“Scelta Sociale”: un aiuto per i non autosufficienti
Chiedevamo da anni, in Piemonte, una misura di sostegno destinata alle famiglie che devono fare quotidianamente i conti con la non autosufficienza. Dai primi giorni di febbraio è finalmente possibile fare la richiesta per ottenere il Buono Domiciliarità, riservato a chi ha scelto la strada delle cure domiciliari. Questa iniziativa è parte del programma “Scelta Sociale” messo in campo dalla Regione Piemonte: l’altra componente, che dovrebbe partire a breve, sarà il Buono Residenzialità, destinato a chi è ospite in una struttura. “Scelta Sociale” è la risposta definitiva al problema della cura delle persone non autosufficienti? Ci sono diverse considerazioni da fare per poter arrivare ad una risposta, ma prima è doveroso riepilogare brevemente i punti salienti della misura. Trattandosi infatti di una misura molto attesa, fin dal suo annuncio si sono moltiplicati online opinioni e approfondimenti. Un labirinto di informazioni, a volte in contrasto tra loro, che ha contribuito a creare una certa confusione sul tema.
– A chi è riservato?
Alle persone con più di 65 anni non autosufficienti e alle persone con disabilità non autosufficienti.
– In cosa consiste la misura?
Si tratta di un buono da 600 euro mensili, riconosciuto per un massimo di due anni.
– Come si presenta la domanda e chi può farlo?
La domanda si presenta tramite una procedura guidata sul sito “PiemonteTu”, nella sezione “Scelta Sociale”. per accedere è necessario usare lo SPID, la Carta d’Identità Elettronica o la Carta Nazionale Servizi.
Deve essere presentata dal soggetto beneficiario o da alcuni soggetti definiti (parenti prossimi, tutore legale, curatore…).
A questo link è disponibile un video che riepiloga la procedura per richiedere il Buono.
– Quali requisiti deve possedere la persona non autosufficiente per essere ammissibile?
1) Residenza in Piemonte.
2) Valutazione multidimensionale (fatta dalla Unità di Valutazione Geriatrica o dalla Unità Multidisciplinare di Valutazione della Disabilità) con un punteggio sociale non inferiore a 7.
3) ISEE sociosanitario, presentato nel 2023, non superiore a 50.000€ (65.000€ se il destinatario è minorenne).
4) Contratto di lavoro subordinato con un assistente famigliare (Contratto Collettivo Nazionale del lavoro domestico, categoria CS o DS), con durata non inferiore a 12 mesi e con almeno 16 ore settimanali di lavoro. Ammissibile anche un contratto con un lavoratore autonomo, con una cooperativa sociale, con un’agenzia di somministrazione del lavoro o altro soggetto, purché i requisiti siano rispettati. Nel caso dei minorenni, il contratto può anche essere relativo a servizi educativi.
– Se non si ha ancora attivato il contratto di lavoro, ma si intende farlo, si può presentare domanda?
Si può comunque presentare la domanda. Se gli altri requisiti sono soddisfatti, potrà essere accettata in forma condizionata. Si avranno 30 giorni dal ricevimento dell’accettazione per stipulare il contratto di lavoro.
– La misura è cumulabile con altri strumenti di sostegno, come ad esempio l’assegno di cura?
No, la misura non è compatibile con altri trasferimenti monetari volti al sostegno della domiciliarità. Semaforo verde, invece, per la cumulabilità con l’indennità di accompagnamento.
– Come posso ottenere ulteriori informazioni?
È possibile contattare il numero verde 800333444. Da cellulare il numero da comporre è 0110824222. Si può scrivere all’indirizzo scelta sociale@regione.piemonte.it o rivolgersi agli Sportelli URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico: ce n’è uno per ogni capoluogo di Provincia).
Il punto di vista del Sindacato
Alcuni degli elementi operativi di questa misura sono criticabili, ma il giudizio della FNP e della CISL è moderatamente positivo. Da molto tempo il Sindacato chiedeva instancabilmente la reintroduzione degli Assegni di Cura. Questa misura non colma integralmente quel vuoto ma è sicuramente un tentativo a cui vanno dati dei meriti.
