Pensioni: le novità previste per il 2023

martedì 3 Gennaio 2023 / Fisco e previdenza

La legge di Bilancio 2023, approvata dal Parlamento negli ultimi giorni dello scorso anno, ha introdotto nuovi provvedimenti che riguardano il nostro sistema pensionistico. Con questo articolo indichiamo i provvedimenti in modo sintetico, riservandoci nelle prossime settimane di pubblicarli, sempre sulla Guida, in modo dettagliato:

a) perequazione anno 2023: con decreto ministeriale è stata stabilita al 7,3%. Questa percentuale viene applicata al 100% su tutte le pensioni fino a 2.102 euro lordi al mese (4 volte il trattamento minimo). Per gli importi superiori la percentuale viene ridotta, in base all’importo, a partire dall’85% fino al 32% del 7,3%. La percentuale del 7,3% è provvisoria, in quanto mancano i dati dell’inflazione effettiva degli ultimi mesi del 2022. Con le rate di pensione di ottobre, novembre, dicembre e 13^ è stato corrisposto un anticipo del 2% di inflazione che verrà recuperato nel corso del 2023. Se la percentuale definitiva sarà più alta, a gennaio 2024, verrà corrisposto il conguaglio.

b) trattamento minimo: l’importo 2023 è di 571,61 euro al mese per 13 mensilità, un aumento di 46,23 euro rispetto al 2022. Con almeno 75 anni viene elevato a 600 euro al mese. Solo le pensioni che hanno contributi versati prima del 1996 hanno diritto al trattamento minimo. Come si sa l’integrazione al minimo è soggetta a dei limiti reddituali individuale e coniugali.

c) quota 103: si ottiene, per tutti i lavoratori iscritti all’Inps con almeno 62 anni di età e 41 anni (quota 103) di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2023. La decorrenza (finestra) 3 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti per i dipendenti privati 6 mesi per i pubblici. L’importo della pensione non potrà essere superiore a 2.820 euro al mese, questo fino al compimento del 67° anno di età. L’importo non potrà essere cumulato con il lavoro sia da dipendente che da autonomo.

d) opzione donna: i requisiti precedenti erano 58 anni di età se dipendenti o 59 anni se autonome senza distinzione dell’attività lavorativa. Dal 2023 il diritto, invece, sarà legato allo svolgere ad una di queste tre attività: 1) assistenza a familiari inabili; 2) invalidi al 74%; c) dipendenti o licenziate da aziende in crisi, inoltre l’età è stata elevata a 60 anni, si scende a 59 con un figlio, a 58 con due figli. Sono rimasti i 35 anni di contributi ed il calcolo è interamente contributivo. Tutti i requisiti richiesti devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2022. Le decorrenze 12 mesi dopo il diritto per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.

e) ape sociale è stata confermata anche per il 2023 con gli stessi requisiti richiesti per il 2022: 63 anni di età, non meno di 30 di contributi e una particolare attività lavorativa gravosa.

Angelo Vivenza

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