Fnp-Spi-Uilp Piemonte lanciano l’appello #tuteliamoglianziani
Sì è svolta stamattina in videoconferenza la riunione delle Segreterie territoriali dei Sindacati dei Pensionati piemontesi per il lancio dell’appello “E’ il momento di cambiare: tuteliamo gli anziani per costruire un futuro migliore” promosso da Fnp-Spi-Uilp Piemonte con la Bottega del Possibile, CIPES e ACLI Piemonte e Torino.
L’appello si rivolge alle Istituzioni per difendere i diritti degli anziani non autosufficienti. Come sappiamo, molte delle vittime della pandemia appartengono a questa categoria. Le difficoltà riscontrate durante l’emergenza hanno portato alla luce tutti i limiti di un sistema di assistenza la cui inadeguatezza è strutturale. I problemi odierni, già ingenti, si aggraveranno col passare degli anni: tutte le stime infatti sono concordi nel dire che il numero delle persone con più di 80 anni continuerà a crescere esponenzialmente nei prossimi decenni. Al centro dell’appello, la richiesta di una pianificazione scrupolosa dei futuri interventi a favore dei non autosufficienti, bisognosi di assistenza a lungo termine. Oltre allo stanziamento di maggiori risorse, si rende indispensabile un nuovo modello che sappia rispondere alle necessità delle persone. I servizi attuali, troppo frammentati, risultano insufficienti: a pagarne le conseguenze spesso sono proprio gli anziani, allontanati dalla comunità e non più visti come persone con un progetto di vita. In particolare, si deve superare la rigida divisione tra cure domiciliari e residenziali: le due tipologie di assistenza devono dialogare tra loro con percorsi personalizzati in base alle esigenze delle persone e delle famiglie. Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare, la situazione italiana di partenza non è delle più confortanti: la percentuale di anziani che ne fruiscono è ferma al 6,5%. Molto spesso, inoltre, si tratta di interventi parziali: basti pensare che a ognuno vengono erogate in media soltanto 18 ore di assistenza all’anno. Non sarebbe comunque sufficiente incrementare le ore o il numero di anziani assistiti: le cure devono diventare multidimensionali. La scelta dell’assistenza domiciliare, quando è possibile, deve essere incentivata: ogni persona desidera invecchiare presso il proprio domicilio. Se correttamente applicata, è anche la soluzione più economica. Un nuovo modello di strutture residenziali è parte integrante di questa innovazione: devono diventare Centri di Servizi per le persone, capaci di farsi carico di parte dell’assistenza domiciliare, offrendo inoltre soluzioni di “residenzialità leggera” con una maggiore apertura al territorio. Il ricovero nelle strutture dovrebbe essere riservato soltanto ai casi più complessi o non stabilizzati. Altri punti contenuti nell’appello sono l’ammodernamento delle strutture, l’aumento dei posti letto complessivi per far fronte al problema delle liste di attesa, e una maggiore presenza di personale medico e professionale.
Le Segreterie SPI CGIL, FNP CISL e UILP UIL Piemonte spiegano: “Il nostro auspicio è che all’appello aderiscano tutte le realtà territoriali che si occupano di non autosufficienza, per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su questa condizione. Ci auguriamo possa diventare lo strumento per aprire una nuova stagione di concertazione con la Regione”.
Ai lavori è intervenuto Monsignor Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, uno dei primi sostenitori dell’appello che ha sottolineato la necessità di un “sussulto di coscienza collettiva” su un tema che ci riguarda tutti. Queste le sue parole: “Prima o poi tutti diventeremo anziani, si tratta del futuro. E’ di primaria importanza investire nella cura degli anziani, in particolare della domiciliarità, che deve diventare la scelta prioritaria. L’assistenza domiciliare oggi è un miraggio non solo per ragioni economiche, ma anche per motivi sociali e culturali, le famiglie oggi stentano a mantenere gli anziani in casa. Hanno bisogno di maggiore sostegno. Anche le residenze devono cambiare: occorrono strutture nuove e moderne con personale qualificato, adeguatamente formato ad affrontare anche il lato umano della situazione. La speranza è che la pandemia ci abbia insegnato a valorizzare la persona in quanto tale. Ogni persona è un dono e mai deve essere considerata un peso per la sua condizione di salute”.
Hanno già aderito diverse associazioni di volontariato (come Caritas e Comunità di Sant’Egidio) , gli Ordini dei Medici di Torino e Alessandria e numerosi Consorzi socio-assitenziali su tutto il territorio regionale, oltre a singoli professionisti a titolo individuale.
In allegato il testo completo dell’appello e i riferimenti per dare la propria adesione, oltre all’elenco dei sostenitori al 3 maggio 2021.
Categoria: Attualità, Sanità, Territorio