevolezza che nessuno ti ascolta e che qualcun altro deciderà per te. Per questo, il fatto che la Cisl abbia deciso di ricostituire una casa, farla vivere all’interno, aprirla alle comunità, dando voce a tutti quelli che non ce l’anno, compresi talvolta noi, è di straordinaria importanza. È stata quindi una scelta politica assolutamente rivoluzionaria perché tende a cambiare un paradigma che anche dentro la Cisl era diventato consuetudine. Un volontà politica che valorizza il livello locale e include i delegati, i rappresentanti e gli iscritti: per farli contare di più. La sfida politica che il Piemonte Orientale ha accettato, facendo suoi i progetti che oggi abbiamo sentito sulle zone, non ho bisogno di spiegare a questa platea il significato profondo che rappresenta”.
Il sociologo Bruno Manghi ha invece delineato il profilo del sindacalista di oggi, che rimane “uno dei mestieri più belli del mondo” e le nuove sfide del sindacalismo italiano.
“Il mestiere del sindacalista – ha spiegato Manghi – è vocazione, e voi lo avete liberamente scelto. A me piace chiamarvi ‘artigiani sociali’ e il vostro è un lavoro a ‘sangue caldo’ perché incontrate continuamente i sentimenti: i vostri e quelli degli altri; la gratitudine e la cattiveria. È un lavoro vivo. Magnifico. Nella Cisl, tolti i tempi pieno, ci sono circa 180mila persone volontarie e semivolontarie. Il sistema sindacale italiano è costituito da circa 600mila persone che donano del loro tempo all’attività sindacale: sono la front-line, coloro che tengono in piedi la baracca e che determinano l’associazionismo. Alziamo la testa, allora! Questo fa del sindacalismo italiano, con tutti i suoi limiti e il suo declino, l’associazione volontaria più numerosa del Paese. La qualità del lavoro è uno dei grandi temi del futuro. Tra i lavoratori c’è la richiesta di essere ascoltati. Il sindacalismo deve essere un vettore di innovazione del lavoro, e assecondare tutte le spinte che restituiscono l’orgoglio al lavoro. Il sindacalismo deve rioccuparsi della qualità del lavoro e rappresentare di più. C’è tutto un mondo laterale, non sempre di bassa qualità, di cui noi non ci occupiamo, perché costerebbe troppo dal punto di vista organizzativo. Ma lì ci sono i giovani. Noi abbiamo un appeal sottovalutato. In una società multirazziale e multiculturale, la sfida del sindacato si chiama emancipazione”.
Nelle sue conclusioni il segretario confederale della Cisl, Piero Ragazzini, ha richiamato le parole di Papa Francesco “Il buon pastore porta addosso l’odore della pecora”, per dire che: “Noi siamo sindacalisti, non dimentichiamolo mai, uomini e donne della Cisl. La nostra gente deve riconoscerci a pelle: è inutile scimmiottare ciò che non siamo e inseguire modelli che non sono a noi congeniali. Faremo bene il nostro mestiere-vocazione non se saremo tali e quali a quelli che rappresentiamo, ma se ne manteniamo la traccia, l’odore della pecora, come suggerito da Papa Francesco”.
Rocco Zagaria
Categoria: Territorio