Anziani patrimonio. Non solo un peso
Oltre alla pensione servirebbe una visione! Non nel senso allucinato del termine, ma in quello di uno sguardo d’insieme, politico e culturale di ciò che deve essere la terza età in una democrazia. Oltre alla discussione, legittima, sulla Fornero e sui tentativi di superarla, quota 100, 102 e 104, che ormai sembrano un gioco aritmetico degli anni e dei contributi, bisognerebbe dire se l’anzianità è un peso o un patrimonio. Si vive più a lungo grazie alle tecnologie mediche, ma poi, una volta più fragili, si parla solo di costi, per la previdenza, per la sanità, per le forme di assistenza del welfare. Solo numeri, via etica e psicologia. Ispirata ai numeri è certamente la legge che porta il nome di chi l’ha firmata tra le lacrime, ma il governo tecnocratico montiano chiedeva pianti e sacrifici a tutta la nazione. Il paese non reggeva più, non c’erano i soldi per l’Inps e allora si doveva produrre altri due anni dopo i fatidici 65. Molti cittadini che avevano lasciato il lavoro con vari incentivi e calcolando quel traguardo, finirono in una categoria da limbo dantesco, gli esodati. La filosofia economica continentale era quella dell’austerità. Sono passati dieci anni, lo stesso Draghi dice che il debito si combatte piuttosto con la crescita, c’è il Covid, l’Europa ha stanziato fondi giganteschi e li ha chiamati Next generation, gettando lo sguardo sul futuro. In effetti i problemi pensionistici iniziano da giovani, un ingresso tardivo nel mondo del lavoro e pochi contributi già azzoppano l’idea di una vecchiaia serena. Senza viaggiare troppo però sulla linea della vita, sarebbe giunto il momento, anziché litigare sulle bandierine dei partiti, di partorire una riforma globale che armonizzi le troppe e diseguali categorie attuali (la Confindustria ne ha contate nove) e che superi storicamente la Fornero. Senza scalini e scaloni e possibilmente senza cadere dalle scale di una mancata copertura. In primis per dare agli italiani un quadro chiaro di quello che li aspetta nell’exit strategy dal lavoro, senza cambi normativi repentini che creano confusione e nuovi esodati di fatto. In altri paesi, dove diversa è la visione, si va in pensione non troppo vecchi per spendere ed essere ancora attivi. Si chiama silver economy, da noi se ne parla, appunto, e basta.
Estratto dall’articolo di Claudio Brachino – Il Giornale – 27/10/2021
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