Il ruolo dei Comuni nella lotta all’evasione fiscale: storia dei Patti Antievasione
Quando si sente parlare di “contrasto all’evasione fiscale”, giustamente ci viene in mente la Guardia di Finanza. Non tutti sono a conoscenza del fatto che anche le amministrazioni comunali potrebbero avere un ruolo cruciale. Sin dal 2005, infatti, diversi provvedimenti di legge hanno cercato di creare una sinergia tra Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Comuni nell’accertamento dei tributi erariali. Ai Comuni è riservata la possibilità di trasmettere “Segnalazioni qualificate” nei confronti di soggetti per i quali siano altamente probabili situazioni di evasione o elusione. Se successivamente l’azione della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate va a buon fine, il recupero di imposta viene trasferito ai Comuni: dal 2012 fino al 2019 la quota riconosciuta al Comune è addirittura del 100%. Dal prossimo anno, a meno di proroghe, verrà stabilita una quota inferiore.
In questi anni il Sindacato è stato promotore di molti Patti Antievasione, agendo come stimolo nei confronti dei Comuni perché si attivassero nella trasmissione di segnalazioni qualificate.
I risultati purtroppo sono sempre stati modesti. La CGIA di Mestre a fine 2018 segnalava che nel 2017, tra i 7978 Comuni italiani, solo 435 (il 5,4%) hanno trasmesso delle segnalazioni, incassando poco più di 13 milioni di Euro. Le segnalazioni complessive erano 1172: un declino inesorabile, se si pensa che nel 2012 si era toccata la soglia di 3455 segnalazioni.
Non c’è bisogno di ricordare le tante stime dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale: non si può negare che in Italia questi fenomeni siano molto diffusi. Risulta quindi difficile giustificare lo scarso operato dei Sindaci in questa battaglia: forse potrà sembrare impopolare per un Sindaco mettere in campo azioni concrete di recupero dell’evasione, ma quando l’alternativa è l’innalzamento dei tributi locali e delle tariffe, la scelta dovrebbe essere obbligata.
Sentiamo di poter condividere le parole di Paolo Zabeo, dell’Ufficio Studi della CGIA: “Il 70% dei Comuni italiani ha meno di 5000 abitanti, per cui è comprensibile che non abbia le risorse economiche e le professionalità sufficienti per attivare queste misure di contrasto all’evasione. Difficile, invece, trovare una giustificazione per i Sindaci delle grandi aree urbane, in particolar modo del Sud, che, ad eccezione del primo cittadino di Reggio Calabria, l’anno scorso hanno recuperato, quando è andata bene, solo poche migliaia di euro. Con tanti abusivi e un livello di lavoro nero allarmante come è possibile, ad esempio, che il Comune di Napoli abbia contribuito a incassare solo 150 euro?”
Come è possibile vedere nella tabella, che riassume i milioni di Euro recuperati grazie alle segnalazioni dei Comuni, il contrasto all’evasione ha impiegato qualche anno per prendere piede (ricordiamo che fino al 2012 la quota di recupero riservata ai Comuni era molto inferiore). Il 2014 è stato un anno particolarmente positivo, con più di 21 milioni di euro recuperati: una cifra sicuramente migliorabile, ma più alta degli anni precedenti. Negli anni successivi, però, si è verificata una contrazione significativa che ha portato, nel 2016 e 2017, a una stabilizzazione attorno ai 13 milioni.
Cliccando qui è possibile accedere a un’analisi del recupero fiscale dell’anno 2017 suddiviso per Regioni.
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