Liste d’attesa=Diritti negati. Una ricerca unitaria di Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil Piemonte
Erano tanti i pensionati e non solo che stamattina alla Gam di Torino hanno partecipato all’iniziativa “Liste d’attesa=Diritti negati” organizzata da Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil Piemonte per presentare una ricerca realizzata da un gruppo di ricerca unitario composto da Francesco Montemurro (Spi), Paolo Arnolfo (Fnp) e Pietro Puzzangara (Uilp). Dallo studio condotto dalle federazioni dei pensionati dei sindacati piemontesi emerge che a Torino si aspettano quasi 300 giorni per una risonanza magnetica nucleare muscolo-scheletrica, a fronte dei sette giorni di attesa di Alessandria. Non va molto meglio se si deve fare una visita oculistica – il tempo medio d’attesa va dai 140 ai 205 giorni – o una visita cardiologica (193 giorni). Per effettuare una colonscopia si rischia di aspettare 245 giorni. Va un po’ meglio nelle Asl più piccole della regione. I sindacati denunciano una scarsa trasparenza dei dati, che ogni azienda sanitaria della regione presenta in formati diversi e con diverse forme di aggregazione. “Il quadro che emerge è quello di una situazione di media difficoltà. Quella del Piemonte non è la situazione peggiore, ma non si può parlare di una regione virtuosa. Dal 2014 a oggi non si vedono miglioramenti sensibili nell’accesso dei cittadini alle prestazioni”, affermano Rosina Partelli, Segretaria generale, e Francescantonio Guidotti, Segretario Politiche Sociali Fnp Cisl Piemonte.
Alla mattinata di lavori è intervenuto l’Assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta che ha sottolineato: “Il problema delle liste d’attesa è di scala nazionale ed è fondamentalmente un problema di risorse, ma per noi il 2018 sarà l’anno di un intervento concreto su questa questione. Le soluzioni che possiamo proporre sono l’aumento dell’offerta e il contrasto all’inapropriatezza prescrittiva, partendo dal coinvolgimento dei medici di famiglia. A febbraio, inoltre, si chiuderà la discussione sul sovra-Cup (il Centro Unico di Prenotazione regionale). La nostra grande scommessa è quella delle Case della Salute che dovrebbero aiutarci ad affrontare il tema della cronicità: l’ assistenza territoriale è sempre stata la “cenerentola” nel nostro sistema sanitario ed è proprio questa la tendenza che vogliamo invertire con il riordino della rete ospedaliera e il potenziamento di quella territoriale”. Alessio Terzi, Segretario Cittadinzattiva Piemonte, ha detto: “E’ necessario superare la sanità delle strutture a favore di una sanità fatta di percorsi personalizzati. L’abbattimento delle liste d’attesa passa attraverso la programmazione, specialmente per quanto riguarda i malati cronici”. Antonio Barillà, Segretario Sindacato Medici Italiani Piemonte, ha evidenziato come la sanità piemontese sia a livelli di eccellenza, nonostante le difficoltà organizzative ed economiche, grazie alla differenza fatta dal personale. “Il problema delle liste d’attesa – ha detto – è strettamente correlato all’invecchiamento della popolazione, per contrastarlo servono lungimiranza e politiche attive”. Antonio Di Capua, Segretario FPL Uil Piemonte: “Le liste d’attesa sono la cartina al tornasole dell’efficacia/efficienza del sistema sanitario: i vincoli del piano di rientro hanno portato a una razionalizzazione della spesa che in alcuni casi ha causato anche un abbassamento della qualità del servizio. Oggi la tendenza è quella di dire ‘grande è bello ed economico’ ma non bisogna dimenticare che per migliorare i servizi e renderli accessibili è necessario che le prestazioni siano il più possibile diffuse sul territorio”. La senatrice MDP Nerina Dirindin ha definito l’iniziativa un’occasione importante perchè manca il dibattito sulla sanità: “Si dovrebbe evitare di annunciare riorganizzazioni e modifiche strutturali senza mai farle seguire da azioni di risultato concreto”. Il Segretario generale Cisl Piemonte Alessio Ferraris nel suo intervento si è concentrato sul tema delle Case della Salute come risposta di prossimità in particolare alla domanda proveniente dalla cronicità, visto che in Piemonte la popolazione che soffre di disturbi cronici raggiunge il 30%:”Per abbattere le liste d’attesa non basta potenziare il sistema sanitario tradizionale, nè ampliare gli orari e il personale dei servizi, è necessario riprogrammare l’intera rete tenendo conto delle esigenze conseguenti all’invecchiamento della cittadinanza con tutti i problemi di accessibilità e tutela che ne derivano. L’assistenza territoriale è il vero nodo: dobbiamo lavorare perchè le Case della Salute diventino punto di riferimento primario”. Il dibattito è stato concluso da Ivan Pedretti, Segretario generale Spi-Cgil, secondo il quale “La salute è un valore importante per tenere insieme il Paese, pertanto sarebbe necessaria una grande vertenza nazionale sulla sanità. Le Case della Salute rappresentano l’occasione per un approccio innovativo al servizio e un cambio di prospettiva da parte del sindacato sotto ogni aspetto, dall’utenza ai lavoratori. Come conseguenza delle modifiche strutturali subite dal nostro Paese a livello demografico e come sostenibilità economica è necessaria una riforma del Welfare, in cui i Comuni e gli Enti Locali prendano in mano la governance del sistema sanitario, altrimenti la deriva dal pubblico verso il privato sarà sempre più forte, incidendo ulteriormente sul tema delle disuguaglianze sociali”.
Stefania Uberti
In allegato la sintesi della ricerca a cura di Paolo Arnolfo e le presentazioni.