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Pensioni: rivalutazione a +1,7% dal 1° gennaio 2022

mercoledì 1 Dicembre 2021 / Attualità
Il decreto ministeriale che fissa la rivalutazione ai prezzi da applicare al 1° gennaio è predisposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel mese di novembre prendendo a riferimento la comunicazione Istat sulle ultime informazioni disponibili circa l’andamento effettivo dell’inflazione e di quello presumibile fino a fine anno.
La necessità di predisporre tale decreto a novembre risiede nell’esigenza di concedere agli enti previdenziali i necessari tempi tecnici per predisporre i pagamenti del rinnovo delle pensioni al 1° gennaio.
Pertanto, in base alla effettiva variazione di consuntivo dell’indice preso a base per la rivalutazione, possono rendersi necessari eventuali recuperi (a credito o a debito) con relativi conguagli in occasione della rivalutazione effettuata l’anno successivo.
Andando dalla previsione astratta alla fattispecie concreta è stato appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 26 novembre il Decreto del Ministro dell’Economia e Finanze di concerto con il Ministro del Lavoro del 17 novembre con cui si fissano i parametri per la perequazione automatica delle pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2022.
Nello specifico si certifica come la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2020 è determinata in misura pari a 0,0 dal 1° gennaio 2021, validando il previsionale dello scorso anno mentre per il 2021 è determinata in misura pari a +1,7 dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo.
È importante poi evidenziare come dal prossimo anno si operi una sorta di “ritorno al passato” del meccanismo di applicazione.
Con il 31 dicembre di quest’anno termina infatti il prolungato periodo di applicazione della disciplina transitoria avviata dalla riforma Fornero nell’ambito delle misure di contenimento della spesa pubblica. Fino a fine anno il meccanismo in vigore è quello stabilito dalla legge di Bilancio 2020 che si articola in un meccanismo con 6 differenti aliquote, che partono dalla rivalutazione del 100% per i redditi:
– fino a 4 volte il trattamento minimo;
– del 77% i trattamenti pensionistici superiori a 4 volte;
– del 52% i trattamenti superiori a 5 volte;
– del 47% quelli superiori a 6 volte il trattamento minimo;
– nella misura del 45% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a otto volte il trattamento minimo INPS;
– del 40% per i trattamenti complessivamente superiori a 9 volte il minimo INPS.
Con il 2022 si prevede il ritorno all’applicazione previgente al ciclo di interventi dell’indice di rivalutazione automatica delle pensioni nella misura:
– del 100% (quindi l’1,70%) per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici fino a quattro volte il trattamento minimo INPS (2062,32 euro),
– del 90% (1,530%) per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo INPS (da 2062,33 a 2577,90 euro);
– del 75% (1,275%) per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il predetto trattamento minimo (2577,91 euro).
Si ripristina poi il sistema che vede l’applicazione della rivalutazione su fasce d’importo, con criteri quindi di progressività, e non più a scaglioni singoli di importo.

La percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni é determinata in misura pari a +1,7 dal 1° gennaio 2022, salvo conguaglio. Con il 2022 si prevede il ritorno all’applicazione previgente al ciclo di interventi dell’indice di rivalutazione automatica delle pensioni: del 100% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici fino a quattro volte il trattamento minimo INPS; del 90% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo INPS; del 75% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il predetto trattamento minimo (2577,91 euro). Si ripristina poi il sistema che vede l’applicazione della rivalutazione su fasce d’importo, con criteri quindi di progressività.

Uno dei tratti fortemente caratterizzanti lo scenario economico attuale e, soprattutto, prospettico, è rappresentato da una ripresa dell’inflazione. Come si legge nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, nel nostro Paese il recupero inflattivo è stato meno accentuato che in altre economie avanzate ma pur sempre significativo. L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), dopo un calo medio dello 0,2% nel 2020, nei primi otto mesi di quest’anno è aumentato mediamente dell’1,2% sul corrispondente periodo del 2020, trainato dal rimbalzo dei prezzi dei prodotti energetici.
Il tasso di inflazione tendenziale in agosto, si legge, è salito al 2,0%. In ambito europeo la Commissione europea nelle recenti Previsioni economiche d’autunno rimarca come dopo diversi anni di bassa inflazione, la forte ripresa dell’attività economica nell’UE e in molte economie avanzate è stata accompagnata da una ripresa dell’inflazione superiore alle previsioni dovuta principalmente all’impennata dei prezzi dell’energia ma anche collegata a un’ampia serie di aggiustamenti economici post-pandemia. Per l’UE le previsioni indicano un’inflazione al 2,6% nel 2021, al 2,5% nel 2022 e all’1,6% nel 2023.
Tra i diversi aspetti da tutelare in termini di potere d’acquisto vi è quello previdenziale. Si prevede nello specifico il meccanismo della perequazione, attraverso il quale l’importo delle prestazioni viene adeguato all’aumento del costo della vita come indicato dall’Istat. La perequazione si applica su tutti i trattamenti pensionistici erogati dal sistema previdenziale di base, vale a dire sia le pensioni dirette che quelle indirette.
Come ricorda la Ragioneria Generale dello Stato nel proprio Rapporto annuale sulle Tendenze di medio-lungo periodo della spesa previdenziale e socioassistenziale l’attuale normativa prevede la rivalutazione ai prezzi delle pensioni al 1° gennaio di ogni anno sulla base del tasso di inflazione dell’anno precedente (variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi: “Foi nt”).

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