Donne a Torino nel Novecento. Un secolo di storie
Domani, 19 maggio, alle 15 al Salone del Libro di Torino, Marcella Filippa, Direttrice della Fondazione Vera Nocentini, presenta il suo libro “Donne a Torino nel Novecento. Un secolo di storie” Edizioni del Capricorno. Dalle suffragette d’inizio secolo alle lavoratrici della Grande Guerra, dalle donne protagoniste dell’antifascismo ai movimenti degli anni Sessanta e Settanta, l’autrice presenta una straordinaria sequenza di storie e percorsi esistenziali, ritratti di personalità femminili che hanno contribuito a plasmare l’identità storica della Torino contemporanea. Ne abbiamo parlato con lei in questa intervista.
Qual è l’obiettivo del libro?
Ho provato a raccontare una storia della Torino femminile del Novecento, scandagliando tante figure femminili che hanno contribuito a rendere la nostra città accogliente e capace di riconoscere l’altro in tutti i suoi aspetti.
Quali storie racconta?
Si tratta soprattutto di storie poco note di lavoratrici come le sigaraie della Manifattura Tabacchi e le sartine dei 40-50 atelier di moda che animavano la Torino di allora, contenendosi il primato della haute Couture con Parigi. Contrariamente all’immagine frivola che si ha di loro, sono donne che nel primo 900 hanno condotto lotte per decine di giorni nel tentativo di migliore la propria paga e i propri orari di lavoro. Ci sono, però, anche storie di donne che hanno lanciato una sfida alla cultura del loro tempo, attraverso l’arte, la musica, il teatro, la danza. E poi ci sono le storie di quelle donne che si sono impegnate nella politica e nel sindacato per superare l’invisibilità di genere.
Un altro aspetto molto interessante è la pluralità dei linguaggi.
Sì, oltre alla mia ricostruzione mi è sembrato importante dare voce alle donne stesse, proponendo scritti e poesie inedite, ma anche tante fotografie: Sono convinta che l’immagine abbia un potere rievocativo ed empatico insuperabile e senza mediazione.
Che cosa emerge di Torino?
Torino è una città dalla doppia anima, è la città dei santi sociali, ma anche quella dell’impegno laico. Le due dimensioni, civile e religiosa, convivono. Nel mio libro ne sono esempi le suore che hanno deciso di condividere la loro esperienza con gli ultimi e da anni vivono nei campi Rom e Lia Varesio, che ha fatto dell’assistenza ai clochard la sua missione.
Stefania Uberti
Categoria: Attualità