1) Lo scoglio della tecnologia
L’iter per presentare la domanda certifica una volta per tutte la rivoluzione digitale in atto. Si accede alla misura se si dispone di uno SPID, di una CIE, di una CNS. Questa spinta all’innovazione rischia però di essere una medaglia a due facce: se da una parte libera le persone dagli ingorghi della burocrazia e da estenuanti code davanti a qualche sportello, dall’altra rischia di escludere chi è più lontano dalla tecnologia. In questo caso, a pagare cara questa lacuna potrebbero essere proprio le persone più deboli e marginali. Forse sarebbe stato opportuno affiancare alla modalità di presentazione online anche qualche canale più tradizionale.
2) Il lavoro irregolare
Una misura come questa, vincolata all’assunzione di un assistente famigliare, avrebbe potuto avere come gradito effetto collaterale l’emersione del lavoro nero. È noto, infatti, come il mercato del lavoro nel settore dei/delle badanti sia in parte considerevole sommerso. Il vincolo di orario settimanale di 16 ore appare invece piuttosto blando: potrebbe esserci una regolarizzazione soltanto parziale (facendo un contratto che copre solo il numero di ore necessario e proseguendo il rapporto in nero per le ore rimanenti). Sarebbe inoltre stato opportuno fare riferimento al Contratto Collettivo Nazionale firmato dai Sindacati maggiormente rappresentativi.
3) Il finanziamento della misura
Infine, l’aspetto più preoccupante: quello delle risorse. Va innanzitutto sottolineato come questa misura si appoggi interamente sui fondi europei (45 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo Plus) e non possa dunque essere considerata fino in fondo un cambio di marcia nell’impegno economico della Regione Piemonte sul tema della non autosufficienza.
Inoltre, i 45 milioni di euro previsti dovrebbero finanziare, calcolatrice alla mano, 3125 beneficiari. Siamo sicuri che le persone ammissibili non saranno di più? Inoltre, il meccanismo di ammissione “a sportelli” rischierà di ritardare l’accesso alla misura per molti richiedenti. Dopo una fase di raccolta che durerà tre mesi, si inizierà con l’erogazione dei contributi, pari al 30% delle risorse disponibili. Si potrà essere dichiarati ammissibili, ma vedere il proprio contributo slittare alla fine della seconda fase di raccolta (31 luglio), quando saranno attivati contributi pari ad un ulteriore 30%. Così via per il terzo lasso di tempo (che si concluderà il 31 ottobre, 25% dei fondi) e il quarto (31 gennaio 2024, 15%). Come funzionerà la graduatoria? Prima di tutto verrà considerato il punteggio sociale UVG o UMVD, poi l’ISEE e infine l’ordine di presentazione delle domande. Essere dichiarati ammissibili ma non poter accedere al Buono, magari per più di un anno, potrebbe essere estremamente frustrante.
Infine, se si giudica la misura complessivamente (guardando dunque anche al Bonus Residenzialità, di cui parleremo prossimamente), c’è una fascia di persone che rimane scoperta: chi risiede in una struttura in regime di convenzione.
In questo provvedimento ci sono dunque elementi che potrebbero essere perfezionati. Il Sindacato intende proseguire il confronto con la Regione Piemonte, per contribuire attivamente al suo miglioramento e per monitorare il numero di richieste. È indispensabile capire in tempi brevi se le risorse destinate al provvedimento saranno sufficienti. Il bando ufficiale emanato dalla Regione chiarisce che si tratta di una misura sperimentale, dichiarando che sarà possibile effettuare modifiche in corso d’opera. Si parla anche della possibilità di rinnovare la misura qualora si reperissero ulteriori risorse. Sarebbe fortemente auspicabile e il Sindacato l’ha già richiesto, perché purtroppo la condizione di non autosufficienza è quasi sempre irreversibile e mal si concilia con una misura “a tempo determinato”.
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