Fondo caregiver familiari
Sulla Gazzetta Ufficiale n.17 del 22-1-2021 è stato pubblicato il decreto “Criteri e modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare per gli anni 2018-2019-2020” del 27 ottobre 2020, firmato dalle Ministre per le Pari Opportunità e la Famiglia e del Lavoro e Politiche Sociali.
Il decreto dovrebbe finalmente suddividere tra le varie regioni le risorse e dare il via libera operativo all’utilizzo dei soldi del fondo per i caregiver familiari, creato ormai 4 anni fa e ancora bloccato.
Tale Fondo, è stato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri con la legge di Bilancio n.205, del 2017, con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020, destinata alla copertura finanziaria di interventi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale, del caregiver familiare.
La legge n.205 definisce caregiver familiare: la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sè, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata, sia titolare di indennità sui soggetti in situazione di particolare fragilità di accompagnamento.
L’emergenza epidemiologica da COVID-19 ha avuto pesanti ripercussioni sulle persone in situazione di particolare fragilità, anche di natura socioeconomica, che rende prioritario e urgente intervenire a sostegno della figura del caregiver familiare.
Il decreto stabilisce i criteri e le modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per gli anni 2018 e 2019, pari complessivamente a euro 44.457.899,00, nonché, per l’anno 2020, pari a euro 23.856.763,00. Tali disponibilità finanziarie sono ripartite tra ciascuna regione sulla base dei medesimi criteri utilizzati per la ripartizione del Fondo per le non autosufficienze, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019.
Inoltre, le regioni a cui le risorse sono destinate devono dare priorità:
- ai caregiver di persone in condizione di disabilità gravissima,
- ai caregiver di coloro che non hanno avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle disposizioni normative emergenziali, comprovata da idonea documentazione,
- a programmi di accompagnamento finalizzati alla deistituzionalizzazione e al ricongiungimento del caregiver con la persona assistita.
Le regioni devono adottare, sia nella generale programmazione sociosanitaria, sia per quanto riguarda le risorse del Fondo per le non autosufficienze e del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver, specifici metodi di pianificazione integrata per l’attuazione degli interventi, che prevede il confronto con le autonomie locali e il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza delle persone con disabilità.
Il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri indica alle regioni gli indirizzi di programmazione, la tipologia degli interventi, nonché la compartecipazione finanziaria. Il Dipartimento provvede, altresì, a monitorare la realizzazione degli interventi sovvenzionati.
Di seguito i dati INPS diffusi dall’Osservatorio sul lavoro domestico (DOMINA). Il costo sopportato dalle famiglie che fa risparmiare allo Stato 10,9 miliardi di assistenza agli anziani non autosufficienti
Due milioni di lavoratori domestici (6 su 10 pagati in nero): è quanto risulta dai dati Inps del 2019, diffusi ed elaborati dall’Osservatore sul lavoro domestico (DOMINA). I lavoratori domestici regolari sono 849 mila, in lieve calo rispetto al 2018 (-1,8%). Negli ultimi anni sono costantemente aumentate le badanti (+11,5% dal 2012) e diminuite le colf (-32,1%), che oggi sono in lieve maggioranza (52%) rispetto alle badanti (48%). Da fonti Istat sappiamo però che il tasso di irregolarità nel settore domestico è del 57,6%, per cui la componente registrata all’Inps rappresenta meno della metà del totale.
In aumento italiani e over 50. Sebbene gli stranieri siano ancora in netta maggioranza (70,3%), otto anni fa questa percentuale era nettamente maggiore (81,1%): mentre gli stranieri sono diminuiti (soprattutto tra le colf), gli italiani sono aumentati (prevalentemente tra le badanti). Un’altra tendenza significativa riguarda le classi d’età: se nel 2012 la maggioranza dei lavoratori domestici aveva un’età compresa tra 30 e 49 anni (54,0%), oggi la fascia più numerosa è quella di oltre 50 anni (52,4%). Nello stesso periodo è diminuita anche la componente giovane (sotto i 29 anni), passata dal 14,5% al 5,3% del totale.
Il risparmio dello Stato a carico delle famiglie. Sono 10,9 i miliardi risparmiati dallo Stato grazie alla spesa delle famiglie. Nel 2019 le famiglie italiane hanno speso 15,1 miliardi di euro per i lavoratori domestici (retribuzione, contributi, TFR). Questo rappresenta per lo Stato un risparmio in termini di welfare e assistenza, in quanto accogliere in struttura tutti gli anziani non autosufficienti costerebbe 10,9 miliardi. Senza contare che il lavoro domestico vale l’1,1% del PIL (17,9 miliardi di € di valore aggiunto).
La “sanatoria” 2020. La regolarizzazione inserita nel Decreto Rilancio (DL 34/2020) ha visto 177 mila domande di emersione di lavoratori domestici (85% del totale). Ciò ha portato nelle casse dello Stato oltre 100 milioni di euro (30,3 al netto delle spese amministrative), a cui potrebbero poi aggiungersi oltre 300 milioni di euro l’anno, dati dal gettito fiscale e contributivo dei lavoratori regolarizzati.
Gettito fiscale inespresso. Gli 849 mila lavoratori domestici regolari portano oggi un gettito fiscale pari a 1,5 miliardi di euro. Manca però ancora molto per una piena espressione del potenziale: se tutti i 2 milioni di lavoratori fossero in regola, il gettito fiscale arriverebbe a 3,6 milioni annui.
Il “boom” di assunzioni a Marzo 2020. Il blocco totale imposto per la pandemia ha provocato un “boom” di assunzioni di lavoratori domestici: oltre 50 mila nel mese di marzo, +58,5% rispetto al 2019. Inoltre, sono state effettuate 1,3 milioni di richieste di bonus baby sitter (per un importo potenziale di 1,7 miliardi) e nel I° semestre 2020 sono stati movimentati quasi 270 milioni di euro attraverso il Libretto Famiglia (quasi 20 volte in più rispetto al 2019).
L’aumento del fabbisogno assistenziale. L’emergenza sanitaria ha portato un aumento del fabbisogno di assistenza da parte delle famiglie, soprattutto per i bambini (con le scuole chiuse) e gli anziani soli. Nel 2020 si è registrato un aumento delle assunzioni, anche grazie al bonus baby sitter. Tuttavia, il lavoro nero rimane ancora forte nel settore domestico, commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale DOMINA. Le proposte dell’Osservatorio sulla deducibilità delle spese e sul sostegno alle famiglie porterebbero un’emersione del lavoro sommerso, aumentando la sicurezza per lavoratori e famiglie e incrementando il gettito fiscale per lo Stato.
Categoria: