8 marzo 2019

mercoledì 20 Marzo 2019 /
Scatto della mostra fotografica "Nel solco della vita"
Scatto della mostra fotografica "Nel solco della vita"

Perché parlare della vecchiaia in occasione della giornata internazionale della donna?

Innanzitutto per il dato demografico. La durata della vita in tutte le società occidentali continua ad aumentare e la vecchiaia sta diventando un fenomeno di massa. E’ un processo che può essere sintetizzato in tre “i”: inedito, incisivo, irreversibile. Inedito, perché nuovo nella storia dell’umanità. Incisivo, perché destinato a segnare tutti i paesi del mondo e tutte le classi sociali. Irreversibile, perché conseguenza del fatto che si vive più a lungo e si fanno meno figli rispetto al passato. A livello mondiale l’Italia è al secondo posto (dopo il Giappone) in termini di invecchiamento della popolazione ed il Piemonte, con un indice di vecchiaia di 201,3 e gli over 65 che costituiscono il 25,1% della popolazione, è ai primi posti del Paese.

Protagoniste di questo fenomeno sono soprattutto le donne: le persone ultraottantenni nel nostro Paese sono quasi 4 milioni e di queste 2/3 sono donne. Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma in peggiori condizioni di salute, presentando infatti una maggior fragilità biologica e una vulnerabilità legata a fattori di natura socioeconomica. Sono donne che affrontano la vecchiaia spesso gravate da malattie croniche, donne che sopra i 75 anni presentano frequentemente una perdita di autosufficienza, che sono a maggior rischio di depressione e di disturbi cognitivi, che fanno maggior uso di farmaci con conseguente elevata probabilità di eventi avversi e quindi di ospedalizzazioni.

Questa condizione di fragilità biologica si somma a fattori di altra natura: le donne, che spesso sono vedove, sono meno istruite, più povere (gli squilibri di retribuzione tra i due sessi nel mondo del lavoro si trasformano in pensioni inferiori, in media di circa 6 mila euro in meno rispetto agli uomini), più maltrattate.

In Italia le donne con più di 65 anni sono 7 milioni e mezzo, due milioni più degli uomini: non solo  vivono più degli uomini sono anche quelle che vivono più da sole. Le donne che dicono di sentirsi sole e malinconiche sono anche quelle che si dedicano meno ad attività di svago e piacere.

Quello della solitudine è un problema sottovalutato nella nostra società, che vive di velocità e ignora la lentezza. In Piemonte il 48,7% delle famiglie composte da persone sole sono over 65, di cui il 17% ha un’età compresa fra i 65 e i 74 anni; il 20,7% delle persone fra i 75 e gli 84 anni; l’11,1% persone con più di 85 anni. Gli anziani, in particolare le donne, sono sempre più sole/i, soprattutto nelle grandi città, vivono una quotidianità difficile e faticosa, devono fare i conti con la disgregazione delle reti parentali ed amicali e con i ridotti servizi socio assistenziali.

Per una persona anziana coltivare relazioni diventa sempre più difficile: i coetanei possono venire a mancare, le malattie possono ridurre la possibilità di muoversi e uscire di casa, ci possono essere lutti in famiglia. Tutti questi elementi possono contribuire a sviluppare un senso di solitudine che aumenta il rischio di disturbi depressivi. In questo senso emerge centrale, in età senile, così come nell’adolescenza, il bisogno di appartenenza ad un gruppo (non solo la famiglia) e la percezione del supporto fornito dal gruppo stesso.

L’esperienza di solitudine non lascia indifferente la FNP che, come si legge nello Statuto,  ha tra le sue finalità “ lo scopo di migliorare le condizioni di vita delle persone anziane, particolarmente di quelle sole e non autosufficienti”. Occorre allora trasformare le nostre RLS  in spazi di relazione, luoghi d’incontro e di comunicazione, incrementare il ruolo attivo dell’anziano nella società (contesti intergenerazionali), agire per individuare progetti volti alla socializzazione  e aumentare la partecipazione alla vita della comunità.

In questo contesto, il Coordinamento delle Politiche di Genere della FNP Piemonte, in occasione della giornata della donna, oltre a momenti di riflessione ed educativi, si è attivato nei Territori con iniziative volte a fare rete e creare percorsi condivisi per favorire occasioni di incontro, promuovere stili di vita sani, rafforzare relazioni tra le persone. I progetti spaziano dalla camminata in gruppo al momento conviviale, dalla rappresentazione teatrale alla visita museale, al convegno sugli stili di vita. In tutti i casi si tratta di favorire aggregazione, facilitare lo scambio di conoscenze e competenze fra donne anziane con lo scopo di permettere loro di vivere meglio questa fase della vita contrastando/prevenendo l’isolamento sociale ed incoraggiando l’amicizia. Al fine di rendere sistematici questi interventi è però necessario attivare e organizzare una rete di protezione e comunicazione che oltre alla FNP, coinvolga anche gli enti locali, le altre Organizzazioni Sindacali, l’ASL, i Consorzi dei Servizi Sociali, le Residenze assistenziali pubbliche e private, le associazioni di volontariato. Uno strumento valido per offrire soluzioni a questo disagio è poi una contrattazione di genere che si caratterizzi con proposte concrete, da costruire nel territorio, con le donne, arricchendo con le loro proposte le piattaforme per la contrattazione Sociale Territoriale.

Numerose ricerche ed esperienze (co-housing, Caring colloborative) dimostrano che lo sviluppo delle reti sociali va di pari passo col mantenimento della salute fisica e psichica consentendo di combattere fenomeni tinti di rosa quali la fragilità e la solitudine: l’invecchiamento, infatti, dipende solo in parte da fattori genetici, il resto è legato a comportamenti e stili di vita.

Franca Biestro

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