Family Act: cosa ci piace e cosa ci convince meno
Chi si interessa di politica non può non aver sentito nominare almeno una volta il “Family Act”. L’11 giugno il Consiglio dei Ministri, su proposta della Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, ha approvato un disegno di legge che delega il Governo Conte ad adottare misure per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, che confluiranno nella prossima Legge di Bilancio 2021.
Permettete un piccolo inciso polemico: dopo il “Jobs Act”, ecco il “Family Act”, continuando a inseguire il bisogno di nomi stranieri: era così indispensabile?
Senza dubbio, però, la sostanza è molto più importante del nome: ecco perché abbiamo pensato di proporvi una breve analisi delle misure contenute nel provvedimento, che si va ad affiancare all’ottima nota di lettura proposta dalla CISL (che potete trovare, unitamente al testo del disegno di legge, in calce all’articolo).
Perché un negoziatore FNP dovrebbe essere interessato da questa riforma? In fondo si tratta di provvedimenti rivolti a chi ha figli minorenni: salvo qualche eccezione, non si tratta dei nostri iscritti. Però sappiamo bene che le misure che aiutano la famiglia, almeno indirettamente, finiscono per avere un peso rilevante anche sulla vita di molti pensionati. Sempre più spesso infatti chi percepisce una pensione è l’unica fonte di sostegno economico e welfare per i famigliari. Inoltre, se questo disegno di legge superasse l’iter previsto e i suoi provvedimenti diventassero effettivi, dovremmo essere in grado di illustrare le novità a chi si reca nelle nostre sedi.
Gli scopi che si prefigge il “Family Act” sono senza dubbio lodevoli: si vuole infatti ridurre la vulnerabilità economica dei nuclei famigliari, aiutare i giovani che desiderano intraprendere una vita autonoma, garantire la permanenza delle donne nel mondo del lavoro e un maggior equilibrio tra i generi.
Il provvedimento più chiacchierato è l’istituzione del nuovo assegno familiare universale, che dovrebbe essere in vigore già da Gennaio 2021.
Caratteristiche del nuovo assegno
– Sostituisce le detrazioni per figli a carico, gli assegni familiari, il bonus bebè, il bonus Mamma Domani, il fondo di sostegno alla natalità.
– Riguarda tutti i figli da 0 a 18 anni (in realtà, viene erogato anche prima che il figlio nasca, a partire dal settimo mese di gravidanza).
– È prevista una maggiorazione per i figli disabili, per i quali inoltre decade il limite di età dei diciotto anni.
– È costituito da una parte fissa, uguale per tutti, a cui si somma una parte variabile che dipende dal valore dell’ISEE, dall’età del figlio, dalla numerosità della famiglia (è prevista una premialità per ogni figlio oltre al secondo).
– Viene erogato direttamente ai beneficiari (si presume tramite l’INPS) oppure come credito di imposta.
– Non concorre all’incremento del reddito.
– Ci sarà un’integrazione compensativa per impedire che chi attualmente sta fruendo delle detrazioni o di altri bonus si trovi ad essere penalizzato economicamente, vedendosi riconosciuto un trattamento economico inferiore.
Cosa ci piace
Indubbiamente il provvedimento mira ad una maggiore equità. Si pensi a quanto si può ampliare la platea dei beneficiari: l’attuale assegno familiare, ad esempio, riguarda solo dipendenti e pensionati; le detrazioni per i figli a carico lasciano fuori gli incapienti (paradossalmente, proprio chi ne avrebbe più bisogno). Il nuovo assegno sarà universale: oltre ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, abbraccerà i disoccupati, gli inoccupati, i lavoratori autonomi, gli studenti.
È senz’altro positivo, inoltre, superare il labirinto di provvedimenti attuali, che generano confusione nella cittadinanza e rischiano di intrappolare le persone in un recinto di burocrazia.
Cosa non ci convince
Non si tratta tanto di dolenti note, quanto di dubbi. Il primo, come spesso accade, è il nodo delle coperture: dal superamento delle attuali misure si possono recuperare circa 16 miliardi di euro. È stato stimato che per garantire un assegno che non penalizzi nessuno ne servirebbero almeno altri 7. D’altra parte i beneficiari dovrebbero essere molti di più: impossibile pensare a una riforma a costo zero, altrimenti si penalizzerebbero gravemente gli attuali percettori.
Anche nella nota CISL si sollevano dubbi di carattere economico: ad oggi non si conosce l’importo dell’assegno di base (si vocifera che potrebbe essere tra i 200 e i 250 euro mensili), né si sa quali saranno le soglie ISEE di riferimento. La clausola dell’integrazione compensativa (sacrosanta), fa un po’ paura: lascia intendere che l’importo dell’assegno potrebbe effettivamente essere più basso rispetto alla somma di detrazioni e assegni familiari attuali. Sul lungo periodo potrebbe essere un problema, in particolare per le famiglie con redditi medio-bassi.
Il secondo nodo decisivo è quello dei tempi di attuazione, che sono piuttosto stretti.
Nella nota CISL emergono inoltre altre perplessità: l’eccessivo peso riservato all’ISEE (è difficile passare da un sistema tutto basato sul reddito ad uno tutto basato sull’ISEE, si potrebbero ad esempio penalizzare nuclei che non sono affatto benestanti, ma che hanno ereditato una seconda casa), l’assenza di misure a favore di chi ha carichi di cura non legati alla genitorialità (per esempio, chi si occupa di persone anziane), l’interruzione dell’assegno al raggiungimento dei 18 anni, età in cui le spese a carico della famiglia sono tutt’altro che mitigate.
In conclusione
Non è la prima volta negli ultimi anni che si tenta di riorganizzare il sostegno al reddito per chi ha figli: esisteva un precedente disegno di legge del 2018, a firma di Graziano Delrio e Stefano Lepri.
Sicuramente è qualcosa di cui le famiglie sentono il bisogno. Se si vuole invertire la disastrosa tendenza demografica, è indispensabile che le giovani famiglie si sentano adeguatamente supportate. A tal proposito, è doveroso ricordare che il nuovo assegno è solo uno dei provvedimenti previsti dal disegno di legge: gli altri, che pure hanno scadenze più dilatate nel tempo e che quindi verosimilmente non vedranno la luce a breve, sono altrettanto interessanti. Si parla di migliorare il sostegno ai compiti educativi delle famiglie, ad esempio prevedendo incentivi economici per la frequentazione degli asili nido, dei musei e altro. Si vuole migliorare la conciliazione famiglia-lavoro, potenziando il congedo di paternità e inserendo misure concrete di sostegno del lavoro femminile. Infine, si vogliono introdurre provvedimenti che sostengano i giovani nei loro progetti di vita autonoma.
Resteremo vigili su questo disegno di legge: anche se, come si è letto, non mancano le perplessità, l’impianto generale sembra andare in una direzione che ci trova decisamente concordi.
(P.S.: proprio mentre stiamo ultimando la preparazione del numero di negoziAZIONE, la proposta di Legge Delega è stata approvata dalla Camera; passerà ora al Senato, con l’obiettivo di ottenere l’approvazione in via definitiva prima della pausa estiva)
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