Il lavoro all’estero è utile per la pensione in Italia
I lavoratori italiani che hanno lavorato all’estero, hanno la possibilità, a determinate condizioni, di conseguire il diritto ad una pensione in Italia utilizzando i contributi versati nei diversi Stati esteri. L’utilizzo della contribuzione estera è possibile anche se le procedure “di recupero” sono notevolmente differenti in base al paese straniero in cui si è lavorato e dove sono stati versati i relativi contributi. Il problema di norma è duplice:
1) periodi lavorativi svolti nei paesi membri dell’Unione Europea o in quei paesi con cui è stata stipulata una convenzione bilaterale in materia previdenziale;
2) periodi lavorativi svolti nei paesi dove non è stata stipulata, con l’Italia, alcuna convenzione.
Nel primo caso: periodi di lavoro svolto in Unione Europea o Stati convenzionati. La soluzione è semplice. Il diritto alla pensione può essere raggiunto ricorrendo alla totalizzazione della contribuzione, Vuole dire che i periodi di lavoro estero vengono sommati ai periodi di lavoro italiani in modo che con il totale dei periodi di contribuzione si possa raggiungere i requisiti richiesti per il diritto alla pensione.
Invece per i paesi fuori della UE deve esistere una convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale che preveda il reciproco riconoscimento dei periodi assicurativi ai fini del diritto alla pensione in ciascuno dei due o più paesi interessati. I Paesi extraeuropei con i quali alla data odierna risultano in vigore convenzioni in materia di sicurezza sociale sono: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Bosia-Erzogovina, Capoverde, Croazia, Israele, Macedonia, Principato di Monaco, Messico, Montenegro, San Marino, Serbia, Stati Uniti d’America, Città del Vaticano, Tunisia, Turchia, Uruguay, Venezuela. L’Islanda, il Liechtenstein, la Norvegia e la Svizzera, pur non facendo parte dell’Unione Europea applicano il regolamento comunitario in materia sociale.
Facciamo un esempio di un lavoratore che ha versato 15 anni di contributi in Francia e altri 28 anni in Italia: essendo entrambi i paesi nell’Unione Europea vi è la possibilità di sommare (totalizzare) i contributi esistenti nei due paesi e così raggiungere un totale di 43 anni. Numero di anni sufficienti il diritto alla pensione anticipata in Italia. Per quanto riguarda la determinazione dell’importo ogni Stato opererà in modo autonomo: l’ Italia per i suoi 28 anni di contributi, la Francia per i suoi 15 anni. Il pagamento avverrà secondo la normativa prevista da ogni singolo Stato. Quindi al verificarsi degli eventi il pensionato riceverà due pensioni: una dall’Italia ed una dalla Francia.
Il secondo caso è più complesso. I periodi di lavoro svolto in Paesi extra UE, o Stati non convenzionati come ad esempio: nei Paesi arabi o Africani, in Russia o Giappone ecc., sono persi in quanto non è possibile utilizzare la totalizzazione con la contribuzione versata in Italia ai fini di ottenere una sola pensione. E’ possibile rimediare a questo inconveniente chiedendo il riscatto dei periodi lavorati all’estero in Stati non convenzionati.
Il riscatto è oneroso. Per poter effettuare il riscatto occorre presentare all’Inps un’apposita domanda allegando i documenti di provenienza certa i quali devono dimostrare l’effettiva esistenza del rapporto di lavoro (libretto di lavoro, atti di assunzione e termine lavorativo, dichiarazioni aziendali). Inoltre devono essere presentate delle buste paga che dimostrino l’esistenza e la misura della retribuzione che si è riscosso. Il riscatto può essere richiesto anche dai superstiti del lavoratore.