Pensioni con decorrenza 2023/24: importi più generosi
Chi andrà in pensione nel corso del biennio 2023-24 beneficerà di un importo più generoso del 2-3% rispetto a chi è andato in pensione nel 2021-22. Questo fatto è dovuto all’ aumento dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo versato dal lavoratore. Aumento legato alla riduzione della speranza di vita, fatto dovuto, sicuramente al grave fatto pandemico del Covid che ci ha colpiti particolarmente nel biennio 2020-21.
Nel sistema di calcolo denominato contributivo, che interessa tutti i lavoratori a partire dal 2012 e a partire dal 1996 coloro che da quella data hanno versato il primo contributo, oppure coloro che non hanno almeno 18 anni di contributi versati entro il 1995. I contributi di questi lavoratori vengono rivalutati annualmente con un tasso collegato alla media della variazione del Pil italiano nei cinque anni precedenti. I contributi, versati e rivalutati formano il montante contributivo, disponibile al momento del pensionamento. Per calcolare l’importo della pensione al momento della decorrenza il totale del montante contributivo versato viene moltiplicato per un coefficiente di trasformazione legato all’età del soggetto. In questo modo si determina l’iniziale importo annuale della pensione, successivamente entrerà in gioco il meccanismo di adeguamento all’inflazione: la così detta perequazione. Questo sistema di calcolo della pensione ha come obbiettivo di bilanciare quanto accumulato come contribuzione nel corso della vita lavorativa, con quanto verrà erogato, nel tempo, sotto forma di pensione, in modo da rendere il più sostenibile possibile il sistema previdenziale.
Ipotizzando che un lavoratore abbia accumulato 100mila euro come montante contributivo, moltiplicandolo per il coefficiente di trasformazione si ottiene l’importo annuale che si spalma sulla speranza di vita residua del soggetto. Di conseguenza a parità di montante contributivo accumulato, chi accede alla pensione con 60 anni, riceve un importo inferiore rispetto a chi vi accede a 65 anni, perché la speranza di vita residua del primo è più lunga e quindi incasserà per più tempo una pensione, seppur di importo inferiore, rispetto al sessantacinquenne: per questo si chiama calcolo attuariale. Anche se è ovvio precisiamo che a parità di età di pensionamento chi ha il montante contributivo più elevato riceve una pensione più alta rispetto a chi ha un montante inferiore.
Dal 2019 i coefficienti di trasformazione vengo aggiornati ogni biennio e prendono in considerazione le probabilità di morte, quella del decesso del coniuge ed altre aspettativa di vita familiare. In occasione di precedenti aggiornamenti, i coefficienti sono stati rivisti in senso sfavorevole per i pensionati in quanto nel corso degli anni, la speranza di vita è andata crescendo, determinando, di conseguenza, un importo di pensione più basso. Invece i valori elaborati per il 2023-24 risentono della riduzione della speranza di vita registrata nel periodo precedente e di conseguenza i coefficienti che vengono applicati, per quest’anno e per il prossimo, sono più favorevoli ai pensionati garantendo un assegno più consistente. Questi dati rendono visibile una particolarità: la “spinta” ad andare in pensione con più anni di età, in modo da contare su un importo più elevato dovuto oltre all’età anche, continuando a lavorare, ad un numero di contributi maggiore.
Angelo Vivenza