In Piemonte aumentano le rette delle RSA
Tariffe, richieste e polemiche. Il fronte, sempre delicato, è quello delle Rsa – circa 700 in Piemonte -, uno degli snodi fondamentali tra ospedali e territorio. Il tema è l’adeguamento delle tariffe, chiesto dal “Gruppo interassociativo del comparto anziani non autosufficienti, disabilità, salute mentale,minori e dipendenze», coordinato da Michele Colaci, presidente nazionale di Confapi Sanità.
Tutto il comparto è in fermento: a rischio i servizi erogati e la qualità degli stessi, pronosticano i gestori, non sarà possibile sottoscrivere i rinnovi contrattuali senza un adeguamento delle tariffe per i comparti indicati: «Per tutti noi adeguare gli stipendi di tutti gli operatori del settore è importante e necessario, ma non sarà possibile farlo senza mettere mano alle rette, in alcuni casi ferme dal 2012».
Una doccia fredda, l’ennesima, da parte delle associazioni che rappresentano il settore della Sanità del socio-assistenziale, con la richiesta alla Regione di un provvedimento entro febbraio che adegui le tariffe, «a far data da inizio anno». Aumento speculativo dei costi energetici e degli altri beni di consumo, aumento del costo del denaro e di quello del lavoro: una tenaglia che, ribadiscono i gestori, rischia di compromettere continuità e qualità del servizio. Un servizio evidentemente fondamentale, su questo non ci piove, in primis per chi ne usufruisce: decine di migliaia di “ospiti” delle strutture, come è di moda chiamarli oggi.
Se per il momento la Regione traccheggia, il tema è in capo all’assessorato alla Sanità, non si può dire lo stesso delle associazioni che rappresentano e difendono i diritti degli utenti: “A pagare pegno saranno gli utenti e relative famiglie già colpiti dagli aumenti unilaterali decisi dalla giunta regionale su pressione di società e cooperative a luglio 2022 e mai rientrati, nonostante l’abbassamento dei prezzi delle materie prime e il calo dell’inflazione”. Più in dettaglio, «la richiesta di aumento delle rette peserebbe per 1.500 euro all’anno sulle tasche dei ricoverati e delle loro famiglie dopo gli aumenti, tra i 650 e i 2 mila euro dell’anno scorso». Costi insostenibili: in Piemonte, sempre secondo i dati delle associazioni in questione, 15 mila malati non autosufficienti pagano la retta privata Rsa da 30-40 mila euro all’anno mentre altri 15 mila, ricoverati con convenzione Asl, pagano le quote alberghiere per una spesa di quasi 20 mila euro all’anno.
Nulla da eccepire sull’aumento degli standard e delle dotazioni sanitarie delle Rsa, importando l’organizzazione sanitaria dei reparti di medicina degli ospedali e delle lungodegenze. I gestori chiedono il rialzo delle tariffe, le associazioni degli utenti quello dell’offerta sanitaria, aumentando la percentuale della retta Rsa coperta dalla Sanità. Nel 2020 l’assessorato regionale ci aveva provato, chiedendo proprio questo al Ministero: non è chiaro se la risposta non è arrivata, o se sia stata negativa. Quattro anni dopo, la questione resta sul tappeto, e i problemi si moltiplicano.
Da La Stampa Torino 15/01/2024
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