Memorandum d’intesa su povertà ed inclusione
Venerdì 14 aprile, a palazzo Chigi, è stato firmato un Memorandum d’intesa tra il Governo – rappresentato dal Presidente del Consiglio e dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali – e l’Alleanza contro la povertà in Italia, rappresentata dal suo portavoce, alla presenza delle 37 organizzazioni che la compongono, tra le quali la CISL. In esso vengono definiti importanti punti del Reddito d’Inclusione, la misura di contrasto alla povertà prevista dalla Legge Delega approvata recentemente in Parlamento (vedi circolare Dipartimento Politiche Sociali del 17 marzo scorso) che sarà introdotta il prossimo anno in sostituzione della misura sperimentale attualmente in vigore (il SIA). La definizione nel dettaglio del Reddito d’Inclusione, che sarà contenuta nel decreto legislativo conseguente alla Legge Delega, dovrà dunque tener conto dei punti indicati nel testo del Memorandum riguardanti: i criteri per stabilire l’accesso dei beneficiari e l’importo del beneficio; un meccanismo per evitare disincentivi al lavoro; il finanziamento dei servizi; il supporto tecnico ai territori; il monitoraggio e la forma di gestione della misura.
Si tratta di un evento assai rilevante, ultima tappa di un lungo lavoro che ha coinvolto la CISL a partire dalla creazione dell’Alleanza, nel 2013, e successivamente all’elaborazione della proposta di Reddito d’inclusione sociale (il REIS a cavallo tra 2013 e 2014) e al suo perfezionamento, nonché all’ottenimento di un apposito Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (2015), fino al confronto con Governo e Parlamento e al contributo fornito per la definizione della Legge Delega (2016).
Da vent’anni non veniva firmato un Memorandum d’intesa riguardante le Politiche Socio-assistenziali ed è riconosciuto a livello istituzionale che difficilmente si sarebbe ottenuta l’introduzione del Reddito d’Inclusione senza l’apporto dell’Alleanza contro la povertà. È chiaro che il peso contrattuale di quest’ultima è stato rilevante proprio in virtù dell’ampia rappresentatività delle organizzazioni che la compongono, ma la trattativa ha potuto essere condotta fino ad un risultato molto prossimo alle nostre aspettative per la solidità della proposta elaborata (il REIS), senza la quale avremmo visto, nella migliore delle ipotesi, una semplice proroga delle misure di contrasto alla povertà fino ad oggi sperimentate.
Il Reddito d’Inclusione, con i finanziamenti ad esso assegnati, coprirà in prima applicazione solo le famiglie in povertà con minori, con figli disabili gravi, con donne in stato di gravidanza accertata, o con disoccupati al di sopra dei 55 anni, ovvero la platea prioritaria indicata nella Legge Delega. Per estendere la misura, come da noi richiesto, a tutto l’universo delle famiglie in povertà assoluta sarà necessario, secondo stime dell’Alleanza, quadruplicare i finanziamenti. È allora importante che il Piano Nazionale di contrasto alla povertà indichi chiaramente un percorso pluriennale, che preveda un incremento graduale del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale già a partire dalla prossima Legge di Stabilità. Ci impegneremo in tal senso confortati anche dalle aperture a riguardo fatte pubblicamente dal Presidente del Consiglio nel suo intervento poco prima della firma.
L’altro nodo riguarda lo sviluppo dei servizi alla persona per l’inclusione che, come indicato nel Memorandum, potranno disporre di cospicue risorse grazie ad una linea di finanziamento a loro riservata (pari almeno al 15% del Fondo, ma supererà il 25% se si considerano anche i finanziamenti non strutturali: ad es. il PON Inclusione). Tale sviluppo è necessario per dare sostanza al percorso di reinserimento socio-lavorativo dei beneficiari del Reddito d’Inclusione ed evitare che essi si fossilizzino nella loro condizione di difficoltà. Sappiamo quanto questo obiettivo sia difficile da raggiungere, soprattutto nelle aree territoriali più disagiate, ma riteniamo che su questo si misurerà il buon funzionamento della misura. Oltre ai finanziamenti sarà necessaria anche un’adeguata cooperazione tra Regioni ed Enti Locali, alla quale riteniamo debbano partecipare attivamente le nostre strutture territoriali.
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