Pensioni: le novità previste per il 2023
La legge di Bilancio 2023, approvata dal Parlamento negli ultimi giorni dello scorso anno, ha introdotto nuovi provvedimenti che riguardano il nostro sistema pensionistico. Con questo articolo indichiamo i provvedimenti in modo sintetico, riservandoci nelle prossime settimane di pubblicarli, sempre sulla Guida, in modo dettagliato:
a) perequazione anno 2023: con decreto ministeriale è stata stabilita al 7,3%. Questa percentuale viene applicata al 100% su tutte le pensioni fino a 2.102 euro lordi al mese (4 volte il trattamento minimo). Per gli importi superiori la percentuale viene ridotta, in base all’importo, a partire dall’85% fino al 32% del 7,3%. La percentuale del 7,3% è provvisoria, in quanto mancano i dati dell’inflazione effettiva degli ultimi mesi del 2022. Con le rate di pensione di ottobre, novembre, dicembre e 13^ è stato corrisposto un anticipo del 2% di inflazione che verrà recuperato nel corso del 2023. Se la percentuale definitiva sarà più alta, a gennaio 2024, verrà corrisposto il conguaglio.
b) trattamento minimo: l’importo 2023 è di 571,61 euro al mese per 13 mensilità, un aumento di 46,23 euro rispetto al 2022. Con almeno 75 anni viene elevato a 600 euro al mese. Solo le pensioni che hanno contributi versati prima del 1996 hanno diritto al trattamento minimo. Come si sa l’integrazione al minimo è soggetta a dei limiti reddituali individuale e coniugali.
c) quota 103: si ottiene, per tutti i lavoratori iscritti all’Inps con almeno 62 anni di età e 41 anni (quota 103) di contributi raggiunti entro il 31 dicembre 2023. La decorrenza (finestra) 3 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti per i dipendenti privati 6 mesi per i pubblici. L’importo della pensione non potrà essere superiore a 2.820 euro al mese, questo fino al compimento del 67° anno di età. L’importo non potrà essere cumulato con il lavoro sia da dipendente che da autonomo.
d) opzione donna: i requisiti precedenti erano 58 anni di età se dipendenti o 59 anni se autonome senza distinzione dell’attività lavorativa. Dal 2023 il diritto, invece, sarà legato allo svolgere ad una di queste tre attività: 1) assistenza a familiari inabili; 2) invalidi al 74%; c) dipendenti o licenziate da aziende in crisi, inoltre l’età è stata elevata a 60 anni, si scende a 59 con un figlio, a 58 con due figli. Sono rimasti i 35 anni di contributi ed il calcolo è interamente contributivo. Tutti i requisiti richiesti devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2022. Le decorrenze 12 mesi dopo il diritto per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.
e) ape sociale è stata confermata anche per il 2023 con gli stessi requisiti richiesti per il 2022: 63 anni di età, non meno di 30 di contributi e una particolare attività lavorativa gravosa.
Angelo Vivenza
Categoria: Fisco e previdenza, Focus